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1."BOZZOLI È NELL' ALTOFORNO" NELLA FONDERIA DI BRESCIA GIALLO ALLA AGATHA CHRISTIE
Fabio Poletti per “la Stampa”
Non c' è nemmeno bisogno di farne un libro. Ci aveva già pensato Agatha Christie in «Dieci piccoli indiani». Marcheno in Val Trompia, 4500 abitanti meno due - uno sicuro, l' altro lo stanno ancora cercando - è solo un po' più grande di Nigger Island. Ma pure in questo paesino di fabbrichette ci sono persone scomparse che potrebbero essere state uccise, malori che potrebbero sembrare suicidi e una fila infinita di potenziali colpevoli.
Se ci fosse almeno uno straccio di movente.
Di Mario Bozzoli, 50 anni, imprenditore dell' ottone, felicemente sposato, due figli, tanto per dire manca pure il cadavere. L' inchiesta della procura di Brescia è per sequestro di persona, ma si capisce che è solo una formalità.
Il procuratore capo Tommaso Buonanno non ne fa mistero: «Siamo portati a ritenere che il signor Bozzoli non sia mai uscito dall' azienda».
Dove sia finito lo stanno cercando l' anatomopatologa forense Cristina Cattaneo, un ingegnere metallurgico e gli investigatori del Ris di Parma. Da esaminare ci sono due altiforni profondi un paio di metri.
Sono ancora accesi a 200 gradi perchè non si possono spegnere ma la temperatura d' esercizio va tra i 900 e i 1200 gradi. Poi ci sono 300 sacchi pieni di scarti della lavorazione. E un bel po' di semilavorato, in lingotti di lucido ottone.
Un lavoro immane ammette il procuratore capo di Brescia: «In effetti c' è molto materiale da esaminare... Potrebbero eserci lì in mezzo solo frammenti di denti o di ossa...».
Potrebbero perchè non c' è la prova provata che Mario Bozzoli sia finito lì dentro.
C' è solo il sospetto che non sia mai uscito dall' azienda.
La sua auto un suv BMW è rimasta qui fino a quando non l' hanno portata via gli investigatori. Così come i vestiti rimasti nello spogliatoio. Nè lo si vede uscire dalle immagini delle telecamere che scannerizzano ogni angolo. Di lui rimane solo l' ultima telefonata alla moglie, ore 19 e 15 di giovedì 8 ottobre: «Sono in ritardo, sto arrivando...». A casa nella villetta giallina nascosta da un giardino che sembra un parco, nemmeno 300 metri, Mario Bozzoli non arriverà mai.
Manca il corpo e se è stato un omicido manca pure il movente. «Lo sanno tutti che c' era un dissidio tra fratelli sul futuro della società. Ma da qui a pensare...», non si sbilancia l' avvocato Patrizia Scalvi, la legale della famiglia Bozzoli. I carabinieri hanno già sentito Adelio Bozzoli, i suoi due figli che lavorano in azienda e i 15 dipendenti. Tre di loro, gli unici presenti in fonderia al momento della scomparsa, sono stati sentiti in modo sommario, gli investigatori pensavano di approfondire gli interrogatori.
Agu, il senegalese addetto alle pulizie non ha aggiunto niente di sospetto. Ermes Maggi addetto alla produzione non ha detto cose diverse dai suoi compagni di lavoro. Giuseppe Ghirardini, 50 anni, addetto all' altoforno, non hanno fatto in tempo. Alle 2 del pomeriggio di venerdì scorso i carabinieri hanno provato a cercarlo. E' l' ultima telefonata ricevuta dal suo cellulare. Ghirardini era appena uscito di casa dicendo alla sorella che sarebbe andato a caccia. Senza però portare nemmeno uno dei 6 levrieri italiani e soprattutto i fucili. Tre giorni sono durate le ricerche mentre crescevano i sospetti a rendere più intricata la trama.
E invece niente fino a domenica pomeriggio quando il corpo dell' operaio viene trovato a Case di Viso vicino a Ponte di legno, 100 chilometri da casa, accasciato sotto un albero nella neve, oramai assiderato, dopo una camminata di almeno un' ora dalla sua auto. In tasca due bottigliette di Gatorade che ora stanno analizzando.
Il corpo non presenta segni di violenza. L' autopsia iniziata ieri deve confermare che si tratta di infarto. Si aspettano gli esami tossicologici. L' inchiesta sul decesso è stata aperta formalmente per istigazione al suicidio. Sua sorella Giacomina davanti a casa cerca di difendere il buon nome dei Ghirardini: «Mio fratello è morto come capita a tante persone. Non era depresso da suicidarsi. Non scappava da niente perchè non aveva niente da nascondere. La mia famiglia è stata offesa». Solo un caso legherebbe dunque la morte dell' operaio alla scomparsa del suo padrone. Come nei migliori romanzi di Agatha Christie.
2. IL SIGNOR MARIO UCCISO? IMPOSSIBILE SOLLEVARE UN UOMO DELLA SUA STAZZA E GETTARLO NELLA FORNACE
Da “la Stampa”
Mandau Casse, senegalese, magazziniere alla Bozzoli srl da 13 anni, è stato uno degli ultimi ad aver visto Mario Bozzoli l' 8 ottobre. «L' ultima immagine che ho del signor Mario è lui che guida il muletto carico di lingotti di ottone che attraversa il cortile della ditta».
Vi siete parlati? «Mi ha chiesto di fermarmi fino alle sette. Il mio orario terminava alle 18 ma c' era del lavoro da finire. Poi mi ha chiesto se potevo lavorare anche sabato. Capitava quando c' era tanto lavoro».
Le è sembrato spaventato?
«Assolutamente no. Era sereno come sempre. Nè quel giorno nè nei giorni precedenti ho notato qualcosa di strano».
C' era anche il signor Giuseppe Ghirardini, l' addetto all' altoforno poi trovato morto?
«Sì. Persona tranquilla. Tutto normale come sempre...».
Si parlava dei rapporti tesi tra Mario e suo fratello Adelio sul futuro della fonderia?
«Io non li ho mai visti litigare. E poi il signor Mario era una brava persona».
È possibile che qualcuno lo abbia ucciso?
«Per me è impossibile pensare che qualcuno abbia potuto prendere un uomo robusto come lui e buttarlo con facilità nell' altoforno. [F.POL.]
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