CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
DAGONEWS
DA PARIGI
azzedine alaia (2) foto di luciano di bacco
1. Dicono che Azzedine Alaia, il geniale stilista tunisino che ha inventato Naomi Campbell e trasformato gli abiti in sculture, sia morto facendo uno stupido scherzo. Pare si sia acquattato nell'angolo più buio del pianerottolo per saltar fuori all'improvviso e spaventare gli amici con un urlo agghiacciante. Purtroppo avrebbe calcolato male le distanze e il salto sulle sue corte gambette (Azzedine era “alto” solo un metro e 50 centimetri) lo avrebbe portato pericolosamente in bilico sulla scala da cui sarebbe ruzzolato rompendosi l'osso del collo.
2. “Perché Hedi Slimane, il designer più osannato e odiato del mondo, non fa una linea con il suo nome invece di rifare sempre le stesse cose prima da Dior Homme, poi da Saint Laurent e adesso da Celine?”, ha scritto Jo Ellison (fashion editor del ‘’Financial Times’’) lo scorso 29 settembre, all'indomani della prima sfilata come direttore creativo di Celine.
Di origini italo-algerine, amabile come la porta di una prigione, bravissimo nel vestire ventenni anoressiche e maschi ancor più giovani e più magri, Slimane ha rifatto se stesso. Il suo stile inconfondibile ha fatto cose mirabolanti. Ai tempi di Dior Homme Karl Lagerfeld (Kaiser Karl) ha perso 43 kg per indossare i suoi modelli taglia XXS.
Ai tempi di Saint Laurent ha riportato in attivo il bilancio nonostante spese folli come lo spostamento dell'ufficio stile da Parigi a Los Angeles e il licenziamento di tutto il personale al di sopra dei 35 anni e dei 50 kg per le donne e 60 per gli uomini. L'oltraggio degli oltraggi fu l'eliminazione della Y di Yves dal marchio YSL (Yves Saint Laurent) ma le proteste cessarono subito quando borse e scarpucce firmate SL come Saint Laurent, ma anche come le prime due lettere di Slimane, cominciarono a fatturare cifre pazzesche.
Pare che Bernard Arnault (padre e padrone del Gruppo LVMH cui fa capo Celine) si aspetti gli stessi risultati e non per nulla ha affidato a Slimane la linea donna, l'uomo e l'alta moda permettendogli subito una modifica del marchio. Adesso Céline non ha più la é accentata e i francesi, notoriamente fighetti, lo pronunciano “Soline”.
Non resta che aspettare i risultati finanziari del brand tra qualche mese. Certo per ottenere il terzo trionfo della sua carriera (in termini calcistici sarebbe un triplete), bisogna risolvere un problema che nel mondo dell'ago e del filo chiamano PHILO. Date un'occhiata al profilo Instagram @Phoebephilodiary. E sappiate che le T shirt con la scritta “Respect the é” oppure “Bring back Philo” hanno costi pazzeschi.
3. Phoebe Philo è l'ex assistente di Stella McCartney, poi direttore creativo di Chloé e infine per 10 anni di Celine. Bravissima, malmostosa, riottosa e piena di problemi (pare sia stata mollata dal marito e che lei, madre di tre figli, sia ricascata nella grave dipendenza di cui ha sofferto in gioventù) ha comunque conquistato legioni di fan in tutto il mondo.
I celebri pantaloni che faceva per Celine e stavano bene anche alle signore forti di chiappa, sono esauriti da mesi nei negozi e online: chi ha avuto il buon senso di accaparrarseli oggi li può rivendere a prezzi da borsa nera. Le sue stupende borsette hanno quotazioni da capogiro sul mercato dell'usato. E i suoi cappottoni lunghi, larghi, comodi e avvolgenti sono ormai il sogno proibito di tutte le donne che fisicamente e psicologicamente non possono affrontare i rigori dell'inverno in minigonna, calze a rete e giubbotto da motociclista in pelle nera.
Si dice che durante la sfilata Celine dello scorso 28 settembre tutte queste orfane di Philo si siano date al Lexotan. Le loro pene dovrebbero finire presto perchè sembra che Phoebe stia per accettare la direzione creativa di Margareth Howell, divina designer inglese nota a pochi ma buoni conoscitori di moda. Si parla di lei anche da Alaia (Gruppo Richemont) ma Johann Rupert, patron del potente gruppo del lusso, non le ha ancora perdonato l'uscita da Clhoe' 11 anni fa.
DA MILANO
la trasformazione di donatella versace
1. Donatella Versace ha uno strano rapporto con Valerio D'Ambrosio, il pierre (lui preferisce il titolo di “Chief Marketing Officer ad interim”) rubato, se così si può dire, dagli uffici americani di Dolce & Gabbana. In realtà sembra che i due stilisti picchiatelli abbiano invece brindato quando Valerione si è licenziato: il suo carattere arrogante e sopra le righe ha creato loro non pochi problemi con la permalosissima stampa americana.
Da Versace è ancora peggio perché gli investimenti pubblicitari sono molto meno importanti: ci vuole ben altro per ingoiare certe villanie. Invece il nostro ha pestato i calli a quasi tutti i giornalisti del settore, anche amici di vecchia data del brand come Natalia Aspesi e Daniela Fedi. Quest'ultima lo definisce “sottospecie di Enzo Miccio” e si dice apertamente tradita dal comportamento di Donatella. Sembra però che la signora faccia anche qualche brutto scherzo al suo adorante lacchè tipo suggerirgli i più assurdi look da sfilata per poi riderne a crepapelle con il suo entourage.
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