CROLLA ITALIA - PONTI, FERROVIE E STRADE CADONO A PEZZI: NEL 2014 SI SONO VERIFICATE 211 FRANE CON FERITI, VITTIME E DANNI. I SOLDI PER RIMEDIARE SONO SOLO SULLA CARTA. CHE FA RENZI?

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Roberto Giovannini per “la Stampa”

 

L’ingegneria in Italia ha pensato di poter fare a meno della geologia. Per cui ancora oggi si continua a costruire case, ponti, strade, e quant’altro in luoghi dove acqua e natura si riprenderanno prima o poi ciò che è stato loro sottratto. Il risultato? Secondo una recentissima rilevazione dell’Ispra - l’Istituto pubblico per la protezione dell’ambiente - sulle principali infrastrutture di comunicazione (autostrade, superstrade, strade statali, tangenziali e raccordi) esistono la bellezza di 6.180 «punti di criticità» per fenomeni franosi.

 

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Soltanto sulle autostrade i punti in cui gli scienziati dicono che una frana potrebbe avvenire sono ben 720. 1.862 «punti di criticità» per frana sono stati invece individuati lungo i 16.000 chilometri della rete ferroviaria. Secondo lo studio del «Progetto Iffi» (l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, che prevede l’identificazione e la mappatura delle frane sull’intero territorio italiano secondo modalità standardizzate e condivise) in tutti questi «punti di criticità» potrebbero attivarsi o riattivarsi fenomeni franosi analoghi a quelli già censiti. 
 

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Una delle «scoperte» dell’osservatorio sulle frane dell’Ispra è quanto sia complessivamente fragile il nostro Paese. Ogni anno infatti oltre un migliaio di frane colpiscono il territorio nazionale; e solo negli ultimi 6 anni gravi eventi di frana hanno causato vittime e ingenti danni a centri abitati e a infrastrutture.

 

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Soltanto nel 2014 si sono contati 211 eventi franosi «principali»: (sono definiti così quelli che causano vittime, feriti, evacuati e danni a edifici, beni culturali e infrastrutture di comunicazione. Complessivamente finora sono state censite ben 499.511 frane che interessano un’area di 21.182 chilometri quadrati, pari al 7% del territorio nazionale.
 

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Normalmente verrebbe da pensare che un servizio di monitoraggio tanto importante per un paese così fragile dovrebbe essere trattato con i guanti bianchi. Ma siamo in Italia, e tra tanti bonus e tesoretti non si riescono a trovare i quattro soldi necessari a rifinanziare il Progetto Iffi. Ovviamente dall’ottobre 2012 è stata formalmente presa la decisione di rifinanziare: ma a tutt’oggi è rimasta sulla carta.
 

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Ragion per cui è bene che gli italiani si preparino al peggio. Quelli che devono stare più attenti sono il milione di cittadini che vengono considerati «esposti a fenomeni franosi» dall’Ispra.  E finora abbiamo parlato soltanto di frane. Sì, perché un altro pericolo che incombe sulla nostra rete infrastrutturale è l’oltraggio del tempo. Gran parte di strade e autostrade risalgono agli anni Ottanta, e ormai bisogna rimetterci mano. Per la precisione, secondo il governo il 40% di strade, ponti, viadotti e gallerie gestiti dall’Anas hanno più di 35 anni. 
 

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E infine c’è il riscaldamento globale. L’umanità ha bruciato impunemente carbone e petrolio, il clima è cambiato. E come tutti gli scienziati qualificati affermano, già oggi si stano moltiplicando gli eventi meteo di tipo «straordinario». Amplificati, naturalmente, dalla pretesa di ridisegnare il territorio a suon di cemento. Alluvioni, bombe d’acqua, esondazioni si moltiplicano: le cronache di tutti i giorni raccontano che cosa succede alla rete stradale quando cade in poco tempo tantissima acqua.

 

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