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Stefania Ulivi per il Corriere della Sera - Roma
«È una grande gioia sapere che il nostro unico film, The World of Gilbert & George , è qui alla Festa del cinema e che il pubblico lo vedrà in sala. È una bellissima idea, da noi in Gran Bretagna è sempre stata un' opera proibita. Cercarono di ignorarla quando uscì nel 1981, poi divenne celebre l' anno dopo perché fu mostrata a Documenta a Kassel».
Eccoli qui, Gilbert & George, «due persone, un artista», la presenza più aliena e insieme più naturale di questa XI edizione. Oggi è il loro giorno: alle 15.30 si paleseranno sul red carpet , mezz' ora dopo incontreranno il pubblico in Sala Petrassi con Mario Codognato e Alessandra Mammì.
Quindi la proiezione del film (in versione restaurata a cura di CSC - Cineteca Nazionale con Milestone Film & Video) e, in serata, alla Casa del Cinema, la ciliegina sulla torta: i due artisti parteciperanno alla proiezione di uno dei loro film prediletti, Shaolin Martial Arts di Chang Cheh visto nel lontano 1974.
«Era l' epoca in cui inventammo le Sculture viventi, non eravamo famosi, non avevamo uno studio. Ogni giorno andavamo al cinema anche tre volte al giorno in piccole sale in giro per Londra che non esistono più. Questo ci colpì per il manifesto, lo vedemmo a Soho, in piena Chinatown, in un cinema cinese in un seminterrato. Ci ha influenzato molto per il suo forte senso morale senza essere moralista».
Affabili e divertiti, i consueti abiti di tweed perfettamente coordinati, l' allegria che non provano a mascherare di essere parte di una festa del cinema.
«The World of Gilbert & George rivisto a distanza di anni, mantiene lo spirito del tempo - raccontano Gilbert Prousch e George Passmore al Corriere -. Continuiamo a credere nel nostro motto, Art for all . Ci interessa la persona nella sua complessità, la nostra è stata arte emozionale non astratta, l' arte per l' arte non è mai stata il nostro obiettivo». Non rincorrono le celebrazioni. «Siamo in una fase molto creativa come artisti, lavoriamo moltissimo.
Certo, ci piace avere un gran seguito, continuiamo a fare mostre in giro per il mondo e apriamo il nostro studio alla gente comune». Giovani specialmente. «Amiamo quando vengono e ci dicono che siamo pazzi: è un complimento. Non abbiamo mai fatto la cosa giusta».
Da cinquant' anni, dopo essersi conosciuti alla Saint Martin' s School of Art dove studiavano scultura, abitano nella stessa casa londinese dell' East End, furono i primi artisti a trasferirsi nella zona. Oggi è tutto cambiato. «C' è una grande mescolanza, ci piace questo continuo cambiamento. Quello che è bellissimo di Londra è che in giro sono tutti giovani, tutti i ragazzi europei vogliono essere lì, resta un luogo di libertà».
Cosa succederà oggi all' incontro non lo sanno neanche loro. «Siamo pronti a rispondere a tutto». Forse avranno anche l' occasione di parlare di Brexit, che continuano a sostenere e approvare. «C' è più Europa nelle strade di Londra che nei palazzi di Bruxelles, date retta a noi».
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