DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Nel tentativo di qualificarsi come la meta più attraente per il turismo nel Medio Oriente, l'Emirato di Dubai ha iniziato l'anno cancellando la tassa del 30% sulle vendite di alcolici e rendendo gratuite le licenze che consentono di bere a casa. Un innegabile sacrificio economico per la famiglia regnante, che ha sempre potuto contare su queste entrate, reso necessario dalla competizione con i Paesi vicini, soprattutto l'Arabia Saudita e il Qatar. Sono anni che l'Emirato allenta le normative sull'alcol che ora può essere venduto nelle ore diurne anche durante il Ramadan e che veniva recapitato a domicilio durante i lockdown causati dalla pandemia.
Ad annunciare la novità sono stati i due principali distributori di alcolici di Dubai, Maritime and Mercantile International (Mmi): «Da quando abbiamo cominciato a lavorare qui, circa cento anni fa, l'approccio dell'Emirato è stato dinamico, sensibile e inclusivo» ha Tyrone Reid, portavoce di Mmi. Gli stranieri rappresentano il 90% della popolazione di Dubai e, anche per questo, le vendite di alcolici sono state a lungo un importante barometro dell'economia. Tuttavia una pinta di birra può facilmente costare 15 dollari in un bar e una bottiglia di vino al ristorante anche più di cento dollari. La legge prevede che i non musulmani debbano avere almeno 21 anni per consumare alcolici e possedere un tesserino rilasciato dalla polizia.
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