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ECCO COME SPOSTEREMO GLI OGGETTI CON IL PENSIERO - BASTANO UN CASCO DA POCHE CENTINAIA DI EURO, MESSO A PUNTO NEGLI USA, CHE RILEVA GLI IMPULSI ELETTRICI DEL CERVELLO, UN CELLULARE, IL BLUETOOTH E IL WIFI, E IL GIOCO È FATTO - NON CI CREDETE? LA DIMOSTRAZIONE SARÀ FATTA A SETTEMBRE A TORINO, DURANTE IL G7 SCIENZA

Fabrizio Assandri per “la Stampa”

Massimo Troisi e la telecinesiMassimo Troisi e la telecinesi

 

Gaetano, interpretato da Troisi in «Ricomincio da tre», cercava di spostare un vaso con la forza del pensiero. Ma senza risultati. Oggi ci sarebbe riuscito. Lo dimostra un'applicazione dell' Università di Torino che si basa sulla «brain computer interaction», l'interazione cervello-computer.

 

Bastano un casco che costa poche centinaia di euro, messo a punto negli Usa, che rileva gli impulsi elettrici del cervello, un cellulare, il bluetooth e il wifi, e il gioco è fatto. Gli studenti hanno portato una dimostrazione al Salone del Libro, con lo slogan che al Salone si legge di tutto, anche nel pensiero.

 

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«Si sieda, e cominci a concentrarsi», sono le semplici istruzioni. A un certo punto un motorino comincia a girare su se stesso e una lampadina si accende a intermittenza, Eureka. Il casco, in realtà, non legge nei pensieri, «ma si accorge di quando si è particolarmente concentrati o si fa meditazione», spiega Cristina Gena, prof del dipartimento di Informatica dell' Università di Torino, che si occupa di interazione uomo-computer nel centro Icxt. «La sfida è studiare meccanismi di interazione tra l' uomo e la macchina sempre più naturali».

 

I progressi della concentrazione si vedono sul monitor: c' è un numero su cui fissare l' attenzione che cresce man mano che si spremono le meningi. Non è necessario raggiungere il nirvana: la soglia necessaria a far muovere gli oggetti è alla portata di tutti.

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La dimostrazione verrà presentata anche durante la notte europea dei ricercatori, a settembre, nei giorni in cui Torino ospita il G7 Scienza.

 

Il casco ha due elettrodi: misurano l' attività elettrica e la trasferiscono a una scheda hardware collegata agli oggetti. «In laboratorio lavoriamo per far muovere, attraverso l' attività cerebrale, il robot Sphero. Sono innovazioni che presto saranno sul mercato.

Serviranno anche per certe forme di disabilità, ma anche per la vita di tutti i giorni».

Uno dei campi è quello dei videogiochi, ma «il caschetto può essere usato nei processi di e-learning per misurare l' attenzione dello studente».

 

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E non solo. «Si muove il braccio e il robot si muove di conseguenza. Su queste interfacce gestuali lavoriamo anche con l' Istituto Italiano di Tecnologia». Un po' come nel film «Minority report». Dimenticate mouse e tastiera. Basterà muoversi nello spazio per inviare comandi a distanza.