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DI Letizia Tortello per www.lastampa.it
marvin neumann Junge Alternative
Voleva rendere la frazione giovanile del partito di estrema destra tedesco «più professionale, esteticamente accattivante e incisiva in termini di contenuto». Le posizioni estreme le ha purtroppo, tristemente, rappresentate. E questo gli è costato la carriera politica.
Non è durato nemmeno due settimane Marvin Neumann, da leader della Junge Alternative dell’AfD. Si è dovuto dimettere, spinto dai suoi stessi compagni, dopo le pesanti critiche per le sue sparate sui social: «Non ci sono tedeschi ed europei neri», nella migliore delle ipotesi, queste persone fanno parte della società e hanno determinate cittadinanze, ma non possiedono «un’autentica identità europea».
E ancora: «Se la civiltà europea non vuole distruggersi solo per pacificare i complessi di una classe superiore degenerata nelle case dei media, nelle università e nelle corporazioni, prima o poi bisognerà dirlo in tutta chiarezza: la “supremazia bianca” è ok».
L’AfD, partito rappresentato nei Laender e nel Parlamento federale e dato intorno al 9-10% alle elezioni del 26 settembre, è sul filo del rasoio perché l'Ufficio per la difesa della Costituzione, ossia il servizio segreto interno, l’ha classificato come soggetto da monitorare: in termini pratici, gli agenti del «Verfassungsschutz» possono ricorrere nelle indagini tra l'altro anche alle intercettazioni e ai pedinamenti.
Il procedimento è stato bloccato, perché la formazione politica si sta difendendo in tribunale, dopo aver fatto ricorso. Anche la Junge Alternative, la frazione giovanile, è dal 2019 sotto osservazione degli 007 come «caso sospetto» di estremismo di destra, con accuse di razzismo, xenofobia e inneggiamento al nazionalsocialismo.
Le frasi di Neumann avrebbero potuto aggravare la situazione, secondo i colleghi di partito, e dunque l’hanno spinto a lasciare. Frasi tipo quelle dello scorso dicembre su Twitter, «gli europei e i loro discendenti possono diventare tedeschi, certo non i neri africani», non lasciano molto spazio ai fraintendimenti e richiamano alla mente l’ideologia nazista della razza.
Contro i nazionalisti è andato a muso duro il «Parteiforsitzender» della Cdu, Armin Laschet, candidato al voto di settembre del partito di Merkel e papabile cancelliere. «Con AfD non si collabora e non ci si coalizza», ha detto.
marvin neumann Junge Alternative 2
Lo stesso diceva Merkel, ma lui aggiunge, anche per togliere argomenti in campagna elettorale all’AfD: «Sono chiaramente nostri avversari politici e quello che vogliamo è che spariscano dal parlamento». Lo fa per rispondere a una domanda sulla nomina a candidato della lista della Cdu in Turingia di Hans Georg Maassen, ex capo dei servizi interni, controverso per una presunta vicinanza con l'ultradestra. «Non ho motivo di dubitare che Maassen si atterrà a questo orientamento del partito», dice lapidario Laschet.
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