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L’ARTE MESSA DA PARTE - UNA DONNA CHE QUANDO AVEVA 13 ANNI POSÒ COME MODELLA PER IL PITTORE ANGIOLO ALEBARDI, HA SCOPERTO DI ESSERE LA “MADONNA DEI PASTORI” A 89 ANNI, UN DIPINTO SCOMPARSO DOPO LA MOSTRA NAZIONALE DI ARTE SACRA DI BERGAMO DEL 15 AGOSTO AL 22 SETTEMBRE DEL 1946 – UN COMPAESANO DELLA DONNA, CHE STAVA CONDUCENDO UNA RICERCA STORIO-FOTOGRAFICA SULL’ARTISTA, HA RITROVATO UNA FOTOGRAFIA DEL QUADRO E HA DONATO UNA COPIA ALLA SIGNORA COME REGALO PER I SUOI 65 ANNI DI MATRIMONIO…
Donatella Tiraboschi per bergamo.corriere.it
la madonna dei pastori angiolo alebardi
Quella ragazzina dalle lunghe trecce bionde, tredici anni o giù di lì, immortalata su tela dal pittore seriatese Angiolo Alebardi, e diventata in quell’opera dall’incerta datazione (1938-1945) la «Madonna dei Pastori», era lei.
Giuditta Duci si ricordava di aver posato a lungo, davanti ai prati della natìa Vilminore per quell’artista che, già allievo dell’Accademia Carrara ed affermato pittore alla Biennale di Venezia, negli anni della Seconda Guerra Mondiale aveva scelto di vivere con la sua famiglia in Val di Scalve. Peccato però che lei, quel quadro, non l’avesse mai visto in tutta la sua vita. L’artista se l’era tenuto per sé, senza mai condividerlo con la sua giovanissima «modella».
Questione di gelosia artistica, o chissà che cosa. Per questo, quando grazie a un incredibile intreccio di vicende orchestrate dall’appassionata ricerca storio-fotografica di Adalberto Morzenti, anche lui scalvino, ha visto la riproduzione del quadro, l’emozione è stata fortissima.
Sulla soglia dei 90 anni (è nata nel 1932), Giuditta Duci si è rivista ragazzina in quell’olio su tela di cui, a tutt’oggi, si sa pochissimo: solo che fu esposto alla 1° Mostra Nazionale di Arte Sacra di Bergamo dal 15 agosto al 22 settembre del 1946. Ma dove materialmente si trovi la tela non si sa, se appesa in qualche sala, o in soffitta, o parte di una collezione privata. Chissà dove.
«Tutto nasce da una serie di foto, parte della sterminata collezione di 1.700 scatti dell’archivio dell’allora medico condotto del paese, Luigi Maini che la famiglia ha donato al Comune di Vilminore —racconta Morzenti — in cui si vede un pittore al cavalletto. Su precisa richiesta della famiglia Maini ho cominciato la ricerca: chi è l’artista fotografato?».
Bisogna azionare una macchina del tempo complessa, ma gli scalvini più anziani ce l’hanno ancora bene in mente, quell’artista: «Un tipo severo che chiedeva sempre di bere il latte appena munto la mattina — prosegue Morzenti — ma il nome nessuno se lo ricordava con precisione: Lombardi, Alebrandi, Lorandi, forse. Così ho ripensato ai ragazzi del tempo tra cui Giuditta, che ora abita a Darfo, le ho chiesto notizie che si ricordava benissimo: il nome dell’artista e il fatto di essere stata ritratta proprio da lui in una tela che lei, però, non aveva mai visto».
Morzenti si muove a tutto campo alla ricerca del ritratto «perduto», vuole riscoprirlo: «Contatto l’Accademia Carrara di Bergamo, alcune gallerie d’arte, un medico omonimo, purtroppo senza successo. Il quadro non si trova. Dopo aver letto che il pittore Alebardi era nato a Seriate, dove il Comune gli ha intitolato, in occasione del centenario della nascita nel 1983, la piazza antistante il municipio, mi rivolgo all’assessorato alla cultura».
Qui Morzenti conosce la referente del servizio, Carmela Redolfi, che gentilmente gli invia il catalogo della mostra celebrativa di Angiolo Alebardi al Conventino. Ma del quadro in questione nessuna traccia. «Pensavo ormai di arrendermi, ma grazie all’incontro tenutosi, lo scorso 15 ottobre, tra la funzionaria Redolfi e due nipoti del pittore, Maria e Luisa Valoti Alebardi, ho potuto avviare una corrispondenza finalizzata proprio al quadro in questione».
Le due nipoti hanno una bibliografia del nonno che nessuna istituzione può vantare e il quadro, con la raffigurazione di Giuditta Duci, spunta da un catalogo delle due eredi. «Si vede la Madonna con le trecce bionde di Giuditta e con lei si riconosce anche il pastore, Giuseppe Capitanio, che a Vilminore faceva il postino. Un personaggio del posto, defunto ormai da mezzo secolo, ma di cui molti scalvini tuttora si ricordano» conclude Morzenti che, dopo giorni dall’avvenuta identificazione, è ancora emozionatissimo per la scoperta.
Una soddisfazione paragonabile ad aver rinvenuto l’ago in un pagliaio di opere davvero molto esteso, perché la produzione di Alebardi è stata davvero vasta «Ho omaggiato Giuditta della riproduzione fotografica del quadro — chiude Morzenti — anche come regalo per i suoi 65 anni di matrimonio celebrati qualche giorno fa». Nozze di platino con il marito Vittorio Bettineschi. E con un regalo altrettanto prezioso, sicuramente mai ricevuto prima.
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