DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Davide Vecchi per il “Fatto Quotidiano”
La guardia privata in servizio a Banca Etruria dice di sentirsi "come in Grecia: se le ricorda le code agli sportelli? Qui da settimane è uguale". Qui è corso Italia, Arezzo. La sede centrale dell' istituto di credito. E che ci sia stata una fuga di correntisti lo confermano i dati - ancora parziali - raccolti da Federconsumatori: si parla di un miliardo di euro ritirato da clienti che hanno chiuso i conti e sono scappati.
E c' è chi si preoccupa della tenuta stessa della banca. "Tra qualche mese non avranno più i soldi neanche per pagare gli stipendi", afferma Giorgio Vignaroli, membro dell'associazione Amici di Banca Etruria ma tiene a precisare: "Io parlo per me non per l' associazione, tanto quel che accade ormai lo sanno tutti perché coinvolge in maniera diretta o indiretta, con un parente o un amico, chiunque in città".
BANCA ETRURIA - IL PENSIONATO SUICIDA
Il classico sabato pomeriggio in centro delle città di provincia è scandito ovunque dai guai dell' Etruria. Il proprietario di un bar sotto i portici racconta di "aver chiesto un fido per l'attività e per averlo ho dovuto sottoscrivere obbligazioni subordinate di importo equivalente", la cassiera di un negozio d' intimo ricorda di quando "andai a firmare per il mutuo con mio marito".
E la beffa, per loro due come per tutti gli altri, "è che ora devo rientrare del debito e non capisco perché loro che ci hanno rubato i soldi vendendoci carta straccia non pagano niente mentre noi dobbiamo comunque onorare tutto fino all' ultimo centesimo". In tutto, nella sola provincia di Arezzo, sono andati in fumo grazie al provvedimento dell' esecutivo Renzi circa 250 milioni di euro. In una notte.
Le sole obbligazioni subordinate hanno coinvolto 5000 risparmiatori con cifre che vanno dai 10 mila ai 140 mila euro ciascuno. A metterli in fila è stata Federconsumatori che da quindici giorni riceve cento persone nei propri uffici che chiedono come reagire. "Una sfilata di casi uno più surreale dell' altro", racconta il presidente Pietro Ferrari.
"Noi stiamo raccogliendo tutto ed entro martedì presenteremo l' esposto in procura almeno per chiedere che vengano presi dei provvedimenti nei confronti dei vertici, un sequestro come avvenuto nelle Marche". Quindi bloccare conti correnti, pignorare abitazioni, beni a chi "ha raggirato pensionati, anziani, famiglie intere ora disperate". Tra loro c' è anche il padre di Maria Elena Boschi. Ma di lui nessuno parla volentieri anche perché nessuno, spiega Vignaroli, ha mai capito come abbia davvero fatto carriera.
"Aveva pure poche azioni e comunque mi sa che qualcuno gli ha suggerito di non farsi vedere a giro per la città", aggiunge. Di fatto non si trova neanche a Laterina. L' abitazione della famiglia del ministro ieri mattina presto era deserta. Nella chiesa del borgo storico, dove solitamente va anche il ministro e dove fece la Madonna nel presepe quando era giovane, dicono di non vederli da giorni. Ma forse è per proteggerli.
I Boschi sono ormai l' emblema di banca Etruria. Il padre vicepresidente, la figlia azionista e protagonista del governo che è intervenuto sulla popolare, infine Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena, dirigente che per la Etruria curava il settore delle posizioni a sofferenza e a incaglio, settore che ha bruciato 185 milioni solo di fondi concessi a ex amministratori e sindaci della banca e mai restituiti. Spariti dalle casse dell' Etruria come i Boschi da Laterina e Arezzo. Persino la mamma del ministro, ex vicesindaco del piccolo paesino, preferisce non farsi vedere.
In città, invece, si sono perse le tracce anche di Matteo Bracciali, il 31enne imposto da Renzi e Boschi come candidato sindaco del Pd ad Arezzo e sonoramente sconfitto. Lui, con l' amica Maria Elena, fu l' animatore della Leopolda di un anno fa e, come il ministro, è sfuggito imbarazzato da quella ora in corso.
"Da queste parti non prenderanno mai più un voto", dice Vignaroli. "Io ho cercato per giorni Marco Donati (parlamentare aretino del Pd, ndr) e alla fine gli ho dovuto mandare una mail: è meglio che continuino a non farsi vedere per un po' mi sa, trovassero una soluzione reale prima".
La rabbia dei risparmiatori aretini oggi arriverà proprio alle porte della Leopolda. Renzi ha detto che vuole incontrare una delegazione. Ci sarà anche Ferrari che è però decisamente critico. "Se davvero pensa di liquidare questi poveri cristi con arbitrati e le mance che ha proposto non va lontano, non si può chiedere a operai, pensionati, lavoratori qualunque di rinunciare ai risparmi di una vita messi da parte togliendosi anche cibo di bocca e in cambio dargli un soldo bucato: sarebbe una seconda truffa".
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