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Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"
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Chi abbia voglia di venire umiliato nell’intimo e nel profilo Facebook/Twitter, oppure chi vuol diventare più selettivo nel postare paesaggi delle vacanze, può andare online e guardarsi un po’ di foto non professionali della Terra scattate da astronavi nello Spazio.
La Nasa ha da tempo un sito apposito, The Gateway to Astronaut Photography of Earth (http://eol.jsc.nasa.gov/). Twitter viene da tempo arricchito da «two prolific social media astronauts», due astronauti twittatori, Reid Wiseman (Nasa), e Alex Gerst (European Space Agency), bravi paesaggisti, autori poi di selfie durante le passeggiate spaziali. E poi c’è Chris Hadfield (su Twitter @Cmdr_Hadfield), 55 anni, ora a riposo, primo canadese nello Spazio. Da tempo twitta le sue foto; ne ha scelte 150 per un libro che esce martedì ed è già molto recensito, You Are Here: Around the World in 92 minutes . Da lui pubblicato per «far vedere il Pianeta a tutti, per condividere l’esperienza di galleggiare mentre si gira intorno alla Terra».
Hadfield e gli altri condividono (termine chiave della vita online) foto amatoriali aiutate dal fattore campo, ma ben inquadrate e ben pensate. Coltivazioni circolari nel Midwest che sembrano quadri optical, vedute della Mauritania che sembrano espressionismo astratto, megalopoli che sembrano arte povera. E la laguna di Venezia, e l’Himalaya glassata.
Prima di Internet foto così si sarebbero viste a mostre o archivi astronautici. Prima dell’evoluzione delle macchine fotografiche e dei telefoni e dei tablet e di qualunque cosa abbiano sulle astronavi (la ricerca aerospaziale è servita a renderci più connessi/smanettoni, anche), immagini così le avrebbero potute ottenere solo dei professionisti. Ora siamo tutti fotografi. In pratica, anche se non in teoria.
In teoria, esistono canoni, regole, controlli-qualità che fanno distinguere una foto «seria» da una amatoriale. In teoria, hanno ragione quelli che criticano noi tutti e i nostri orizzonti della domenica annunciando «postate foto brutte, sappiatelo». Lo sanno quasi tutti, non è questo il punto. Le cose si postano per condividere (come gli astronauti), per raccontare (idem), per mostrare cose interessanti, emozionanti, strane (ancora idem), per ricreare con l’obiettivo (idem ancora). Alcuni sono più fortunati con i soggetti, come gli astronauti (che son pure precisi nelle inquadrature, essendo ingegneri, vien da pensare).
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