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Carlotta Rocci per “la Repubblica”
Un giustiziere, come nei film, di quelli che risolvono le questioni da uomini e con le armi in pugno. Giulio (il nome è di fantasia), 16 anni, certo non immaginava che sarebbe finita con una denuncia per porto abusivo di armi, quando due giorni fa si è presentato davanti ai suoi amici, alla stazione di Ivrea, con una pistola calibro 38 carica infilata nella cintola dei pantaloni, la stessa con cui poco dopo è entrato a scuola.
Voleva intimidire il ragazzo che aveva appena spezzato il cuore alla sua migliore amica. Una questione d’onore, che, secondo lui, non poteva rimanere irrisolta. A 16 anni nessuno gli aveva ancora spiegato che il tempo avrebbe curato il mal d’amore della sua amica senza bisogno del suo intervento.
Giulio sapeva già dove trovare le armi: nella cassaforte del papà. Nella loro abitazione dell’Alto Canavese, ce n’erano diverse, tutte ereditate dal nonno. Sapeva anche dove trovare la chiave per far scattare la serratura. Così martedì mattina, insieme ai libri, ha infilato nello zaino anche 15 proiettili e, oltre alla pistola, cinque coltelli. Quindi ha preso il treno per andare a lezione per diventare chef. «Un ragazzo tranquillo ma con una situazione familiare difficile», lo descrivono a scuola.
Alla stazione Giulio ha trovato i suoi amici e anche il ragazzo che stava cercando. «Smettila di farla soffrire», gli avrebbe detto mostrando l’arma spuntare dai pantaloni. Non una parola di più, non un riferimento alla possibilità di usare davvero quella pistola. Convinto di aver fatto giustizia ha richiuso la giacca e si è avviato in classe con il suo arsenale ben nascosto.
Quando la direttrice della scuola lo ha fatto chiamare poco prima delle 9, non ha pensato che per lui fossero iniziati i guai. I ragazzi, di qualche anno più grandi, che avevano assistito alla scena in stazione avevano avvertito la polizia. «Sono stati molto intelligenti», commenta la dirigente scolastica. Quando ha visto i poliziotti Giulio è scoppiato a piangere: «Ha detto che girava armato perché aveva subito delle minacce. In classe nessuno si è accorto di niente», spiega ancora la dirigente.
La polizia ha sequestrato le armi e denunciato il giovane alla procura dei minori di Torino. Quando hanno contattato il padre per raccontargli quello che era successo, l’uomo è rimasto sconcertato. Un’aria minuta, un taglio alla moda, e poca voglia di studiare denunciata con orgoglio su Facebook, Giulio appare come un adolescente tra i tanti che ha cercato di fare l’adulto ma nel modo sbagliato.
«So di aver fatto una sciocchezza ma non volevo far del male a nessuno», ha detto il giovane alla polizia, tra le lacrime. «Non ditelo a mia nonna», ha ripetuto più volte come per proteggerla da una notizia che, lo sapeva, avrebbe sconvolto tutti in famiglia. Sull’episodio è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ieri Torino: «È chiaro che se un ragazzo si trova con un’arma carica a disposizione il problema non è tanto il luogo, la scuola, ma la condizione che gli ha permesso di averla».
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