PER EVITARE MISURE CAUTELARI, I LEGALI DI BOSSETTI GIOCANO L’ULTIMA CARTA: “POTEVA FUGGIRE E NON L’HA FATTO, NEMMENO DOPO CHE LA MADRE È STATA SOTTOPOSTA AL PRELIEVO PER L’ESAME DEL DNA”

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Paolo Colonnello per ‘La Stampa’

 

La difesa ha una leva per sollevare il mondo di accuse su Massimo Bossetti? Un punto saldo su cui convincere il tribunale del riesame? Uno di sicuro è cristallizzato nello stesso provvedimento di applicazione delle misure cautelari firmato dal gip Ezia Maccora: manca il pericolo di fuga.

 

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Un presupposto su cui si era basato il fermo disposto dal pm per l’arresto del muratore di Mapello il 16 giugno e che il gip ha smontato osservando che nei quasi 4 anni d’indagine per dare un volto e un nome a “Ignoto Uno”, Bossetti non si è mai allontanato dall’Italia. «Nemmeno - nota il gip - dopo che la madre nel luglio del 2012 è stata sottoposta al prelievo per l’esame del Dna».

 

Atteggiamento, rileverà la difesa se stamattina dovesse sciogliere la riserva di presentare il suo ricorso, che non corrisponde all’immagine criminale cucita su Bossetti da due settimane. Da almeno tre anni infatti si sapeva che attraverso uno screening genetico di massa nelle valli della bergamasca si stava cercando di dare un nome a “Ignoto Uno”, figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni autista di bus morto nel 1999, cui si era arrivati risalendo la catena genetica di un nipote, frequentatore della discoteca vicino al campo di Chignolo dove era stata ritrovata Yara Gambirasio.

 

Forse il muratore non sapeva di essere un figlio “illegittimo”, ma il dubbio che alla fine si arrivasse a lui poteva convincerlo a lasciare il Paese con tutta la famiglia senza destare sospetti. Invece Bossetti non si sposta neppure di un centimetro dalla casa di Mapello. Incontra perfino il papà di Yara sui cantieri dopo il ritrovamento del cadavere della bambina e non avrebbe mostra alcun disagio.

 

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Di più: sebbene lo abbia negato, secondo i titolari del centro estetico vicino a casa dei Gambirasio, Bossetti continua ad “abbronzarsi” anche per tutto il 2011. E se qualcuno lo avesse messo in relazione al “mostro”? Poi Bossetti cambia percorsi e abitudini, soprattutto nelle sue visite a Brembate. Alla fine, durante l’interrogatorio, nega perfino l’evidenza. Cosa è accaduto nel frattempo? Non si sa. Ma è vero anche che certi misteri diventano tali a seconda dei punti di vista e delle suggestioni investigative. I legali non si sbilanciano: «Questa - dice l’avvocato Salvagni - è una difficilissima partita a scacchi. Le carte migliori ce le giocheremo nel processo».


La carta più importante in assoluto non potrà che riguardare l’esame del Dna che ha dato il “match” con il profilo genetico di Bossetti. Una piena compatibilità di caratteristiche genetiche per 21 marcatori “Str autosomici” rilevata da ben 4 laboratori. Ciò significa, scrivono i periti, «che statisticamente un soggetto di sesso maschile su due miliardi di miliardi di miliardi condivide nella popolazione di riferimento tali genotipi o caratteristiche genetiche».

 

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Come è arrivato il Dna di Bossetti sui leggings e il risvolto delle mutandine di Yara? Non certo per impollinazione. Ed è qui che i legali dovranno dare la risposta più convincente. Ma visto che finora questa risposta non è arrivata e non regge l’ipotesi degli attrezzi da lavoro rubati a Bossetti, come minimo verranno messi in discussione i risultati dei laboratori e gli avvocati chiederanno che venga nuovamente prelevato e analizzato il Dna del muratore.

 

yara gambirasioyara gambirasio

C’è però da considerare che presto potrebbero arrivare i risultati dei test effettuati sui peli trovati sul corpo e attorno a Yara e che se la perizia confermerà l’anticipazione, poi ritrattata, del professor Buozzi di Pavia, per Bossetti sarebbe un ulteriore e definitivo colpo.

 

«Dateci almeno il beneficio del dubbio», dicono i legali. Un dubbio che deriverebbe dall’ostinazione con cui Bossetti finora ha negato ogni coinvolgimento. Ma, al di là della cella telefonica che dimostra la sua presenza a Brembate la sera del 26 novembre (anche se un’ora prima dell’uscita di Yara dalla palestra), e della polvere di calcina nei polmoni di Yara compatibili con il lavoro di muratore di Bossetti, c’è una serie di testimonianze raccolte negli ultimi giorni dagli inquirenti nei 500 metri quadrati attorno alla casa dei Gambirasio. E che lasciano capire come sarebbe stato facile per Bossetti agganciare Yara, rendersi in qualche modo “affidabile”, invitarla a salire sul suo camioncino “per un giro”. L’ultimo della sua vita.

 

La madre di Yara al premio di Pesaro Maura GambirasioLa madre di Yara al premio di Pesaro Maura Gambirasio