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Giampiero Maggio per “la Stampa”
Il gesto è stato immediato, istintivo. Ha afferrato una lattina di tonno dalla borsa della spesa, l' ha aperta e poi, stringendo tra le dita il coperchio di alluminio, si è recisa la giugulare morendo in pochi istanti. Giusy Shari Morando, 26 anni, studentessa al quarto anno di Medicina, quinta di sette fratelli, a quattro esami dalla laurea, è morta così, ieri mattina, uccidendosi davanti agli occhi della madre e di altre decine di persone ferme alle casse dell' ipermercato Carrefour di Burolo. Poi i soccorsi, l' arrivo del 118, il telo nero a coprire il cadavere.
Il suicidio di Giusy Shari Morando
Intanto molti clienti hanno proseguito a fare la spesa, qualcuno ha addirittura scattato fotografie col cellulare, incurante di avere a due passi una ragazza che si era appena uccisa. Ci hanno pensato i sorveglianti, mossi anche da pietà, ad allontanare le persone, a chiedere rispetto.
Solo quattro ore dopo le serrande del centro commerciale, ormai vuoto, si sono abbassate in segno di lutto. Questa, però, è la fredda cronaca. Un secondo dopo arrivano le domande. Soprattutto una, perché? Nessuno, tra chi la conosce, è in grado di spiegare un gesto tanto forte quanto inspiegabile ed eclatante. Una sottile ragione, allora, la si può cercare in quel malessere nero e buio che da un po' le aveva incancrenito l' anima strappandole la serenità di un tempo.
Che avesse problemi psichici viene escluso dai genitori della ragazza, sentiti per diverse ore, ieri mattina dai carabinieri. Ma gli stessi investigatori confermano che fosse sotto stress e avesse problemi di depressione.
Il suicidio di Giusy Shari Morando
Gli stessi famigliari, increduli e choccati, davanti ai militari hanno spiegato che Giusy Shari fosse sotto pressione a causa dello studio. Ma nulla, ieri, lasciava ipotizzare un epilogo così. «Si era alzata tranquilla e serena, abbiamo fatto colazione assieme e poi siamo andate a fare la spesa» ha spiegato la mamma ai militari. Una mattina come tante, insomma. Insieme, poi, le due donne hanno raggiunto il centro commerciale, hanno riempito il carrello e infine si sono avvicinate alle casse.
Ed è qui che è successo tutto. La discussione A pochi passi dal rullo sul quale viene posato la spesa, deve essere accaduto qualcosa. C' è chi racconta, tra i dipendenti dell' ipermercato, di aver sentito una discussione tra la ragazza e la madre. I carabinieri smentiscono, ci sono versioni discordanti, anche durante il verbale d' interrogatorio dei genitori e dei fratelli della vittima questo particolare non sarebbe emerso. Comunque, Giusy Shari ad un certo punto allunga la mano, afferra una lattina di tonno, la apre e con un gesto secco si recide la vena che collega testa e cuore. Essendo una studentessa in medicina sapeva, evidentemente, come agire e che punto colpire.
C' è stato un fuggi fuggi generale, c' è chi racconta che la donna, immersa in una pozza di sangue, abbia tentato di chiedere aiuto, come fosse un ultimo, disperato tentativo di tornare sui propri passi: «L' abbiamo sentita dire, con un filo di voce: "Salvatemi"». Interviene anche un medico che si trova a pochi passi, ma per la ragazza non c' è nulla da fare. Il centro commerciale viene chiuso per lutto.
Studentessa modello Al citofono della villa in mattoni rossi in via Nigra a Bollengo, dove Giusy viveva, assieme ai genitori, non risponde nessuno. Papà stimato dentista, mamma impiegata all' Asl To4, altri 6 fratelli: la vita di questa ragazza riservata si divideva tra lo studio, l' Università, le giornate a Torino, nell' appartamento che condivideva con la sorella più grande, in settimana e questa bella casa alle porte del paese con il giardino curato e gli infissi bianchi all' inglese. «Un gesto inspiegabile e che lascia senza parole - commenta il sindaco, Luigi Ricca -, la vedevamo poco qui, ma di lei posso soltanto dire che era una bella ragazza, una brava studentessa. Davvero, non ci sono parole di fronte ad una morte così tragica e orribile al tempo stesso».
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