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Andrea Marinelli per “corriere.it”
Bill Gates è uscito dai ranghi, compatti, della Silicon Valley. Dopo lo scontro dell’ultima settimana fra Apple e l’Fbi sulla possibilità di sbloccare l’iPhone dell’autore della strage di San Bernardino, in California, in cui il 2 dicembre morirono 14 persone, il fondatore di Microsoft ha affermato che le aziende tecnologiche dovrebbero essere obbligate a cooperare con le forze dell’ordine nelle indagini sul terrorismo.
In un colloquio con il Financial Times, l’uomo più ricco del mondo ha reso pubblica la propria posizione nel dibattito, alimentato da due opposte correnti di pensiero: quella che chiede una maggiore sicurezza a scapito della privacy, e quella che, invece, rifiuta l’equazione sorveglianza-sicurezza e teme che il caso possa costituire un precedente pericoloso. Secondo Gates, tuttavia, non sarebbe così.
«Si tratta di un caso specifico, in cui il governo chiede di avere accesso a informazioni. Non stanno facendo una richiesta generale, questa riguarda un caso specifico», ha dichiarato, sostenendo che, come per le banche, chiedere informazioni su un conto non vuol dire avere automaticamente accesso a tutti gli altri. Ovviamente, ha specificato, devono essere stabilite delle regole.
Il caso tecnologico più importante del decennio
apple contro fbi pe rla protezione dei dati
Finora tutti i principali esponenti del mondo tecnologico — dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg a quello di Twitter Jack Dorsey, fino all’amministratore delegato di Google Sundar Pichai e quello della stessa Microsoft Satya Nadella, che non si era espresso ufficialmente ma aveva lasciato trapelare la sua posizione attraverso un portavoce —
si erano schierati con Tim Cook, amministratore delegato di Apple, che si è rifiutato di creare un software che permetta all’Fbi di decriptare il telefono di Syed Farook, come ordinato da un giudice federale.
Cook ha definito la richiesta un «esempio spaventoso di superamento dei limiti» da parte del governo americano, che stabilirebbe «un pericoloso precedente in grado di minacciare le libertà civili dei cittadini».
Nonostante il direttore dell’Fbi abbia provato a ridurre la portata della richiesta, secondo Edward Snowden, il whistleblower che ha scoperchiato lo scandalo-privacy della Nsa, sarebbe «il più importante caso tecnologico del decennio».
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