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Corrado Zunino per “la Repubblica”
I JIHADISTI DELL ATTENTATO A DACCA
L’autopsia del Policlinico Gemelli consegna alla Procura di Roma, e purtroppo ai parenti delle nove vittime italiane uccise in un locale turistico di Dacca, una realtà truce. Oltre le aspettative. I corpi degli italiani sorpresi da sette terroristi bengalesi in due tavoli dell’Holey artisan bakery sono stati trucidati. Mutilati, in diverse parti del corpo. Sì, ammazzati lentamente. Si diceva della “prova Corano”: chi non conosceva i versetti, veniva ucciso.
Ora si comprende che agli italiani quella sorte è stata riservata davvero, ed è stata agonizzante. Con machete e pugnali, hanno messo per iscritto i professori Vincenzo Pascali e Antonio Oliva, alla guida dell’équipe impegnata in un esame autoptico lungo e complesso, gli assassini hanno infierito sul corpo dell’imprenditrice tessile Nadia Benedetti, della sua collaboratrice Simona Monti, sulla manager catanese Adele Puglisi e su tutti gli altri.
LE VITTIME ITALIANE DELL ATTENTATO A DACCA IN BANGLADESH
Li hanno terrorizzati e poi straziati con lentezza, con l’intenzione di non farli morire presto. Avevano kalashnikov e pistole, i terroristi, ma non hanno finito nessuno con un colpo di grazia: quella notte all’Holey artisan, con i reparti speciali bengalesi impacciati all’esterno, è stata lunga e terribile.
Ieri, nel corso dell’autopsia, il professor Pascali ha rilevato segni di proiettili e tracce di esplosivo sui corpi delle vittime, ma non sono stati quelli a provocarne la morte. “Armi affilate”, si legge nella relazione.
LA DINAMICA DELL ATTENTATO A DACCA
Per poter effettuare l’esame, e presentare ai cari le salme per il riconoscimento, l’équipe del Gemelli ha dovuto ricucire i corpi straziati: «La parte inferiore non ce l’hanno fatta vedere, è rimasta coperta», ha raccontato una parente di Nadia Benedetti, «l’abbiamo riconosciuta dal viso, quello era intatto ».
Le conclusioni dell’autopsia sono il passaggio conclusivo dell’attività programmata dagli inquirenti italiani, chiamati ad alcune verifiche sull’attentato di Dacca. In procura si fa notare come il modo atroce in cui sono stati uccisi gli ostaggi rappresenti un’anomalia negli attentati jihadisti.
Si sottolinea, poi, come nessuno degli attentatori si sia fatto esplodere. Ieri sera il pm Francesco Scavo ha firmato il nulla osta per il rilascio delle salme ai familiari. Le esequie — è stata la decisione di tutti — saranno in forma privata nei rispettivi luoghi di origine.
BLITZ A DACCA PER LIBERARE GLI OSTAGGI DELL ISIS
I carabinieri del Ros, che indagano sulla strage, hanno sentito Gian Galeazzo Boschetti, l’uomo scampato alla carneficina nella quale è stata uccisa, tra gli altri, la moglie Claudia D’Antona. Boschetti, l’unico che ha visto lo stato dei corpi degli italiani nella camera mortuaria dell’ospedale di Dacca, ha ricordato ancora ai carabinieri come nel tardo pomeriggio di venerdì 1 luglio lui si è alzato da tavola a cena iniziata ed è uscito in giardino dopo aver ricevuto una telefonata, poi c’è stato l’assalto del commando. Alle 20,45, ora locale.
Ha raccontato, ancora, di aver sentito le urla della moglie dall’interno, urlava il suo nome, e come la paura lo abbia paralizzato lasciandolo nascosto per tre ore dietro una siepe: «Ricordo quando i terroristi hanno spento tutte le luci. Non osavo uscire, ma quando ha iniziato ad albeggiare ed ero ormai rattrappito dai crampi mi sono deciso. Sono andato via dal cancello d’uscita, nessuno mi ha visto ».
BLITZ A DACCA PER LIBERARE GLI OSTAGGI DELL ISIS
L’uomo è rientrato in Italia volando a fianco della bara della moglie. Le altre famiglie, cinquanta parenti, martedì scorso hanno raggiunto Roma per il rientro delle salme all’aeroporto di Ciampino e ieri hanno raggiunto l’ospedale Gemelli per il riconoscimento. Un solo parente per salma, uno alla volta. Molti celebreranno già oggi il funerale del marito, del figlio, della madre. A Viterbo, a Magliano Sabina, a Cordovado, a Feletto Umberto.
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