“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Emilio Randacio per la Repubblica
Tra «il 2003 e il 2009», il gruppo Eni, attraverso la controllata Agip KCO, ha dirottato «significative somme di denaro a esponenti dell’oligarchia kazaka e a intermediari ». Una somma che si aggira sui 15 milioni di dollari, necessari per ottenere l’appalto Kashagan, uno dei più importanti campi petroliferi, situati nel Caspio (il giacimento è capace di produrre 70 miliardi di barili).
Ma per quel fiume di denaro illecito, non ci sarà mai un responsabile, perché «non sono stati acquisiti contributi dichiarativi, o specifiche evidenze documentali». E, soprattutto, la procura di Milano non è riuscita a identificare i pubblici ufficiali kazachi, destinatari delle mazzette multimilionarie.
La sconsolante conclusione è del pm Fabio De Pasquale, che nei giorni scorsi ha depositato una corposa richiesta di archiviazione per 25 indagati per accuse che parlano di associazione a delinquere e corruzione internazionale. La procura non esclude affatto le mazzette. Anzi. «In effetti – scrive ancora De Pasquale – vi sono state consistenti regalie da parte di società del gruppo Bateman (per l’accusa legate ad Agip Kco, ndr) a favore di società schermo riconducibili a figure dell’establishment locale (kazako, ndr), quella che viene comunemente indicata come “l’oligarchia kazaka” ». Una ristretta cerchia di fedelissimi del potente presidente Nursuntan Nazarbaev.
Per anni, in questo filone, sono rimasti indagati personaggi di primo piano del mondo Eni. Da Guido Michellotti, presidente Agip Caspian Sea, a Umberto Carrara, ad di Agip KCO e Luigi Diamante, project director della stessa azienda. Ma anche Ernesto Ferlenghi, ex responsabile «dell’ufficio di rappresentanza di Eni a Mosca», Massimo Guidotti, agente della Bateman e «intermediario dei pagamenti», oltre a tre cittadini stranieri.
Utilizzando la società del «gruppo Bateman», nel 2006 ci sarebbero state «promesse di denaro e parziali versamenti alla società Enviro Pacific Investiment », che la procura di Milano riconduce «a Timur Kulibayev, genero del presidente kazako, Nazarbaev ».
Il nucleo di polizia tributaria, delegato alle indagini da De Pasquale, ha anche scoperto il conto della Banca Svizzera di Lugano, da cui «il 13 giugno 2005», sarebbe partito un primo versamento da un milione e mezzo di dollari. Guidotti, lo ha ribattezzato emblematicamente “Strategia vincente”. Giri di denaro ricostruiti passo dopo passo, nonostante il denaro sia transitato su conti bancari di mezzo mondo, ma a cui manca il passaggio finale: i destinatari. I pubblici ufficiali che dietro quei pagamenti – sempre secondo la convinzione della procura -, avrebbero dato il loro placet all’appalto appetito da Eni.
Nello stesso filone, De Pasquale ha chiesto l’archiviazione anche per i manager che hanno gestito appalti in Kuwait e ad Abu Dhabi. Con i pagamenti «di intermediazioni», necessarie a pagare pubblici ufficiali locali capaci di pilotare gli appalti.
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