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Enrico Franceschini Per “la Repubblica”
Borat è tornato e stavolta abita in Inghilterra. L’ultimo bersaglio di Sacha Baron Cohen, l’attore comico inglese specialista di una satira feroce, politicamente scorrettissima, con cui finora aveva ironizzato su America, omosessualità, razzismo e Islam, sono i chav, i giovani il cui modo di vestire, parlare e comportarsi viene considerato sinonimo di scarsa istruzione, basso reddito e appartenenza alle classi più basse, un termine grosso modo traducibile con burini.
Un personaggio così è il protagonista di Grimsby, titolo del suo nuovo film e nome di una cittadina sulla costa orientale della Gran Bretagna dove i turisti stranieri difficilmente andrebbero in visita. Ci andranno forse adesso, dopo che Cohen la sottopone allo stesso trattamento che ha imposto al Kazakhstan in Borat, il film che dieci anni or sono lo ha reso famoso: ma non certo per ammirare i monumenti o le bellezze locali.
Infatti sono già cominciate, come nella repubblica dell’Asia Centrale, le proteste degli abitanti per il ritratto che l’attore fa della loro città, dipingendola come sporca, ignorante e volgare.
Beninteso, come Borat, Bruno e Il dittatore, anche Grimsby è una commedia: la storia di un hooligan (lui), un ultrà del football, che va in cerca del fratello scomparso (Mark Strong), per poi scoprire che è un agente segreto dotato di più trucchi di 007, e insieme hanno il compito, nientemeno, di salvare il mondo.
Diretto da Luis Leterrier e scritto dallo stesso Baron Cohen, con un piccolo ruolo anche per Penelope Cruz, apre stamane nel Regno Unito, ma è bastata l’anteprima di un trailer e l’apparizione di Sacha in mutande, ciabatte, basettoni fino al mento, fra una sfilza di giovani donne seminude in tacchi a spillo, per fare partire le polemiche.
Ironia sui burini o ironia contro chi discrimina e stigmatizza i poveri? Forse un po’ entrambe le cose, come è nel suo stile di clown irrefrenabile, contrario a ogni censura o proibizione. La pellicola non ha l’aspetto di un documentario, come erano Borat e Bruno, perché Cohen è diventato troppo noto e viene ormai riconosciuto ovunque, quindi non può infilare la cinepresa tra la gente comune.
Come Il dittatore è dunque un vero film, ma ha mantenuto l’ambizione di scandalizzare e provocare, inclusa una scena di sesso che può rivaleggiare con quella di Borat a letto con il suo grasso compagno di viaggio, sebbene non sia un sesso dello stesso tipo.
Nato a Londra 46 anni fa da una famiglia di ebrei dell’Europa orientale (il secondo nome Baron non ha nulla di aristocratico: gli fu aggiunto per desiderio del nonno, che probabilmente aveva il suo stesso gusto per le burle), sposato con l’attrice australiana Isla Fisher, da cui ha tre figli, non religioso ma orgoglioso della propria identità ebraica, Cohen ha ricevuto una nomination all’Oscar come sceneggiatore e un Golden Globe come migliore attore per Borat, oltre a numerosi premi del cinema inglese.
Durante le riprese di Grimsby, la popolazione locale lo ha accusato di descrivere la città come un ghetto violento, invaso di rifiuti, pieno di gente che urina dalle finestre e di madri che allevano i figli a pinte di birra. Ma chi sapeva dov’era il Kazakhstan prima di Borat? Adesso sapremo anche dov’è Grimsby.
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