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Fabio Albanese per “la Stampa”
Esce dall'aula accompagnata dal suo avvocato, e piange Veronica Panarello, «sommessamente» dice chi l'ha vista mentre due agenti della polizia penitenziaria la riportano in carcere, a Catania. Trent'anni le ha inflitto ieri sera il gup di Ragusa Andrea Reale. Era la pena richiesta dalla procura di Ragusa che in questi due anni, con la squadra mobile e i carabinieri, ha cercato la verità sulla morte di Loris Stival, il bambino di 8 anni il cui corpo fu trovato, nel pomeriggio del 29 novembre 2014, in un canalone di contrada Mulino Vecchio, alla periferia di Santa Croce Camerina.
Ora c' è una verità processuale che dice che fu proprio lei, Veronica, che oggi ha 28 anni, la madre che il pm ha definito «egocentrica, bugiarda e manipolatrice», ad uccidere Loris strozzandolo con fascette di plastica per elettricisti e ad aver poi trasportato e gettato il corpo nel canalone di Mulino Vecchio.
Il gup - il processo si svolgeva con il rito abbreviato e dunque a porte chiuse - ha escluso le aggravanti della premeditazione e delle sevizie ma ha comunque inflitto il massimo della pena prevista con questo rito, la stessa che la pubblica accusa aveva chiesto e ribadito ancora ieri mattina nell' udienza dedicata alle repliche prima che il gup andasse in camera di consiglio.
funerali del piccolo loris la corona di fiori di veronica panarello
Il giudice Reale ha anche disposto che le venga tolta la genitorialità dell'altro figlio, che oggi ha 6 anni, per la durata della condanna, ha fissato delle provvisionali per il marito, 350mila euro, e per i suoceri, 100mila, e ha disposto altri 5 anni di libertà vigilata. Il gup ha inoltre disposto la trasmissione degli atti alla procura perché proceda per il reato di calunnia, quella che Veronica avrebbe commesso nei confronti del suocero Andrea Stival che lei, nel disperato tentativo di togliersi di dosso l'accusa di essere l' assassina di Loris dopo aver fornito tre diverse versioni, aveva infine accusato dell' omicidio, sostenendo che loro due fossero amanti e che il bambino li aveva scoperti e aveva intenzione di raccontarlo al padre.
Andrea Stival è andato via dal palazzo di giustizia molto scosso ma sollevato. Il suo avvocato, Francesco Biazzo, ieri ha ancora una volta chiesto che venga archiviata la sua posizione. L' uomo infatti è, proprio per le accuse della nuora, ancora indagato anche se nel processo a Veronica era parte civile. In aula c' era anche il marito di Veronica, Davide Stival, padre di Loris, che non ha mai incrociato lo sguardo con quello della moglie, dalla quale vuole separarsi.
Soddisfatta la procura: «Due anni fa ci siamo trovati davanti a uno dei delitti più inquietanti e misteriosi della recente storia criminale del Paese - dice il procuratore Carmelo Petralia che ieri non era presente alla lettura del verdetto - e nonostante nessuna sentenza di condanna ci farà mai esultare, siamo soddisfatti per essere riusciti, con sofisticate tecnologie e il lavoro di polizia e carabinieri, a raggiungere quella verità che ora il giudice ci riconosce». E il pm Marco Rota: «Abbiamo la coscienza di aver fatto bene il nostro lavoro anche se non c' è mai soddisfazione per una condanna».
VERONICA PANARELLO STIVAL MADRE DI LORIS
Lo «sconfitto» è l' avvocato Franco Villardita, difensore di Veronica Panarello, che ancora ieri ha letteralmente urlato l' innocenza della donna, chiedendone l' assoluzione perché, ha ribadito ancora una volta, nelle carte del processo non c' è alcuna certezza della responsabilità di Veronica e il giudice non avrebbe potuto condannarla «oltre ogni ragionevole dubbio»: «Veronica è innocente e dunque andremo in appello appena avremo le motivazioni», ha assicurato.
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