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Marco Menduni per “la Stampa”
La liberazione di Jacqueline Veyrac è densa di miseri, come lo è il suo rapimento. Ieri alle due del pomeriggio la regina del turismo di lusso in Costa Azzurra, la proprietaria del Grand Hotel di Cannes e de La Réserve di Nizza, è stata ritrovata dalla polizia.
Quarantott' ore dopo il sequestro vicino a casa, in una traversa della centralissima rue Gambetta, Jacqueline ha riabbracciato il figlio Gérard.
Ma anche su quanto accaduto in queste fasi le versioni sono contraddittorie. La famiglia: si è liberata da sola dai lacci che la imprigionavano, ha suonato il campanello in una casa e ha chiesto aiuto.
La segnalazione Racconta un' altra storia il procuratore di Nizza Jean-Michel Priest: è stato un abitante della zona, insospettito da un furgone che non aveva mai visto in quella strada, ad avvicinarsi e a vedere attraverso i finestrini, legata e imbavagliata e contusa, una donna nel vano posteriore.
Ha chiamato la polizia, ha rotto il cristallo e ha liberato Jaqueline. Poi, «la signora è stata portata in ospedale, perché ha 76 anni e aveva apparentemente trascorso le ultime 48 ore in auto».
Solo poco prima era stato l' ex sindaco di Nizza Christian Estrosi, oggi presidente della città metropolitana, a dare l' annuncio su Twitter: «Jacqueline Veyrac è sana e salva».
Due giorni nelle mani dei sequestratori. Ci sono 18 chilometri tra rue Gambetta, teatro del sequestro, e il Chemin de Saquier, dove la donna è stata ritrovata. Con il traffico ci vogliono quasi 50 minuti per arrivare là, dove l' ultima banlieue lascia già posto alla campagna. Poco distante c' è il centro commerciale Nice Lingostière: supermercato, negozi, multisala.
ritrovata jacqueline veyrac 11
Ma è dall' altra parte del fiume e qui non arriva nessuna eco del viavai delle auto. Qui ci sono gli alberi alti al bordo della strada, poche case e pochi mezzi parcheggiati: un' utilitaria Renault grigia, un Suv Hyundai, un Mitsubishi L200. Per terra, accanto a un furgoncino bianco il cui vetro infranto è già stato coperto da una pellicola dorata, un diluvio di vetri spezzati: il segno della liberazione.
I tralicci dell' alta tensione passano sopra due casette di due piani con i tetti di mattoni rossi. Una sembra abbandonata.
Dietro, il declivio delle colline. Mentre la polizia sta setacciando la zona, arriva un' auto.
Ci sono due persone a bordo.
Appena vedono i poliziotti frenano, invertono la marcia e tentano la fuga. Scatta l' inseguimento, vengono fermati e portati in commissariato. Sono collegati al rapimento? O avevano solo qualcosa da nascondere? Il procuratore Priest non si sbilancia. Parla di «un caso complesso, con molte interferenze. Dirò pochissimo fino alla fine dell' inchiesta». Le ipotesi: un avvertimento, dopo il primo tentativo di sequestro del 2013. Il linguaggio della criminalità: alla terza volta non sopravviverai. Poi l' azione di una banda sgangherata, pressata dalle ricerche delle forze dell' ordine.
COSTA AZZURRA JACQUELINE VEYRAC
Qualcuno ha ipotizzato il pagamento-lampo di un riscatto, ma inquirenti e famiglia negano. Sul piatto, anche tanti dubbi sulla vicenda di questa donna, sfuggita due volte in tre anni ai rapitori in circostanze rocambolesche e che pure non ha mai voluto né protezione né guardie del corpo. Perplessità che il procuratore di Nizza non riesce a celare.
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