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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
Luigi Guelpa per “Libero Quotidiano”
Le molestie sessuali della notte di Capodanno in Germania non sono altro che un repertorio di pratiche che gli aggressori hanno "esportato" dai Paesi d' origine. È infatti un esercizio purtroppo diffuso, per "festeggiare" l'Eid El Fitr (la ricorrenza della chiusura del mese di digiuno imposto dall' Islam), o altre celebrazioni del calendario religioso islamico, molestare per le strade ragazze fino a commettere atti di vera e propria violenza sessuale.
Accade con una certa regolarità in Tunisia, Egitto e Marocco, ma anche nei paesi del Golfo Persico. Il più delle volte gli aggressori agiscono in massa, proprio come accaduto a Colonia, Amburgo e Bielefeld, il che rende difficile per le vittime la possibilità di difendersi. Anche se il problema non è del tutto nuovo, negli ultimi anni è diventato qualcosa che, ad esempio in Egitto, viene paragonato a un' epidemia.
La sensazione di impunità per i responsabili è tale che le aree di maggior rischio sono quelle più popolari e trafficate, ma anche i parchi pubblici. In Germania, lo ribadisce tra gli altri il ministro della Giustizia Heiko Maas, che ha parlato di azione organizzata e coordinata, prende addirittura piede l' ipotesi di un piano d' azione dal nome "Taharrush Gamea", che tradotto significa "molestare e aggredire le donne in strada". Sarebbe in pratica partito un "ordine dall' alto" per vendicarsi delle donne bianche, mettendo a frutto la familiarità di crimini perpetrati con una certa dimestichezza.
colonia manifestazioni dopo le molestie di capodanno 6
Dopo aver ignorato la piaga delle molestie sessuali per lungo tempo, la società egiziana ha cominciato dallo scorso anno a rendersi conto della gravità del problema. Il 17 luglio 2015, giorno dell' Eid El Fitr, la polizia ha effettuato ben quarantasei arresti. Per qualcuno le manette sono scattate addirittura in flagranza di reato. L' Egitto a dire il vero ha preso sul serio il problema dopo l' insediamento del presidente Al Sisi.
Diverse associazioni per i diritti umani avevano lanciato l' allarme per sensibilizzare l' opinione pubblica, i politici, e cercare di porre rimedio all' aberrante piaga. Le denunce erano finite anche sulla scrivania dell' ex presidente Morsi, rappresentante della Fratellanza musulmana, che non si era preoccupato minimamente del problema. In seguito ai fatti di Colonia, i governi di Egitto e Tunisia hanno fatto pubblicare sui più diffusi mezzi di comunicazione, vere e proprie mappe delle zone a rischio delle città. Corredate da consigli essenziali per le ragazze.
Il ministro tunisino della Famiglia, Samira Merai, rappresentante del governo laico di Habib Essid, ha invitato le giovani a non uscire da sole e se è possibile di farsi accompagnare da padri o fratelli. Una presenza maschile risulterebbe un deterrente essenziale. Al Cairo invece la comunità cattolica copta (6mila battezzati e 9 chiese) ha messo in piedi ronde armate che presidiano parchi, metropolitane e zone sensibili per scoraggiare gli aggressori.
Tutto questo mentre negli Emirati Arabi i dotti islamici più moderati si aggrappano al termine "Ankihu", l' imperativo arabo del verbo "sposare". Un invito che viene rivolto ai fedeli per scoraggiare atti impuri e tentazioni corrotte. «La morale sessuale islamica non ammette il concetto di sesso libero e violento», sostiene Ahmed al-Tayeb, il grande imam del Consiglio musulmano degli anziani, che proprio su questo concetto si era scontrato con il radicalismo del predicatore sunnita Yousef Al Qaradawi, che in più di una circostanza aveva difeso i "predatori sessuali".
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