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Mark Franchetti per il “Sunday Times” pubblicato da “La Stampa”
La scorsa notte i separatisti sostenuti dai russi che combattono contro l’esercito nell’Ucraina orientale stavano combattendo in feroci battaglie nell’offensiva per prendere gli aeroporti di Donetsk e Lugansk, le capitali delle due aree pro-Mosca che cercano di staccarsi da Kiev. I ribelli sostengono di essere sul punto di respingere l’esercito ucraino e rivendicano il pieno controllo di entrambi gli aeroporti.
Se fosse così sarebbe un duro colpo per l’esercito ucraino che, con un drammatico ribaltamento della situazione nell’ultima settimana, ha subito una serie di sconfitte per mano dei ribelli. I colpi di razzi grad e il fuoco d’artiglieria ieri riempivano il cielo sulla strada principale che porta fuori Donetsk, a pochi chilometri dall’aeroporto. Spessi pennacchi di fumo nero si alzavano all’orizzonte tra il crepitio degli spari.
Conquistare l’aeroporto avrebbe un enorme significato per i separatisti che a maggio, in una grande battaglia, avevano provato - senza riuscirci - a strapparlo all’esercito, che lo controlla da allora. La città è completamente sotto il controllo dei ribelli e una precedente concentrazione di truppe dell’esercito per circondare e assediare la città sembra avere fallito.
«Ci sono molti civili intrappolati nel quartiere di Spartak, vicino all’aeroporto - dice una donna in lacrime, fuggita in auto al di là della prima linea del fronte -. Le persone sono intrappolate nel mezzo, si devono nascondere nelle cantine, sotto le raffiche di missili grad. Dov’è il mondo? Quando finirà tutto questo?».
Ieri notte l’Ucraina ha denunciato che le sue truppe stavano combattendo contro un contingente di carri armati russi a Lugansk, accusando le unità dell’esercito di Mosca di essere entrate nelle grandi città della regione.
«I combattimenti tra i paracadutisti ucraini e un battaglione di tank delle forze armate russe sta continuando, con l’obiettivo di controllare l’aeroporto di Lugansk», ha scritto Leonid Matyukhin, un portavoce militare, sulla sua pagina Facebook.
Le affermazioni non possono essere confermate in modo indipendente. Dal momento che i separatisti pro Mosca la scorsa settimana avevano lanciato una controffensiva a sorpresa per prendere la città costiera di Novoazovsk, Kiev ha sostenuto che le truppe russe regolari avevano in effetti invaso l’Ucraina. Mosca continua a negare con veemenza che le sue forze abbiano attraversato il confine, e anche l’evidente aiuto ai separatisti.
«Prenderemo l’aeroporto presto, e poi controlleremo completamente Donetsk», dice un separatista, armato di Ak47 e lanciagranate, appena arrivato dai combattimenti all’aeroporto.
Si tratta di un brutto colpo per Petro Poroshenko, il presidente ucraino che ai primi di giugno aveva giurato di sconfiggere gli insorti in poche ore: nell’ultima settimana i ribelli hanno recuperato ampie fasce di territorio che in precedenza avevano perso.
Le forze di Poroshenko si sono dovute ritirare verso Ovest e si sono trincerate a Mariupol, una città portuale industriale strategica sul Mar d’Azov che i separatisti potrebbero provare a prendere nei prossimi giorni. Ieri i filorussi hanno fatto fuoco su una nave da guerra ucraina nel Mar d’Azov, il primo attacco navale del conflitto.
Il presidente Vladimir Putin ha detto alla televisione di Stato che dovrebbero essere immediatamente indetti dei negoziati tra Kiev e i ribelli per porre fine allo spargimento di sangue. Ma ha sollevato lo spettro di un nuovo Stato fantoccio russo all’interno dell’Europa quando ha detto che i colloqui dovrebbero concentrarsi sullo «status statale» del sud-est dell’Ucraina.
La Russia non ha mai formalmente approvato le richieste dei ribelli per l’indipendenza in Ucraina orientale. Ma le parole di Putin sono comunque suonate come un campanello d’allarme in tutta Europa, paventando la minaccia di casi analoghi a quelli di Transnistria, Abkhazia e Ossezia del Sud, altri «conflitti congelati» sfruttati da Mosca per esercitare influenza sulla Moldova e la Georgia.
Una colonna in ritirata di truppe ucraine che era stata circondata e intrappolata dai separatisti dopo pesanti combattimenti a Ilovaisk, a Sud-Ovest di Donetsk, è stata attaccata mentre si dirigeva a Sud. Diversi soldati sono stati uccisi o feriti. I resti mutilati di alcuni militari morti erano sparsi sulla strada.
La colonna aveva bandiere bianche legate ai veicoli militari e pensava di essere in un «corridoio umanitario» istituito dai miliziani pro Mosca in risposta a una richiesta pubblica di Putin. L’incidente sembra il risultato di una mancanza di coordinamento da entrambe le parti.
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Il Battaglione Crimea, uno dei numerosi contingenti di milizie pro Kiev finanziati privatamente da oligarchi del Paese, che ha visto alcuni dei combattimenti più intensi del conflitto, ha scritto sulla sua pagina Facebook: «Non c’era proprio nessun tipo di corridoio. Hanno iniziato a sparare contro la colonna. Abbiamo dovuto sfondare due accerchiamenti per uscire».
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