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È L'ORA DELLE SPIEGAZIONI CREDIBILI SUL PASTICCIO ALMASRI – LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE HA NOTIFICATO AL GOVERNO ITALIANO L’AVVIO DI UNA FORMALE PROCEDURA DI ACCERTAMENTO SUL CASO DEL TORTURATORE LIBICO ARRESTATO E POI LIBERATO: “L’ITALIA È STATA INADEMPIENTE” – L’ESECUTIVO DOVRÀ CONSEGNARE UNA MEMORIA ENTRO TRENTA GIORNI – IN CASO DI “MANCATA COOPERAZIONE”, LA CORTE VALUTERÀ “SE LA QUESTIONE DEBBA ESSERE DEFERITA AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU” – AVVISATE NORDIO E TAJANI: LA RISPOSTA DOVRÀ ESSERE SCRITTA “IN UNA DELLE LINGUE DI LAVORO DELLA CORTE” DUNQUE, NON IN ITALIANO.
Estratto dell’articolo di Conchita Sannino per “la Repubblica”
«Non conforme». L’Italia non ha collaborato, e non ha cercato di interloquire con la Corte penale internazionale, prima di restituire un torturatore libico alla sua libertà. Sul caso di Njeem Osama Almasri, la mancata consegna all’Aia dell’Italia del generale accusato di crimini contro l’umanità configura una condotta «inadempiente».
[…] Ecco perché, sul governo italiano, la Camera preliminare, l’organo giudiziario della Cpi, notifica a Roma l’avvio di una formale procedura di accertamento. E impegna l’esecutivo a consegnare una memoria entro trenta giorni.
Tecnicamente, si tratta di un «invito a presentare osservazioni» sulla mancata consegna di Almasri. Ma sono spiegazioni che dovranno essere convincenti: la Corte infatti si riserva, in caso di «accertamento di mancata cooperazione», di valutare «se la questione debba essere deferita al Consiglio di sicurezza (dell’Onu, ndr )) e/o all’Assemblea degli Stati» che aderiscono allo Statuto di Roma.
La memoria richiesta all’Italia, è la chiosa significativa dei giudici dell’Aia, dovrà essere inviata «in una delle lingue di lavoro della Corte». Dunque, non in italiano.
[...] La Camera preliminare richiama infatti l’articolo 87, comma numero 7, dello Statuto che ha dato vita alla Corte: e ritiene che «l’arresto e la successiva liberazione» di Almasri «da parte dell’Italia, nonché il suo trasferimento in Libia giustifichino il via all’accertamento formale» delle ragioni «dell’inadempienza» alla richiesta della Corte.
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE
Le autorità di Roma non solo non hanno consegnato alla Corte «il signor Njeem Osama Almasri», nonostante il mandato d’arresto inizialmente eseguito dalla Digos, a Torino il 19 gennaio, ma hanno successivamente fornito anche spiegazioni non chiare o non sufficienti.
I giudici della Camera mettono in fila tutti i passaggi. «Il 21 gennaio 2025, il signor Njeem è stato rilasciato e riportato in Libia. L’Italia non ha cercato di avviare consultazioni con la Corte ai sensi dell’articolo 97 dello Statuto nel periodo compreso tra l’emissione del mandato d’arresto e il suo ritorno in Libia».
Sei giorni più tardi, il 27 gennaio, «in risposta a una nota» della cancelleria «in cui si richiedevano informazioni sul rilascio e il ritorno in Libia» di Almasri, «il ministero della Giustizia italiano ha comunicato», tramite una nota dell’Ambasciata, «che tali questioni non rientrano nella competenza » del Guardasigilli: il ritorno del generale era «di esclusiva competenza del ministro dell’Interno».
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Ancora otto giorni fa, il 10 febbraio, ricostruiscono i giudici, «l’ambasciata italiana ha inviato all’Aia una seconda nota verbale, allegando una lettera di via Arenula». Atti ritenuti non sufficienti a spiegare.
La Camera precisa tuttavia che «prima di qualsiasi accertamento di mancata cooperazione, ascolterà lo Stato richiesto», quindi sentirà la versione dell’Italia. Su tutto, però. Compreso quell’elemento messo in ultimo ma per niente marginale: «La mancata cooperazione sulla perquisizione e il sequestro dei materiali» di Almasri. [...]
IL PASSAPORTO DOMINICANO DI ALMASRI
ALMAASTRICHT - MEME BY EMILIANO CARLI
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