RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell'articolo di Paolo Di Carlo per “La Verità”
Venerdì sera quattro sigle sindacali statunitensi, che complessivamente rappresentano oltre 14.000 dipendenti dei parchi divertimento a tema e dei resort di Disneyland, Disney California Adventure e del distretto commerciale Downtown Disney, tutti nella cittadina di Anaheim, nella California del Sud, hanno annunciato il voto della schiacciante maggioranza per autorizzare uno sciopero.
I sindacati hanno fatto sapere che i dipendenti al centro della contestazione includono addetti alle pulizie, operatori di giostre, produttori di caramelle, commessi merchandising e che le ragioni dello sciopero riguardano soprattutto le difficoltà economiche e contrattuali dei membri.
Tuttavia, secondo le parole di Jessica Good, la portavoce di Disneyland Resort, autorizzazioni allo sciopero non sarebbero insolite durante i processi di contrattazione, ribadendo che le negoziazioni sono ancora previste per lunedì e martedì. Eppure, i sindacati rammentano che le trattative erano iniziate già il 24 aprile scorso e che, dopo più di due mesi, il 10 giugno i dipendenti avevano dichiarato di aver presentato al colosso dell’intrattenimento accuse formali di pratiche lavorative sleali.
[…] All’inizio del 2018, un report condotto dall’Occidental college di Los Angeles e dal gruppo di ricerca Economic Roundtable, ha rilevato che il 74% dei lavoratori dipendenti di Disneyland non riusciva a coprire le spese mensili basilari. In alcune interviste, i dipendenti hanno detto chiaramente di aver sperimentato disagi dovuti alle insicurezze sanitarie, alimentari e financo domestiche (qualcuno ha ammesso di aver vissuto da homeless, da barbone, vagabondo). E dati simili sono emersi anche da un sondaggio interno condotto dall’azienda.
Alcuni anni fa, un caso simile si era verificato anche in Italia. Nel maggio 2021, Disney annunciava la chiusura dell’attività «Disney store Italia», che ha portato alla chiusura di tutti i negozi fisici presenti nel Paese[…] La chiusura dei punti vendita non è stata esente da pesanti critiche da parte dei dipendenti che con questa manovra hanno perso il lavoro.
Quello che traspare dalla contingente situazione è la differenza di importanza specifica data ai diritti in casa Disney: guai a mettere nani nella fiaba di Biancaneve, o farla risvegliare col bacio del principe sceso da cavallo, ma sui diritti sociali dei lavoratori, le loro condizioni di vita e gli adeguamenti salariali alla fine si può anche chiudere un occhio. L’imperativo è sempre e solo uno: revisionismo all’insegna della cultura woke. […]
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