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1 - MONOSSIDO, 5 DONNE MORTE IN RSA L'OPERATRICE HA PROVATO A SALVARLE
Clemente Pistilli per “la Repubblica”
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Probabilmente sarebbero morti tutti e dodici, se qualcuno non avesse aperto due finestre al gelo della notte dei Castelli romani. Un' operatrice ha capito cosa stava accadendo, ha provato a impedirlo: deve averle spalancate lei, prima di correre verso le scale per fare lo stesso al primo piano. E lì, sulle scale, l'hanno trovata senza conoscenza. Sabrina Monti, la titolare, quelle finestre le ha trovate già aperte ieri mattina alle 9, quando è entrata a Villa dei Diamanti e si è trovata davanti l' orrore.
Dodici persone prive di conoscenza, cinque delle quali già morte. Le indagini sono appena iniziate, ma sul killer ci sono pochi dubbi: è stato il monossido di carbonio. Eppure, la strage degli anziani resta un giallo: non c' erano stufe né bracieri, e l' impianto di riscaldamento è apparentemente a norma. L' arma del delitto, per ora, nessuno la trova.
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Quand' è arrivata davanti alla struttura, un casale tra vigne e uliveti nella campagna di Lanuvio che quattro anni fa aveva trasformato in "Comunità alloggio per anziani", la titolare Sabrina Monti aveva già il cuore in gola. Da ore non le rispondeva nessuno: «Avevo fatto la prima telefonata alle 5, come sempre - ha raccontato ai carabinieri - ma inizialmente non mi ero preoccupata, pensavo fossero indaffarati a lavare gli anziani».
Ma il tempo passa, nessuno risponde.
Un' altra telefonata, due, tre... Non può uscire, è in quarantena perché anche lei è positiva al Covid. Mercoledì un operatore aveva scoperto di essere risultato positivo nei test programmati ogni 15 giorni. Così giovedì erano stati fatti tamponi a tutti, anziani e operatori: il risultato, arrivato venerdì sera, è una bomba, sono positivi tre operatori e nove anziani su dieci. Monti è asintomatica. Ormai è mattina fatta, e ancora nessuno risponde a Villa dei Diamanti. Cosa può essere successo se non qualcosa di grave? Non potrebbe, ma salta in macchina con il marito, va a vedere di persona e alle 9,20 chiama il 112, sotto shock per quello che si è trovata davanti.
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Il killer ha lasciato tracce evidenti: ci sono alte concentrazioni di monossido al primo piano e nella soffitta, e ne troveranno anche nel sangue dei ricoverati trasportati in codice rosso all' Ospedale dei Castelli, a un paio di chilometri dalla struttura. Gli anziani sono in larga parte originari di Lanuvio, Genzano, Ariccia e Roma. Proprio ieri mattina il Dipartimento di prevenzione dell' Asl Roma 6 avrebbe dovuto prenderli in carico per trasferirli in un reparto Covid.
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«Sono in corso accertamenti, mi riservo di nominare consulenti tecnici per fare luce. La mia assistita ha sempre provveduto con diligenza a far eseguire controlli sugli impianti, e ha da sempre estrema cura degli ospiti anziani che chiama "nonni"», dice l' avvocato di Monti, Daniele Bocciolini, secondo cui «il bombolone del Gpl esterno alla struttura veniva controllato ogni mese, ed era stato revisionato dieci giorni fa». Anche la caldaia è esterna, è un vero mistero come si sia potuta saturare di monossido letale tutta l' aria all' interno di questa palazzina di due piani con soffitta. A sera fatta, neppure i vigili del fuoco hanno una spiegazione evidente. Saranno accertamenti tecnici complessi, ma per ora la battaglia è salvare vite.
I due operatori, il sorvegliante trovato «in cucina con la bava alla bocca» e l' operatrice sulle scale, sono stati trasferiti all' Umberto I di Roma e sottoposti alla terapia in camera iperbarica per cancellare il più possibile presenza e danni del monossido nel sangue. Alcuni dei cinque anziani sono lievemente migliorati, ma restano tutti in codice rosso.
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Per le cinque donne trovate già morte, invece, non restano che il dolore e l' ira dei parenti. Per alcune il destino è stato davvero perfido.
Agnese Capitano, per esempio, aveva 72 anni ed era entrata nella struttura venti giorni fa, «per aiutarla a superare le sue fragilità ». Era una professoressa di materie classiche, ricorda il sindaco di Lanuvio, Luigi Galieti, «viveva sola con i suoi cani ma in condizioni difficili, i nostri servizi sociali l' avevano ospitata nella struttura. Queste case per anziani non sono Rsa, sono strutture simil-alberghiere che noi controlliamo sotto il profilo urbanistico e la Asl sotto quello sanitario. Nel nostro Comune ne esistono una decina, molte ospitano anziani romani che le famiglie portano qui perché l' aria è buona e si vive bene. Le controlliamo, ne ho fatte chiudere tre ma questa era in regola, per noi».
Anche Maria Macci non c' è più.
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Lei era la decana, aveva 99 anni e stava per festeggiarne cento, mancava meno di un mese. Maria Laura Minelli e Teresina Venturini erano di poco più giovani, avevano 90 e 88 anni, ma Giuseppina Valentino era molto più giovane, lei aveva solo 68 anni. Il pm di Velletri, Giuseppe Travaglini, per ora ha aperto un' inchiesta contro ignoti, e ha sequestrato tutto.
2 - LA RABBIA DEI FAMILIARI "NESSUNO CI HA AVVISATI L'ABBIAMO SAPUTO DAI TG"
Rory Cappelli per “la Repubblica”
In molti, troppi, forse tutti, hanno saputo cosa fosse successo dai telegiornali e dai siti internet. Intorno all' ora di pranzo qui fuori, una strada tra i campi di Lanuvio, piccolo Comune alle porte di Roma, su cui si affacciano ville e villette, e tra queste quella che ospita la "comunità di alloggio per anziani Villa dei Diamanti", come è scritto sul cartello appeso all' ingresso, è un viavai di gente che piange, si dispera, si domanda come sia possibile.
Tra il camion dei pompieri, le macchine dei carabinieri, in divisa e in borghese, i rappresentanti della Asl Roma 6, la miriade di telecamere e giornalisti, stanno anche loro. Te ne accorgi dall' aria angosciata e disperata che cogli nell' unica cosa che vedi in quei volti nascosti dalla mascherina: gli occhi. Spersi, colmi di lacrime. Angosciati.
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Alcuni non sanno neanche se i loro cari siano vivi o morti. Come una signora dai capelli rossi, che singhiozza circondata dai carabinieri, e si domanda come sia possibile che «nessuno mi abbia detto niente ». Si accascia su una grande fioriera vuota. «Stavo mangiando quando l' ho saputo dal telegiornale: vi pare possibile?» dice piangendo. E poi urla: «E adesso che faccio? Non potevate pensarci prima?
Prima di farlo uscire sui giornali? Anche Sabrina, la titolare della struttura, non sapeva niente, o non ha voluto dire niente: non sono riuscita ad avere nessuna notizia e sono dovuta venire qui». Ci sono anche amici che si domandano dove siano stati portati, in quale ospedale, «perché non ci danno informazioni? », continuano a ripetere.
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Dietro al camion dei pompieri, parcheggiato al bordo di un campo, inizia a camminare su e giù una signora, avvolta in un cappotto bianco. Una ragazza le sta di fianco, la segue con lo sguardo sperso e quasi impaurito. «Mio fratello era qui, ditemi dove è finito, se è vivo o morto, come si può venire a sapere una cosa del genere dalla televisione? », dice, quasi supplichevole. Un uomo, forse un carabiniere, la prende per un braccio, la porta un po' più giù, tira fuori dei fogli, li spiega, le chiede il nome del fratello. «Giovanni C.», risponde lei. Lui scorre la lista e poi afferma: «Sì, eccolo. Sta a Tor Vergata. È vivo». La signora piange, la ragazza sbianca.
«Come faccio adesso? Me lo faranno vedere? Mi daranno notizie?». Il carabiniere allarga le braccia. Sembra che non sappia che un parente può andare in ospedale e chiedere informazioni. Arriva un altro signore, ospite di Villa dei Diamanti c' era suo zio.
«Qui si è sempre trovato bene. È un buon posto, questo. Ho saputo cosa era successo dal passaparola.
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Nessuno ci ha avvertiti ufficialmente. So che stavano facendo gli esami per il Covid, ma non so neanche quale sia il risultato». Qualcuno spiega che «no, il risultato non si sa ancora». Perché? Ormai lo sanno tutti: nove ospiti e tre operatori positivi. Ancora una signora che piange, non sa se la madre è viva o morta: «Nessuno mi dice niente». Ma poi glielo dicono, compulsando ancora la lista. È sopravvissuta. Anche la signora ha appreso dal telegiornale cosa era successo: «Ma lo sapete cosa significa non sapere se tua madre è viva o morta? È un' angoscia totale».
E poi ecco che da Ariccia arriva una signora. Non vogliono farla passare al di là del nastro giallo che delimita la scena. E lei si mette a discutere con un carabiniere: «È una mancanza di rispetto, mia madre non è una bambina, ha appena compiuto 80 anni, dovete dirci cosa è successo».
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