GLI SPALLONI UMANI - A VENTIMIGLIA TORNANO I 'PASSEUR': 70 EURO E GLI IMMIGRATI PASSANO IL CONFINE. "C'È IL BLOCCO, MA NE PASSANO 100-150 AL GIORNO"

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Marco Menduni per “la Stampa

 

MIGRANTI VENTIMIGLIA MIGRANTI VENTIMIGLIA

I francesi giurano: «I migranti non passeranno». Invece passano, passano eccome il confine. «Se ne vanno almeno in 100, 150 al giorno», spiega un agente della polizia di frontiera. Il calcolo degli arrivi e delle partenze è pura aritmetica e i numeri non sgarrano: «Se fossero rimasti tutti qui, dal giorno in cui la gendarmeria si schierata sul confine, sarebbero già sette-ottocento. Invece il numero rimane stabile». Un centinaio accampati alla stazione. Altrettanti sugli scogli del confine di San Ludovico sorvegliato a vista dalle camionette, ma meno, sempre meno.

 

Uno dopo l’altro, accettano i ricoveri offerti dalle autorità italiane, con la collaborazione di una giovanissima mediatrice marocchina della Croce Rossa. Una donna eritrea piange disperata. Ha ricevuto la telefonata dei parenti che erano con lei: «Sono riusciti a passare, mentre io rimango bloccata qui».

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Molti si incamminano a piedi, a notte fonda, verso l’ex frontiera di San Ghetto, tra Olivetta San Michele e Sospel, sulla statale del Colle di Tenda, e li vedi camminare in silenzio lungo il ciglio della strada. Altri saltano sui vagoni diretti a Marsiglia allo scalo merci. Altri riprendono il treno e si dirigono verso nord, in Piemonte. C’è chi, pagando una guida, si avventura sul sentiero della morte sopra i paesi di Mortola e di Grimaldi. «Se ne vanno? Fanno bene – sospira il sindaco Enrico Ioculano – e se potessi glielo direi io, dove si può arrivare in Francia». Nelle prossime ore incontrerà il sindaco di Nizza per chiedere l’apertura di un corridoio umanitario.

 

PASSEUR DALLE CAMICIE VERDI

Ma è alla stazione ferroviaria che, nel dramma, si è organizzata quella piccola economia illegale che cerca di trarre profitto anche nelle situazioni più disperate. «Basta andare lì e osservare, si capisce subito chi sono i passeur e i loro emissari», suggerisce un poliziotto. È davvero così. Non si nascondono. Tutto è alla luce del sole, sotto lo sguardo indifferente delle forze dell’ordine e dei volontari dell’accoglienza. Nabir è algerino. Avvicina i migranti e si fa capire: «Io vi posso aiutare». I suoi due amici sono l’uno tunisino, l’altro marocchino.

 

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Anche loro indossano camicie verdi, quasi fosse un codice per riconoscersi. Abitano oltreconfine, in regola con i permessi di soggiorno. Dall’altra parte della strada, all’angolo del viale che scende verso il mare, c’è un italiano. Lui ha la camicia gialla, continua a osservare. Tenendolo d’occhio, si capisce qual è il suo compito.

 

Le auto e i furgoncini dei passeur non sono parcheggiati qui davanti. Sono nel grande posteggio sul fiume Roja: furgoni Peugeot bianchi, con la targa francese. L’appuntamento è vicino alla passerella Squarciafico, che attraversa il fiume. Nando ha l’incarico di accompagnare gli immigrati al punto d’incontro. Giunti alla passerella, però, l’italiano si accorge di essere seguito.

 

IL PERCORSO

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Invita il gruppetto dei migranti a nascondersi. Si vede che teme un controllo della polizia. «Io non c’entro niente, non ho nemmeno la macchina», risponde prima ancora di potergli porre un quesito. Poi capisce e l’atmosfera diventa meno tesa. «Qui non si ammazza nessuno. Siamo solo persone che faticano ad andare avanti e non è meglio così, dare una mano ad altri poveracci in difficoltà, piuttosto che andare a rubare?».

prosegue blocco a ventimiglia, migranti sgomberati 5c33659prosegue blocco a ventimiglia, migranti sgomberati 5c33659

 

Dare una mano, come spiega Nando, ha un prezzo. Settanta euro a persona per passare il confine, mentre a lui ne vanno cinque per ogni missione. Alla fine della giornata sono almeno sei o sette. Ci allontaniamo, ma da lontano si vedono ancora i quattro migranti, con i borsoni, sulla distesa di sassi, dietro l’escavatore. Aspettano il definitivo segnale di via libera, di cessato pericolo.

 

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Le auto dei passeur si muovono in coppia. Davanti una Renault bianca, anonima. Dietro, una station wagon o un furgoncino. Il primo tentativo è alla frontiera della seconda cornice, quella di Ponte San Luigi. Se il conducente della prima auto vede i gendarmi schierati, avvisa i complici che lo seguono e che fanno dietrofront. Poi si tenta dall’autostrada. Se ogni via è sbarrata, restano le stradine sui monti. Quelle che nessuno rivelerà mai.

 

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