paragon spyware dago meloni mantovano

DAGOSPIA E’ FINITA SPIATA! – MIRELLA SERRI: “ROBERTO D'AGOSTINO È NEL GRUPPO DEI GIORNALISTI SPIATI CON LO SPYWARE GRAPHITE. SAREMMO IN PIENA FARSA SE IL CONTROLLO DEI GIORNALISTI NON PUZZASSE DI MANGANELLO E DI CAMICIE NERE USCITE AMMUFFITE DALLA CANTINA DOVE SI TROVAVANO DA TEMPI LONTANI” – FRANCESCO MERLO: “CON IL TELEFONO DI ROBERTO D'AGOSTINO, CHE È IL CAVALLO PAZZO DEL GIORNALISMO D'OPPOSIZIONE, IL CASO PARAGON FA UN PRIMO SALTO DI QUALITÀ, E HA RAGIONE RENZI A DENUNCIARE NON UNO SCANDALO, MA UN SISTEMA. QUESTO SPIONAGGIO ILLEGALE SORDIDAMENTE RIMANDA AI QUESTURINI DI UNA VOLTA, PICCHIATORI E DIFFAMATORI”

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Dalla rubrica delle lettere di “Repubblica”

 

mirella serri

Caro Merlo, veramente viviamo in un'Italietta all'olio di ricino? Così Dagospia ci ha annunciato che proprio lui, Roberto D'Agostino, noto come lo spione che ficca il naso nei fatti pubblici e privati, è nel gruppo dei giornalisti spiati nell'inchiesta delle procure di Roma e Napoli sul presunto spionaggio con lo spyware Graphite prodotto dall'israeliana Paragon. I magistrati hanno disposto per lunedì gli accertamenti tecnici.

 

Sapremo (forse) tutto. Quale che sia l'esito, c'è temerarietà negli autori di questa grottesca avventura spionistica, non foss'altro perché ascoltare ore e ore di chiacchiere del logorroico Dago è impresa da far tremare le vene e i polsi. Ma poi, chi glielo ha fatto fare?

 

Dago non ha segreti, spiffera tutto quel che trova… Saremmo in piena farsa se il controllo dei giornalisti non puzzasse di manganello e di camicie nere uscite ammuffite dalla cantina dove si trovavano da tempi lontani.

Mirella Serri

francesco merlo

 

Risposta di Francesco Merlo

Con il telefono di Roberto D'Agostino, che è il cavallo pazzo del giornalismo d'opposizione, il caso Paragon fa un primo salto di qualità, e ha ragione Renzi a denunciare non uno scandalo, ma un sistema. Più che al Watergate, però, questo spionaggio illegale che, ci ripete il candido Piantedosi, «al Copasir non risulta» (ma va?), sordidamente rimanda ai questurini di una volta, picchiatori e diffamatori.

LO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

 

Da un lato il potere lavorava sulla diffusione delle veline, la disinformazione di Stato che oggi Fazzolari sta scimmiottando, e dall'altro sul dosaggio dei veleni — "riservato per il duce" — tangenti, corruzioni, segreti sessuali, con i quali si facevano fuori tra di loro.

 

Nel divertito libro che Antonio Padellaro dedica agli "Antifascisti immaginari" mancano, tra i fascisti immaginari che somigliano agli Ugo Tognazzi di "vogliamo i colonnelli", questi fabbricatori di dossier. Mussolini archiviava le informative sui nemici e — stiano attenti i colleghi meloniani — soprattutto sugli amici, che tanto più erano fedeli quanto più erano ricattabili.