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Alberto Mattioli per “la Stampa”
lo stabilimento di cattolica dove ha partorito la turista austriaca
Stavolta il pupo non l'ha portato la cicogna ma il bagnino. Naturalmente sulla Riviera romagnola, che continua a essere ancora e sempre una perfetta incubatrice di storie a lieto fine. Questa inizia intorno alle 18 del caldissimo sabato scorso al bagno "Carlo" di Cattolica, per la precisione il numero 5, vicino al porto turistico.
Protagonista, una signora austriaca di 45 anni vistosamente incinta ma anche, come si è scoperto dopo, anche con una notevole esperienza in materia, visto che di figli ne aveva già messi al mondo sei. Più o meno a quell'ora, la signora si è ritirata nella toilette dello stabilimento, apparentemente senza alcuna urgenza. E invece qui, da sola, al buio, fra la sabbia e il sangue, ha messo al mondo il settimo pargolo.
Naturalmente l'evento ha suscitato nel pacioso sabato pomeriggio balneare una notevole sensazione. Qui le testimonianze divergono, nel senso che non si capisce esattamente chi si sia reso conto per primo che in quel bagno stava succedendo qualcosa di insolito. Sta di fatto che qualcuno ha sentito urlare la donna, ovviamente in tedesco (ma da queste parti ci sono abituati) ed è andato a vedere.
Segue caos, nel senso che il bambino sembrava non dare segni di vita, la donna era esangue e insomma nessuno sapeva bene cosa fare, tranne che bisognava farlo in fretta. C'è comunque chi ha telefonato subito al 118 e chi ha trasmesso con i soliti, venerandi altoparlanti della Riviera l'appello a farsi avanti a eventuali dottori o infermieri sotto l'ombrellone (per inciso, crediamo che sia la prima volta che su una spiaggia romagnola sia stato fatto un appello non per il solito bambino smarrito, ma per aiutarne uno a nascere).
Qui entra in scena l'eroina della giornata, che si chiama Barbara Di Pardo, vive a San Giovanni in Marignano, pochi chilometri all'interno, lavora come infermiera all'Inail di Pesaro e, per una fausta coincidenza, va al mare proprio al 5 di Cattolica. «Ero sotto il mio ombrellone - racconta con uno di quegli accenti romagnoli che mettono di buonumore solo a parlarne, proprio come le nascite - quando una signora ha iniziato a correre sulla passerella della spiaggia urlando che una donna aveva partorito in bagno e che il bambino non respirava. Mi sembrava strano, ma sono andata a vedere».
E qui, «una scena da film dell'orrore». Nel senso che la mamma era coperta di sangue e il figlio sembrava inerte. «Ho notato subito che lei era riuscita a strappare il cordone ombelicale e ad avvolgere il piccolo in un asciugamano, una lucidità davvero eccezionale. E mi sono data da fare. Il bebé non era cianotico, buon segno.
L'ho voltato, massaggiato e ho visto che respirava. Un bel bambino: a occhio, sui tre chili, non è stato evidentemente un parto prematuro. Non c'era nessun segno di traumi. La signora era riuscita a non farlo cadere. Quando ha emesso il primo vagito è stato un momento di grande emozione. Però mi preoccupavano le condizioni della mamma: aveva perduto molto sangue ed era collassata sul pavimento.
Non riusciva nemmeno a parlare, aveva il polso debolissimo, chiaramente sotto choc. Ho fatto quel che ho potuto per fermare l'emorragia». Intanto il bagnino le comunicava in diretta telefonica i consigli dell'équipe del 118. «Poi è arrivata l'ambulanza", racconta la signora Di Pardo ancora fra lo stupito, il divertito e l'emozionato. La signora e il bambino sono stati portati all'ospedale di Rimini, dove ieri risultavano entrambi in discrete condizioni e, quel che più conta, fuori pericolo.
Al bagno Carlo, intanto, sensazione e anche un po' di commozione, sorrisi e lacrime, mentre la storia iniziava a fare il giro della spiaggia attirando folle di curiosi dai bagni vicini: un parto è decisamente un'attività insolita per le pur superaccessoriate spiagge romagnole. Ma in fin dei conti è in qualche modo giusto che sia successo tutto qui.
La storia è compattamente tipica di questa Riviera dove, alla fine, passano tutti, benché magari non proprio per partorire. I turisti tedeschi (vabbé, austriaci), l'efficiente cordialità degli indigeni, il lieto fine: più Romagna mia di così non si riesce a immaginare. Il pupo sarà un bambino felice.
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