“È STATO IL CHIATTONE”: COSÌ CIRO ESPOSITO RICONOBBE DANIELE DE SANTIS (120 CHILI), L’UOMO CHE GLI AVREBBE SPARATO - FUNERALI EVANGELICI IN PIAZZA A SCAMPIA, LA FAMIGLIA NON VUOLE LE ISTITUZIONI. E GLI ULTRÀ GIURANO VENDETTA

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1. CIRO IN UN AUDIO PRIMA DI MORIRE: ‘E’ STATO DE SANTIS A SPARARE’ - I PARENTI: ISTITUZIONI NON GRADITE

 

Massimo Lugli per ‘La Repubblica’

 

tweet e messaggi di odio contro ciro espositotweet e messaggi di odio contro ciro esposito

Ha lottato per tutta la notte, con le ultime forze che gli restavano. Poi, alle 6 del mattino, il cuore di Ciro Esposito ha smesso di battere. Una tragedia ormai inevitabile accolta con mesta rassegnazione dai genitori e dai parenti, ormai prostrati da un alternarsi di speranze, angoscia e delusione.

 

Non parlano più Giovanni e Antonella Esposito: «Il nostro silenzio» spiega lo zio Enzo, diventato suo malgrado il portavoce della famiglia «corrisponde a quello delle istituzioni che non si sono degnate di farsi vive e che oggi non sono gradite». Ma nel tardo pomeriggio la mamma del tifoso ucciso a colpi di pistola trova la forza di lanciare l’ennesimo appello contro le rappresaglie che tutti temono: «Ciro è stato ucciso per un atto di violenza. Questo non deve più accadere. Nessuno deve più pagare e soffrire per una cosa bella come il calcio che Ciro amava tanto. Basta con la violenza, ragazzi: alzate gli striscioni, applaudite, fate i cori. Nel nome di Ciro, basta con la violenza, ve lo vieto».

 

E ancora: «Chiediamo giustizia affinché la persona che ha sbagliato nei confronti di mio figlio possa pagare legalmente. Si deve inginocchiare davanti a Dio e chiedere perdono del male che ha fatto a mio figlio, a me, alla mia famiglia e alle tante persone che amavano Ciro. Lo deve fare davanti a Dio e alla legge». E ieri mattina i genitori e gli zii sono stati ascoltati dalla Digos: durante i momenti di lucidità, il tifoso aveva riconosciuto in Daniele De Santis l’uomo che gli ha sparato.

CIRO ESPOSITO CIRO ESPOSITO

 

«È stato il “chiattone”» aveva detto davanti alla foto di “Gastone”, che pesa 120 chili. Il riconoscimento è stato registrato da un file audio e consegnato in questura. Quanto alle indagini sul commando di ultrà che ha partecipato al raid, cinque persone sarebbero state già identificate, altre cinque sono ancora sconosciute. Per motivi di sicurezza, intanto, Daniele De Santis è stato trasferito dal Policlinico Umberto I all’ospedale di Viterbo. Su “Gastone”, ora, incombe un’accusa da ergastolo: omicidio volontario.

 

Il resto è solo drammatica routine giudiziaria. La salma è stata trasferita al Policlinico dove, stamane, il professor Costantino Cialella, designato dal pm Eugenio Albamonte, effettuerà l’autopsia. E nell’attesa dei funerali, che verranno celebrati nella piazza di Scampia, i familiari chiedono che a Ciro venga riconosciuto un encomio. «È morto da eroe». In un twitter, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, annuncia una giornata di lutto cittadino. Alla famiglia Esposito è arrivato anche un messaggio di solidarietà di Francesco Totti.

 

 

2. NON FINISCE QUI, GLI ULTRÀ GIURANO VENDETTA

Dario Del Porto e Conchita Sannino per ‘La Repubblica’

 

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Vietato farli incontrare. Non solo ora, non solo qui. «Rischio di ritorsioni a medio e lungo termine » tra napoletani e romanisti, scrivono gli specialisti della Digos di Napoli nelle informative inviate al Viminale. Vietato minimizzare dopo la morte di Ciro Esposito: un tifoso disarmato ucciso, a pochi metri dall’Olimpico in quel dannato 3 maggio, da un ultrà con la pistola. L’ipotesi allo studio dell’intelligence e del governo è di inedita drasticità: uno stop alle trasferte sull’asse Napoli- Roma, per scongiurare contatti tra le tifoserie già storicamente contrapposte e ora divise dall’odio per l’uccisione del trentenne operaio di Scampia.

 

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 Ma esiste un’opzione anche più severa: proibire ai supporter giallorossi di seguire la squadra anche in altre tappe considerate a rischio — sempre che valutazioni di altra natura, politica o economica, non abbiano la meglio sugli obiettivi di prevenzione e sicurezza disegnati in queste ore. Intanto resta altissima la vigilanza sugli “umori” del mondo ultrà napoletano. Rabbia, indignazione, rancore. E sete di giustizia sommaria.

 

Sentimenti che, per ora, corrono sul web ma vengono presi in seria considerazione dagli inquirenti. Sotto la lente di chi sta monitorando anche i social network finsice l’hashtag: #nonfiniscecosi”. Significa: vendetta. Qualcuno ha già lanciato su twitter, rivolto ai romanisti, una minaccia: «State attenti, vi consiglio di fare i bagni ad Ostia e Fregene». Sottinteso: quest’estate non potrete girare in vacanza tranquillamente.

 

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Ecco perché, dalla questura di Napoli dove il questore Guido Marino e il capo della Digos Luigi Bonagura sono in costante contatto con i colleghi della capitale, si disegnano due scenari. La ritorsione a “medio termine”, che potrebbe essere innescata da incontri più o meno casuali, persino in un villaggio turistico, tra le tifoserie che se la sono giurata; e lo spettro di una vendetta a “lungo termine”, alla ripresa della stagione sportiva, magari in pieno campionato, con incroci dei rispettivi pullman su autostrade, arterie periferiche o autogrill.

 

Fedayn Napoli Fedayn Napoli

Nella galassia ultrà, c’è chi ostenta calma ma pronuncia parole di fuoco. Come C. un capo della curva A napoletana, imprenditore, 45 anni, padre di famiglia che dice a Repubblica : «I bastardi come quell’assassino romanista muoiono ogni giorno, appena aprono gli occhi. Noi no. Gli uomini veri, come gli ultrà, o come Ciro, muoiono una sola volta. E poi i romani, come la storia ci insegna, hanno sempre lottato per prevaricare e conquistare potere. Noi napoletani abbiamo sempre subìto, accettato dominazioni. Ma poi arriva la disperazione. E quella diventa il nostro riscatto, la nostra arma». Eppure la madre di Ciro, Antonella, sta pregando tutti i suoi amici, da quel giorno: «Nel nome di Ciro basta violenza, ve lo vieto».

 

C’è una Napoli affranta che aspetta di salutare Ciro, domani, a Scampia, nel giorno dei suoi funerali. La celebrazione, che si svolgerà con rito evangelico ai piedi delle Vele, stessa piazza del quartiere che ospitò la storica visita di Papa Giovanni Paolo II, è annunciata anche la presenza di delegazioni di ultrà delle squadre gemellate con il Napoli: Genoa, Catania, Ancona. Sono attesi anche i sostenitori della Lazio: la pluriennale ostilità fra biancocelesti e napoletani si è trasformata in amicizia proprio dopo la tragica sequenza del 3 maggio. Il sindaco Luigi de Magistris annuncia il lutto cittadino.

 

«Napoli è profondamente colpita dalla morte di Ciro e lo sono anche io. No alla violenza, no alla vendetta, sì alla giustizia. Questo è il modo migliore per dare una risposta alla famiglia di Ciro e alla città», sottolinea il sindaco. Che poi chiede alla magistratura e al governo «di accertare tutte le responsabilità per quanto accaduto quel giorno. Se c’è qualcuno che ha sbagliato, come pare del tutto evidente, paghi».

HAMSIK E GENNY A CAROGNA HAMSIK E GENNY A CAROGNA HAMSIK GENNY A CAROGNA HAMSIK GENNY A CAROGNA

 

Scampia ora vuole solo ricordare il suo “eroe”. Gli striscioni che invitavano Ciro a non mollare vengono riavvolti fra le lacrime. Al loro posto, un lungo drappo nero, davanti all’autorimessa dove il tifoso lavorava: “Ciao eroe” e la grande foto dove sorride. Poi con la vernice spray: “Ciro per sempre ultrà”. In serata, al San Carlo, la replica del Requiem di Mozart si apre con un minuto di silenzio.