“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
IL PAPA VOLA A CASTELGANDOLFO BERSANI FINESTRINO
Agostino Paravicini Bagliani per “la Repubblica”
I simboli fanno storia. Anche quando cedono, si trasformano o vengono soppressi. La residenza di Santa Marta, dove alloggia Papa Francesco, sottolinea la funzione del papa come servizio, laddove la memoria storica identificava il Palazzo Apostolico più volentieri con il potere. L’abbandono di Castel Gandolfo come residenza estiva del papa elimina invece quell’antico legame tra vita signorile e cultura di villeggiatura.
Urbano VIII fu il primo a soggiornare a Castel Gandolfo nell’estate 1628, in quella che era la villa che si era fatta costruire da cardinale. Soltanto la metà dei trenta papi che si sono succeduti da allora hanno vissuto a Castel Gandolfo, talvolta solo per un giorno. I francesi misero a sacco il palazzo papale nel febbraio 1798.
Gli accordi del Laterano (1929) hanno restituito al papato Castel Gandolfo, che fu regolarmente visitato dai papi di questi ultimi decenni. Due papi — Pio XII (1958) e Paolo VI (1978) — vi morirono. Giovanni Paolo II vi fece costruire una piscina. Una foto, che lo riprese mentre vi si tuffava, fece allora il giro del mondo.
INCONTRO TRA BENEDETTO XVI E PAPA FRANCESCO A CASTELGANDOLFO
Ancor prima di Castel Gandolfo, nella stessa Roma, dalla fine del Cinquecento e fino al 1870, il palazzo del Quirinale fu la residenza estiva del pontefice. Ma anche nel Medioevo i papi avevano l’abitudine di passare i mesi d’estate fuori dell’Urbe, anzitutto per fuggire dalla malaria. Soltanto con Innocenzo III (1198-1216), però, l’alternanza residenziale dei papi diventa regolare.
Il più giovane della storia — aveva trentasette anni quando fu eletto — visse più di un quarto del suo pontificato fuori dell’Urbe, nelle città di Segni, Sora e Anagni, nei vicini Castelli, a Subiaco e a Viterbo. Un abate fiammingo annotò allora che il papa «lasciò Roma temporaneamente a causa dell’estate che era contraria al suo corpo e risiedette a Viterbo come nella sua propria città».
Nei primi decenni del Duecento i Romani presero persino l’abitudine di chiamare il palazzo del papa al Laterano «palazzo d’inverno ». Anche per motivi legati a problemi politici, i papi vissero allora quasi quarant’anni in una delle città dello Stato pontificio. Nessun pontificato del Duecento si svolse interamente a Roma.
Sui diciannove papi del Duecento, undici trascorsero più della metà del loro pontificato fuori dell’Urbe. Sei papi, tra cui tutti e tre i papi francesi del Duecento, non entrarono mai a Roma, vivendo in città come Viterbo, Montefiascone, Orvieto e Perugia. Durante i sei mesi del suo breve pontificato, Celestino V — il papa del “gran rifiuto” — non uscì dalle frontiere del regno di Sicilia.
Verso il 1200 la malaria fu sempre più descritta come angosciante, forse per una sua recrudescenza. Gregorio IX trascorse l’estate ad Anagni (1227) «a causa delle minaccie dell’estate e delle condizioni sospette dell’aria di Roma». Così racconta il suo biografo. Nel giugno 1230 si recò ad Anagni «per cercare un’aria più clemente», temendo «l’irruzione di un’estate incendiaria». A Rieti si fece costruire un palazzo «pieno di comodità».
Il cancelliere di Federico II, Pier della Vigna, ricorda ai prelati che si recavano a Roma (1241) per prender parte al concilio destinato a deporre l’imperatore che a Roma «vi aspettano un calore insopportabile, un’acqua putrida, alimenti grossolani e malsani, un’aria pesante, una quantità enorme di zanzare, di scorpioni, di uomini sporchi, cattivi e scatenati. Sotto la città vi sono caverne piene di vermi velenosi che escono col calore dell’estate».
Di solito i papi lasciavano Roma tra aprile e giugno e vi tornavano ad ottobre. Prima ancora che il papa si mettesse in viaggio, la guardaroba (la camera) e il tesoro del papa venivano portati nel luogo di residenza prescelto. I problemi logistici erano complessi. Quasi tutta la corte papale — ossia molte centinaia di persone — si stabiliva infatti insieme al papa. La curia dovette stipulare accordi con quelle città, come con Viterbo nel 1266 e nel 1278, per ottenere alloggi e facilitazioni di ogni genere.
Nel Duecento il papato alternò quindi regolarmente la sua residenza tra Roma e una delle amene città dello Stato pontificio. Ma anche il palazzo del Vaticano fu allora dotato di stupendi giardini, da Niccolò III Orsini (1277-1280). Onorio IV (1285-1287) preferì però risiedere nel magnifico palazzo che si era fatto costruire sull’Aventino, circondato da stupendi giardini.
Ad Avignone, dove risiedettero stabilmente dal 1308 al 1377, i papi disposero della Certosa di Villeneuve come residenza estiva. Pio II (1458-1464) fece costruire a Pienza, sua città natale, il Palazzo Piccolomini, primo grande esempio di architettura rinascimentale, ma anche simbolo di un’antica cultura di villeggiatura del papato, non così diversa da quella che investì per secoli Castel Gandolfo.
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