DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Roberto Fiori per “la Stampa”
«Ne ho le scatole piene, ma tiro avanti». Oscar Farinetti ci risponde da New York. «Resterò qui per tutto Natale. Con mio figlio Nicola stiamo lavorando all’apertura del secondo Eataly a Manhattan. Lo inaugureremo a ottobre 2015 in un edificio del nuovo One World Trade Center e lo dedicheremo al tema della pace».
Buoni propositi, che però non bastano a placare il malumore per ciò che avviene di qua dall’Oceano: l’interrogazione parlamentare al ministro Martina sull’assegnazione senza gara di due padiglioni dell’Expo alla società Eataly, l’interessamento del presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone e le precisazioni del commissario unico del Governo per Expo 2015, Giuseppe Sala.
Farinetti, si sente di nuovo nel mirino?
«La macchina del fango contro di me è sempre in azione, ma per fortuna sono poche persone che usano argomenti irrisori. Stimo Cantone, anche se non lo conosco, e sono ben contento che vigili attentamente. Per quanto ci riguarda, abbiamo ottenuto un affidamento diretto e anche questo è un tipo di gara.
L’Expo cercava un food retailer in grado di fornire una narrazione sulla biodiversità e credo che nessun altro avrebbe potuto farlo meglio di Eataly, una catena conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. E’ come se la Rai avesse dovuto fare una gara per affidare il racconto in tv dei Dieci Comandamenti: solo Benigni poteva farlo. Immaginate se l’Expo fosse dedicata all’auto e volesse creare un padiglione sui veicoli italiani in Formula 1: lo darebbe alla Ferrari o farebbe una gara?».
Allora, perché questo accanimento?
«C’è gente che cerca il marcio ovunque, che vuole un’Italia piena di malizie e di dubbi, che gode nel vedere il nostro Paese sprofondare nella palude della disperazione. Sono gli stessi che non vogliono l’Expo, non vogliono le riforme e fanno il solito giochetto di abbinarmi a Renzi per avere più visibilità. Ma ottengono il risultato opposto: mi danno la possibilità di raccontare il grande intervento che faremo a Milano».
Ce lo descriva.
«E’ un investimento da 7-8 milioni: non guadagneremo soldi, perché in sei mesi non c’è tempo sufficiente per rientrare dalla spesa, ma lo facciamo, perché vogliamo bene al nostro Paese. Si fa il tifo anche lavorando, non solo guardando la Nazionale in tv. Il titolo sarà “The answer my friend is blowin’ in the wind” e vorrà dimostrerà che, grazie al vento e alla posizione geografica, l’Italia è il paese con la più grande biodiversità al mondo».
Chi avete coinvolto?
«Ci saranno 4 installazioni, su 8mila metri quadrati. La prima sarà fatta da Eataly e sarà dedicata al cibo. La seconda l’abbiamo affidata all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo per parlare della biodiversità del paesaggio italiano, con novemila cartoline digitali. Della terza si occuperà la Scuola Holden di Torino e sarà incentrata sulla biodiversità umana. Infine, Vittorio Sgarbi racconterà la biodiversità nell’arte, portando all’Expo 80 capolavori dei maestri italiani per spiegare perché in Toscana è nato il primato del disegno e a Venezia quello del colore».
Si potrà anche mangiare?
«Certo: allestiremo venti ristoranti, uno per ogni regione italiana, dove si avvicenderanno cento chef per rappresentare ognuno il proprio territorio d’origine, garantendo ai visitatori la possibilità di mangiare ogni giorno piatti piemontesi, siciliani o toscani e di scoprire la biodiversità direttamente con il palato».
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