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Francesco Erbani per “la Repubblica”
La grande collezione sarà in mostra in Italia e all’estero, ma l’incognita è la sede definitiva. L’accordo fra il ministero dei Beni culturali e la Fondazione Torlonia è nero su bianco. La più grande collezione di arte antica di proprietà privata sarà finalmente visibile, come a suo tempo anticipato da Repubblica.
Da 60 a 90 delle 620 fra statue, busti e bassorilievi chiusi in tre stanzoni di un palazzo in via della Lungara a Roma, verranno esposti in una mostra allestita nella seconda metà del 2017 probabilmente a Palazzo Caffarelli, a due passi dal Campidoglio. La mostra sarà curata da Salvatore Settis, coadiuvato da un comitato di cui farà parte Carlo Gasparri, l’archeologo che meglio conosce la storia secolare della collezione.
Dopo Roma, la mostra andrà in un’altra capitale europea, forse a Londra, al British Museum, poi negli Stati Uniti, al Getty di Los Angeles e quindi l’accordo prevede una collocazione stabile. Dove e in che tempi, però, è tutto da vedere ed è stato evidente, ieri durante l’incontro che ha preceduto la firma, che le trattative proseguiranno e non saranno semplici.
D’altronde si arriva all’accordo dopo anni di tentativi subito interrotti di avviare un dialogo fra lo Stato e la famiglia Torlonia che consentisse di godere di un patrimonio dalla qualità inestimabile. Anni di diffidenze dopo la decisione, presa dal principe Alessandro Torlonia sul finire degli anni Settanta, di trasformare in appartamenti i locali che ospitavano la collezione nel suo palazzo di via della Lungara.
Le statue finirono ammucchiate in tre cameroni al piano terra, inaccessibili a tutti. Seguirono sequestri, processi e sentenze. I nuovi segnali di riavvicinamento risalgono all’estate scorsa, una volta messo diplomaticamente in parentesi il passato giudiziario. Artefici il nipote del principe Torlonia, Alessandro Poma, e il direttore generale delle antichità, Gino Famiglietti. Quindi è intervenuto il ministro Franceschini, che ha incontrato l’anziano principe.
La conclusione della vicenda attende passaggi importanti. L’organizzazione delle mostre ha preso il via. Ieri Settis e Gasparri hanno fornito assaggi sul formarsi della collezione, sulle acquisizioni e poi sul valore delle statue, sui restauri e le integrazioni subite nei secoli. Settis però non si è sbilanciato sul tipo di mostra, sul filo scientifico e narrativo che legherà i pezzi scelti.
Ma sulla collocazione definitiva è il ministero, più dei Torlonia, a mettere l’accento. Tutti parlano di un prestigioso edificio pubblico. Che però non è stato individuato (si è ipotizzato Palazzo Valentini). Diverse questioni sono da risolvere. Sarà disponibile l’archivio della famiglia Torlonia per ricostruire aspetti importanti della collezione? E inoltre: entro pochi giorni sarà designato il direttore generale che al ministero terrà insieme belle arti, paesaggio e antichità per effetto della riforma Franceschini. Non è secondario, per il buon esito della trattativa con i Torlonia, capire chi siederà sulla poltrona che erediterà il lavoro di Famiglietti.
collezione torlonia tomba francois 3
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