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TUMORE, IO VIVO - UN GRUPPO DI RICERCATORI SPAGNOLI HA MESSO A PUNTO UN TEST IN GRADO DI PREVEDERE SE LA CHEMIOTERAPIA SARA' UTILE O MENO AL PAZIENTE MALATO DI TUMORE - IN CASO IN CUI L'ESAME SUGGERISCA DI NON PROCEDERE CON IL TRATTAMENTO, IL PAZIENTE POTRA' ESSERE INDIRIZZATO VERSO ALTRE CURE, SENZA DOVER SOPPORTARE GLI EFFETTI NEGATIVI DELLA CHEMIO - COME FUNZIONA IL TEST
(ANSA) - ROMA, 23 GIU - Un test che analizza in maniera combinata una serie di marcatori tumorali è in grado di identificare i pazienti con cancro che hanno maggiori probabilità di non rispondere alla chemioterapia. A metterlo a punto ricercatori del Centro Nacional de Investigaciones Oncológicas di Madrid, insieme a colleghi dell'università di Cambridge e dello spin-off universitario Tailor Bio, che ne hanno illustrato le caratteristiche sulla rivista Nature Genetics.
"La chemioterapia è buona per alcuni pazienti, ma non è efficace in tutti i casi. Tra il 20 e il 50% dei malati di cancro non risponde a questi farmaci", commenta il coordinatore dello studio Geoff Macintyre. I ricercatori di recente hanno contribuito a identificare alcuni biomarcatori che segnalano la presenza di instabilità cromosomica, cioè un'anomalia - frequente nel cancro - che fa sì che interi cromosomi o loro parti siano duplicati, assenti o assemblati male. Hanno inoltre scoperto che alcuni di questi sembrano associati alla risposta alla chemio.
Nel nuovo studio, il team ha verificato la presenza di questi marcatori in 840 pazienti con diverse forme tumorali (seno, prostata, ovaio e sarcomi) che si erano sottoposti a chemio, mettendola in relazione con l'efficacia della cura. I pazienti con positività per i marcatori avevano un rischio fino a 7 volte più alto di non rispondere al trattamento, anche in assenza di altri indicatori di rischio.
"Siamo stati in grado di dimostrare l'efficacia dei nostri biomarcatori di resistenza per tre tipi di chemioterapia: derivati del platino, taxani e antracicline", ha aggiunto Macintyre, che ha anticipato che il team è al lavoro su un una sperimentazione più ampia che confermi la scoperta e ne valuti la potenziale applicazione anche in altre neoplasie. Se i risultati saranno positivi, concludono i ricercatori, sarà possibile, da una parte, risparmiare gli effetti collaterali della chemio a chi non ne trae beneficio, dall'altra, indirizzare questi pazienti fin da subito verso cure che hanno maggiori probabilità di successo.
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