DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
corrado augias riconsegna la legion d'onore 2
Andrea Malaguti per “Specchio - la Stampa”
I direttori dei giornali hanno spesso modi sbrigativi per chiedere le cose. Tipo: «Intervista Corrado Augias». «Perché?». «Perché è Augias». In effetti è un buon motivo. In un mondo di riflessioni senza peso, effimere, difficili da acchiappare, a una sola dimensione come un foglio di carta, intervistare questo bambino prodigio di 86 anni è come infilare un sacco di idee confuse in una lavatrice e tirarle fuori ordinate, profumate e già stirate.
Fa tutto lui, abituato a non lasciare cadere nell’oblio neppure le storie che si ritirano al bordo dei suoi pensieri. E lo fa con un linguaggio che non è banalmente elegante, è impeccabile, preciso, automaticamente narrativo. Ti ammalia. Dal Covid a Fellini, da Barbara d’Urso a Mario Draghi, dall’Aldilà – il buco nero che non lo spaventa affatto - alla macchina del fango, dalle lettere che ha ricevuto a quella che scriverebbe a sé stesso. Non tutte le risposte ti fanno stare bene, ma tutte hanno un senso, anche quelle sbagliate. Insomma è un viaggio. Leggero e profondo. E va fatto assolutamente. Perché? Perché è Augias.
Corrado Augias, cito Wikipedia: giornalista, scrittore, conduttore e autore televisivo, drammaturgo ed ex politico italiano. Ne scelga una.
«Scrittore. Da qualche anno leggere e scrivere sono le mie attività prevalenti. Faccio un minimo di tv, perché questo mestiere è bene continuare a farlo finché te lo chiedono. Ma l’animo mi spinge a scrivere. Saggi storici e sociali. E poi devo leggere molto, perché far di conto mi riesce più difficile».
Ottantasei anni, se si guarda alle spalle che cosa vede?
«Quando penso che ho 86 anni mi sorprendo da solo. E mi torna in mente Fellini».
Che c’entra Fellini?
«Una volta lo intervistai e gli dissi: lei ha un aspetto autorevole e solenne. Fellini mi rispose: solenne io, che mi vedo ancora come il ragazzino alto, magro e un po’ sparuto che ero quando arrivai a Roma? Ecco, oggi per me è lo stesso».
Si sente alto, magro e sparuto?
«No, ma se mi dicono che ho 86 anni sobbalzo. Me ne sento 60, neppure uno di più. Faccio sport, ho una memoria prontissima e con il Covid lavoro persino più di prima».
Un disastro il Covid.
«Un flagello. L’idea dei centomila morti è terribile. Eppure per chi fa il mio mestiere c’è un aspetto non disprezzabile. Avendo abolito la vita sociale, le cene, le inaugurazioni e le presentazioni, stai più concentrato sulle cose da fare».
Vaccino sì o vaccino no?
«Io sono un vaccinofilo. Ho già fatto la prima dose e aspetto il 18 per la seconda».
Per vent’anni ha tenuto la rubrica delle lettere su Repubblica. Qual è la più bella che ha ricevuto?
«È una lettera che in realtà sono due. Uno studente di un liceo romano mi chiese semplicemente: Caro Augias, che cosa devo fare? Gli risposi: scruta nei tuoi interessi e nelle tue capacità. Pochi anni dopo mi cercò di nuovo: l’ho ascoltata e oggi, grazie alla sua spinta, faccio l’insegnante e sono felice».
corrado augias e la moglie daniela pasti foto di bacco
Gli ha dato una mano. Bella sensazione, no?
«Bella. Ogni tanto qualcuno mi scarica addosso delle palle di fango, ma in genere le persone mi scrivono con affetto: suscito sentimenti benevoli. Invecchiare non è facile. Al di là delle sciagure fisiche, si può farlo con malanimo, con acrimonia, sentendosi in credito con il mondo. Io invecchio con serenità, consapevole che fra un po’ finisce. Non ho né crediti né debiti e vorrei andarmene con decoro».
Ha paura?
«No. Leggo molto gli stoici, e in questo momento sono concentrato su Marco Aurelio, ma non è quello».
corrado augias saluta stefania sandrelli
Cos’è allora?
«È che morire va bene, quello che nasce muore, lo sappiamo fin da bambini. Dunque la morte in sé non mi spaventa, è il modo che può suscitare qualche preoccupazione. In sostanza mi preoccupa il morire, non la morte».
C’è qualcosa dopo la morte?
«No».
Non la spaventa neanche il nulla eterno?
«E perché? Quello è bello. Siamo venuti su questa terra senza averlo chiesto, siamo qui per caso e questo caso ha una fine. Veniamo dal nulla e, dal punto di vista cognitivo e psicologico, torniamo al nulla. Ma dal punto di vista materiale qualcosa rimane, anche quando veniamo cremati. Ci disperdiamo nei fiumi o diventiamo parte dei prati. Le mie ceneri si confonderanno con la terra della campagna umbra».
Perdoni il passo indietro: le palle di fango fanno male?
«Un po’ seccano».
L’ultima pallata ricevuta?
«Non più tardi di un mese fa sono caduto in una trappola di una finta lettera dell’Enel che io ho trattato come se fosse vera scrivendone su Repubblica. Sono stato molto preso in giro, ma io ho davvero una disputa con l’Enel per dei pannelli solari. Mi hanno coperto di palle di fango. Non si fa così, sono espressione di una società incattivita, sono gesti crudeli. Non puoi deridere o calunniare una persona per uno scivolone».
corrado augias foto di bacco (2)
Augias, lei è mezzo francese, che cosa rappresenta Parigi?
«La prima capitale in cui sono stato dopo la maturità. Ci arrivai in autostop per via di un bravo professore di storia che ci aveva riempito la testa. Per prima cosa andai alla Bastiglia. La rivoluzione. Il 14 luglio. Partendo da Roma mi aspettavo di trovare se non le rovine fumanti, almeno le rovine. E invece in piazza della Bastiglia c’era solo una colonna verde con scritta sopra una data: 1830».
La rivoluzione di luglio.
«Già, neanche quella del 1789. Ma Parigi resta comunque il primo amore».
E Londra?
«È la città dove sono i miei familiari e i nipoti e quindi una parte di me».
Come nasce il suo amore per il giallo?
«Chi lo sa. Credo di essere stato attratto dai gialli per le stesse ragioni per cui mi sono interessato così intensamente alla morte. Nel giallo, nel mistero da svelare, nella tenebra, sento un’attrazione. Mi piacciono i cimiteri. In una città sconosciuta vado a vederli subito. Mi piace capire come la gente trattai suoi morti».
Qual è il suo preferito?
«Quello di Highgate, a nord di Londra, dove è sepolto Marx, con le sue lapidi storte, gli alberi tra le tombe, i rami spogli e la luna che appare da dietro è il massimo del romanticismo».
corrado augias foto di bacco (1)
Lei è romantico?
«Lo sono».
Con Telefono Giallo ha cambiato la tv. Come è nata l’idea?
«Dal fervore della nascita di Rai3 di Guglielmi. La prima idea fu di un funzionario sulfureo, un anarco-cattolico che si chiamava Lio Beghin, un uomo prezioso. Fu lui a immaginare Telefono Giallo e Linea Rovente. Ma noi ci occupavamo di cold case. Consultavamo gli atti del processo, studiavamo le carte. Oggi fanno i programmi tre giorni dopo un delitto».
Ce n’è uno che le piace?
«Non seguo più tanto la tv».
intervista cbs oprah a meghan and harry (foto 3)
Meghan Markle e Harry Mountbatten Windsor che accusano la Casa Reale di razzismo li ha seguiti?
«Li ho seguiti».
Perché questa storia fa il giro del mondo?
«Principi e reali il giro del mondo lo fanno da sempre. In questo caso la coppia non mi piace. Lui, Harry dico, non deve essere una testa di prim’ordine (anche giudicando alcune cose fatte da giovanissimo) e anche lei, Meghan, ne ha fatte parecchie».
Ciò detto?
«Ciò detto, il fatto che in famiglia si preoccupassero del colore del bambino non mi sembra gravissimo, quella è una Casa Reale e ci sono valori simbolici. Non puoi fare il re prescindendo dal valore simbolico della carica. Per lo stesso motivo la storia tra Lady D e Dodi Al Fayed, che era musulmano, non poteva essere valutata dimenticando che la regina è anche – se mi è con cesso dirlo - il Papa della Chiesa Anglicana».
Nel 2021 qualcuno potrebbe trovare questa analisi vagamente razzista. «È possibile, ma io detesto il politicamente corretto. Bisogna considerare il contesto. Quella è una famiglia reale che per giunta cammina sempre su un filo di coltello».
Lei è mai stato vittima di pregiudizi?
«No, non mi pare. Ho ricevuto molte critiche, certo, e quando avevo 25 anni qualcuno disse che facevo la spia per la Cecoslovacchia. Ero un piccolo funzionario Rai, che stupidaggine».
Quando i francesi hanno dato la Legion d’Onore al presidente egiziano Al Sisi, lei, in tempo reale, ha restituito la sua. Istinto o ragionamento?
«Istinto. Nella notte tra sabato e domenica telefonai a Maurizio Molinari e gli dissi che non tolleravo questa cosa di Al Sisi e che restituivo la mia Legion d’Onore».
E lui?
«Mi disse: stai attento, la tua scelta farà chiasso e potrai essere criticato. Aggiunse che comunque il giornale mi avrebbe sostenuto».
Giuliano Ferrara scrisse che il suo gesto era solo vanità.
«Un’interpretazione maligna di un gesto nato da un moto addirittura ingenuo di ribellione. Io rispetto la ragion di Stato, ho letto troppo Machiavelli per non sapere che alcune cose vanno fatte anche se la morale non le approva. Però c’è un limite. La Legion d’Onore ad Al Sisi fu data di nascosto, questo fu l’aspetto vergognoso della scelta di Macron. Era una porcheria e lui losapeva».
Che effetto le ha fatto il segretario del Pd Zingaretti nel salotto di Barbara D’Urso?
barbara durso nicola zingaretti 5
«Un errore. Non doveva farlo, con tutto il rispetto per Barbara d’Urso, che è un’ottima professionista. Il segretario del Pd aveva appena detto delle cose di una gravità epocale (“Mivergogno del mio partito”), che dovevano essere affrontate in una sede più adatta».
L’idea di ciò che è “adatto” pare piuttosto confusa nei palazzi romani. La distanza tra il presidente Mattarella che si mette diligentemente in fila per il vaccino e Beppe Grillo che si presenta in albergo vestito da astronauta scimmiottando la pandemia mi pare incolmabile.
«Mattarella è uno dei pochi punti di solidità a cui guardare per avere un orientamento. Ecco, il senso dell’orientamento è ciò che manca a Grillo che fa il pagliaccio e al segretario del Pd che sceglie uno studio televisivo per affrontare la crisi».
Gioco della torre. Chi butta giù tra Renzi e Salvini?
«Domanda difficilissima. Forse è più pericoloso Renzi di Salvini. Però devo motivare».
Motivi.
«Salvini è un caciarone, un mangiafuoco che alla fine si scopre. Renzi è più sottile, toscano, cinquecentesco, in una parola più…».
Ci vada cauto, ultimamente querela con facilità.
«E allora fermiamoci a cinquecentesco».
Draghi o Conte?
«Dico la verità. Scelgo Draghi, ma a malincuore. Conte non ha fatto male. Ha cominciato malissimo e ha finito bene. Draghi però dà una sicurezza maggiore».
Lei è un lettore compulsivo, che libro ha sul comodino?
«Splendore e Viltà di Erik Larson, non mi stanco mai di leggere libri sulla seconda guerra mondiale, il periodo in cui sono stato bambino».
giovanni giuliani corrado augias foto di bacco
Un periodo che ricorda con paura o con rimpianto? «Vede, noi subito dopo la guerra giocavamo vicino a Porta Latina - dove abitavo – in campi disseminati di residui bellici. Un compagnuccio perse una mano per una bomba a cui tolse la sicura. Eppure non avevamo la sensazione di essere bambini infelici. Eravamo dei miserabili. Eravamo nella penuria, ma io l’ho saputo solo quando è cominciato il benessere. Ripensandoci dopo capisco che furono prove durissime. Perché avevamo fame. Di cibo. Di pane. Di companatico. Cosa che fortunatamente oggi, nonostante l’epidemia, non abbiamo più. Oggi sono andato a fare la spesa in un supermercato che rigurgitava di merci ed era pieno di gente chele comprava».
giorgio forattini e eugenio scalfari ai tempi della fondazione di repubblica
Chi c’è nella classifica dei suoi direttori preferiti?
«Eugenio Scalfari di sicuro, molto di quello che so fare lo devo a lui. Guidava Repubblica con la maestria di un direttore d’orchestra o di un addomesticatore di animali al circo, la riunione del mattino, la messa cantata, era un vero esercizio di governo. Tu sei stato bravo, tu mi hai deluso. Giudicava come Minosse, distribuiva premi e rampogne e se lo poteva permettere, oggi un direttore farebbe più fatica».
A parte Scalfari?
«Con Maurizio Molinari ho un ottimo rapporto. Ci conosciamo da molti anni e lui continua a darmi prova di grande fiducia. Il podcast sul romanzo italiano che sto facendo ne è la conferma».
Il podcast. È come se la sua curiosità non avesse mai fine.
«In effetti è un po’ così. Mi annoio in fretta e ho bisogno di cambiare».
Torno alla torre: Maria De Filippi o Mara Venier?
«Tengo Mara Venier, perché è innocente. Maria De Filippi no. Sa quello che fa».
Simenon, Conan Doyle e Agatha Christie?
«TengoSimenon».
Augias, scriva una lettera ad Augias.
«Caro Augias, in fondo hai avuto molto di più di quello che ti aspettavi a 20 anni e forse anche di più di quello che ti meritavi, cerca di esserne all’altezza».
maria de filippi c'e' posta per te
È sempre stato all’altezza.
«Non direi. Non ho una grande considerazione di me stesso, conosco i miei limiti, vedo dove non posso arrivare. Volevo imparare bene il pianoforte e non sono andato al di là di Per Elisa anche suonata maluccio, ci sono problemi filosofici che non capisco e lascio stare la fisica. Come tutti quelli che hanno molto navigato nei terreni della contemporaneità, so che di tutto questo resterà molto poco, l’onda nella memoria sarà breve e la cosa non mi dispiace».
corrado augiasmara veniercorrado augias quante storie
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