DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
F.C. per “La Stampa”
L'ultima tentazione di Paolo Sorrentino sarebbe tornare a Napoli e girare un film in qualche modo legato al mito della sirena Partenope, morta di dolore per colpa di Zeus che le impedì di amare il centauro Vesuvio trasformandolo in vulcano. Oppure, come racconta l'altra leggenda sulla fondazione della città, suicida per la sofferenza dovuta all'insensibilità di Ulisse che non aveva subito l'attrazione del suo canto.
La notizia, pubblicata sul sito del Mattino, parla di un piano di lavorazione già organizzato, di un interprete pronto per scendere in campo, Giampiero De Concilio, nato nel '99 e lanciato dal film di Ciro D'Emilio Un giorno all'improvviso, di una sceneggiatura costruita come un viaggio nel tempo.
Il resto è materia fantastica, perché di una storia basata su una fiaba si può dire di tutto e perché, ma questa è la ragione più importante, lo stesso Sorrentino è diventato, dopo l'Oscar, dopo i successi, dopo la nomination per E' stata la mano di Dio, una sorta di nume tutelare del luogo, un'icona leggendaria da alimentare di continuo, con ulteriori supposizioni.
Mentre l'autore continua a dichiarare di aver deciso, in linea con la raggiunta maturità, di concedersi più tempo tra un impegno e l'altro, mentre l'ufficio stampa non conferma affatto, le voci non smettono di circolare, diventando a poco a poco più alte, oppure spezzandosi sul nascere.
E' la sorte dei registi venerati, succedeva a Fellini, e a tanti altri. Sulla consuetudine, però, si innesta, in questo caso, un'altra forza vitale, la città di Napoli che, non paga di troneggiare nell'immaginario di una schiera di registi sempre più numerosa, produce, da sempre, racconti che ne rinnovano il fascino. L'equazione Sorrentino più Partenope evoca subito Fantasmi letterari, collegamenti con altre favole, riferimenti al «munaciello», spirito infantile e talvolta dispettoso molto presente nella tradizione popolare napoletana, messo in scena, con un ruolo cruciale, in E' stata la mano di Dio.
C’è chi ipotizza nuovi assiomi, tipo Sorrentino attratto dal sopranna turale, c'è chi afferma che, tra Partenopee il monaco ragazzino, frequentatore di antichi palazzi, monasteri, chiese e, soprattutto, sotterranei della metropoli, possano esserci punti di contatto. Una linea d'ispirazione che mescola sacro e profano, credenze pagane e religione cattolica, proprio come spiegano gli studiosi della materia, a iniziare da Roberto De Simone che, nella Gatta Cenerentola, aveva affidato al «munaciello» celebri primi piani. A Napoli, città promiscua, tutto è possibile e Sorrentino che, decidendo di lasciarla, in realtà non l'ha mai abbandonata, non potrebbe sfuggire ai suoi incantesimi.
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