1. IL DELITTO DI SILVIO FANELLA DIVENTA UN GIALLO: TROPPE SONO LE COSE CHE NON TORNANO, COSA C’È DIETRO LA MORTE DEL CASSIERE DEL “NERO” GENNARO MOKBEL? 2. GLI INQUIRENTI PARLANO DI DUE BASISTI OLTRE AL COMMANDO DEI TRE FINTI FINANZIERI, MA NON SI CAPISCE SULLA BASE DI QUALI TESTIMONIANZE LO DICANO. IL PIANO PREVEDEVA UN RAPIMENTO, GIÀ TENTATO CON SCARSA FORTUNA DALLA MAFIA DEL VOLTURE 3. CENITI, IL FERITO, NON AVREBBE SPARATO. SEMBRA CHE LA PISTOLA SIA DI FANELLA STESSO: COME FACEVA UN CONDANNATO A DETENERE IN MODO ILLEGALE UN'ARMA IN CASA? 4. PER MESI I MAGISTRATI HANNO CERCATO IL TESORO NASCOSTO DELLA TRUFFA TELECOM-SPARKLE. MORTO FANELLA, È STATO SUBITO RITROVATO A CASA SUA IN CAMPAGNA 5. CHI VIENE PROTETTO DIETRO LA RETE DI FACCENDIERI, TRUFFATORI E KILLER LEGATI ALL’ESTREMA DESTRA MA ANCOR DI PIÙ INTERESSATI AL “CUCUZZARO” (I SOLDI DELLA TRUFFA)?

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1 - QUANTE COSE NON TORNANO NEL DELITTO FANELLA

Renato Besana per “Libero Quotidiano

 

SILVIO FANELLASILVIO FANELLA

Di sicuro c’è che Silvio Fanella è morto ammazzato. Il resto, dalle circostanze dell’omicidio al movente, è avvolto in una nube che le indagini infittiscono, anziché dissipare. Al cronista non resta che porsi domande per il momento senza risposta. Sulle prime, gli inquirenti lasciano balenare un possibile, per quanto remoto, collegamento con Massimo Carminati, ex Nar collegato alla banda della Magliana. La stampa ci ricama su, ma la pista svanisce nel giro di qualche ora. Un tentativo di depistaggio, si sarebbe scritto in altri tempi.

 

PUNTI OSCURI

Il giorno successivo, di buon mattino, i Carabinieri perquisiscono un casale a Pofi, nel Frusinate, appartenuto a Fanella; qui trovano un consistente gruzzolo di denaro contante, orologi di pregio e diamanti. Il cassiere di Mokbel era stato condannato in primo grado a nove anni di reclusione per la gigantesca truffa a Fastweb-TelecomItalia Sparkle. Dopo indagini minuziose e una sentenza, tutti ancora si chiedono dove sia finito il maltolto; eppure, prima di perquisire la casa di uno dei colpevoli, si attende che il suo cadavere sia all’obitorio. Particolare insolito: nel condominio di via Della Camilluccia, risiedeva un altro membro della banda Mokbel.

 

LA CROMA ABBANDONATA DAI KILLER DI FANELLALA CROMA ABBANDONATA DAI KILLER DI FANELLA

È stato interrogato? Non si sa. Neppure è chiaro come la vittima, che aveva l’obbligo di dimora, potesse detenere illegalmente una pistola, scomparsa nel nulla. Sulla scena del crimine sono cominciati ieri nuovi accertamenti della scientifica, con quasi una settimana di ritardo: evidentemente non erano urgenti. Veniamo al commando che ha sparato e ucciso. Erano in cinque, tre operativi e due basisti. Non è dato sapere in base a quali indizi si sia giunti a questa conclusione. Il piano prevedeva un rapimento, già tentato con scarsa fortuna da un gruppo riconducibile alla mafia del Volture.

 

GIANLUCA IANNONE jpegGIANLUCA IANNONE jpeg

Eppure nessuno teneva d’occhio un uomo al centro di tanti torbidi interessi. Il terzetto s’è fatto aprire esibendo tesserini della Guardia di Finanza. Come se li è procurati? Del quintetto è ora a disposizione degli inquirenti il solo Giovanni Ceniti, piantonato in ospedale; il guanto di paraffina porterebbe a escludere che abbia aperto il fuoco. Per ora s’è valso della facoltà di non rispondere: non dev’essere semplice per lui elaborare una credibile versione dei fatti; forse sono in corso trattative sui termini della confessione.

 

GENNARO MOKBEL GENNARO MOKBEL

L’indagato era responsabile di Casa Pound a Verbania. Il capo del movimento, Gianluca Iannone, dice d’averlo allontanato tre anni fa; l’espulsione sarebbe però avvenuta solo lo scorso anno, sotto elezioni, per motivi poco chiari. Si occupava, Ceniti, di rapporti con la Siria: sarebbe interessante sapere quando e perché si sia recato nel tormentato Paese.

 

INFILTRATI A DESTRA

MASSIMO CARMINATI MASSIMO CARMINATI

Il piccolo mondo della destra radicale è una tonnara, da decenni infiltrato da confidenti e provocatori. Riesce difficile credere che sul tavolo degli inquirenti non ci siano ancora nomi e indirizzi dei partecipanti al mancato sequestro finito nel sangue, tanto da giustificare il sospetto, beninteso infondato, che prima di far scattare le manette si cerchi di comporre un quadro presentabile, a cominciare dal movente.

 

Secondo una voce non confermata, i cinque cercavano soldi per finanziare un nuovo gruppo politico: ogni dubbio, nel merito, è autorizzato. L’impressione che si ricava dai dati resi pubblici è che anche questo tragico episodio sia riconducibile al reato principe, la truffa milionaria, i cui impicci, implicazioni e complicità occulte si trascinano negli anni, senza soluzione. In altri anni, si sarebbe tirata in ballo qualche fazione dei servizi segreti (ovviamente deviati, ma da che?).

 

GIOVANNI CENITIGIOVANNI CENITI

Oggi il quadro non autorizza tali ipotesi: mancano i presupposti, i cui prodest, i destinatari, come avveniva  invece per Bergamelli e la banda della Magliana. Resta l’incrocio, che va avanti dalla fine degli anni Sessanta, tra criminalità e frange della destra estrema, capace di attrarre idealisti senza partito e gentaccia senza scrupoli. Sarebbe ora di farla finita, per sempre. I giovani che fanno il saluto romano imparino a mettere alla porta i falsi camerati con la pistola in tasca.