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GRACE KELLY CON LA BORSA KELLY
Maria Corbi per “la Stampa”
Oggetto del desiderio, ma anche amica, schermo, complice, consolazione. La borsa per una donna è molte cose oltre ad essere uno status symbol. Ed è un oggetto per cui le donne fanno follie. «A volte più che per un gioiello», spiega Matthew Rubinger, International Director del settore Borse e accessori per Europa, Asia, Middle East e Russia di Christie’s, la casa d’aste che il 9 marzo, durante la settimana dell’Alta Moda di Parigi, dedicherà una vendita speciale alle «Hand bags».
CHRISTIE ASTA DELLA BORSA DI MARGARETH THATCHER
Ci saranno 200 pezzi di grandi griffe, in particolare Hermès, ma anche Chanel, Dior, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent e company. Edizioni speciali, limitate, ordini «custom», pezzi introvabili. «Noi siamo tutti molto emozionati per quest’asta. Molti pezzi unici verranno messi per la prima volta in vendita, oggetti del desiderio, considerati dei “miti urbani” - dice Rubinger - L’asta offrirà alcune tra le più rare e importanti borse mai create e ci si spetta di realizzare più di un milione di euro».
PEZZI STORICI
Tra i pezzi offerti la Himalaya Birkin, una delle borse più ricercate nel mondo (base d’asta 70mila euro-90mila). Una produzione limitatissima vista la difficoltà di tingere il coccodrillo. Perchè è lei, la Birkin, la regina delle borse senza tempo e regina di quest’asta. Possederla è un po’ come appartenere a un club esclusivo. Nata per caso nel 1984 quando l’attrice Jane Birkin si trovò seduta in aereo vicino a Jean Louis Dumas, allora stilista di Hermès (in seguito ne divenne il presidente).
Lei si lamentò di non riuscire a trovare una borsa chic e capiente dove mettere tutto quello che le poteva servire in volo. Detto fatto. Mister Dumas le fece mandare a casa il primo esemplare della borsa che porterà il suo nome e che costa dai 5mila ai 120mila euro. 90 mila quella di Victoria Beckham in coccodrillo e brillanti. Kim Kardashian ne ha una dipinta dall’artista George Condo.
Le fortunate che se la possono permettere devono mettersi in lista d’attesa. Ed è divertente entrare in un negozio di Hermès e chiederne una alla commessa. Vi guarderà con stupore, come se dovesse decidere la meritate. E c’è anche il rischio di sentirsi grate per avere avuto l’ok a sperperare un patrimonio in una borsa. Solo i clienti top possono averne una su misura e in questo caso il club è ancora più esclusivo.
Per riconoscersi basta guardare se davanti è stampato un piccolo ferro di cavallo. La più comune «customizzazione» è il bicolore, magari in verde kiwi e verde bengala con particolari in arancio e chiusure in oro, o con un pannello di seta sul davanti o sul retro.
All’asta anche le Kelly bags, ispirate alla principessa Grace di Monaco, che nel 1956 tentò di nascondere la gravidanza di Caroline dietro una borsa a forma di trapezio, ispirata alle sacche da sella. Molte le versioni all’asta.
Quella da picnic in paglia e pelle; da sera in argento oro e bronzo. In montone rovesciato. Borse che prendono il nome dalle star del Cinema e dell’alta società. Un onore reciproco per oggetto e musa. La Jackie di Gucci ha preso ispirazione dalla first lady più glamour di sempre, la Kennedy. Mentre la D-bag ha avuto come testimonial inconsapevole il fascino della principessa Diana.
LA PIÙ COSTOSA
JACQUELINE KENNEDY CON BORSA GUCCI
La borsa più costosa del mondo? E’ la Hermès Chaine d’Ancre bag, 2 milioni di dollari per un intreccio di catene di oro bianco ricoperte di oltre 1,100 diamanti per un totale di 33,94 carati. Solo 3 esemplari. E se prima il collezionismo di borse affondava solo in una nevrosi modaiola e in un’ossessione, oggi possono diventare un investimento di tutto rispetto. Basterà conservarle nell’armadio, farle aumentare di valore e di rarità per fare affari d’oro.
JANE BIRKIN CON LA BORSA DI PAGLIA
Anche se non è facile separarsi da una borsa che, come spiega il sociologo francese Jean-Claude Kaufmann, contiene molto del mondo di una donna. Anche le sue fatiche, la sua battaglia per la parità. Le donne caricano le borse di tutte le loro incombenze, della faticosa gestione di famiglia e lavoro, di desideri e delusioni. E se l’involucro è glamour non risolve, ma aiuta.
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