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Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"
L'ex calciatore Filippo Viscido si è ucciso domenica impiccandosi nel garage della sua abitazione a Battipaglia. Il corpo è stato ritrovato dai familiari che hanno immediatamente dato l'allarme ma l'uomo era già morto e l'arrivo dei soccorsi è stato inutile. La dirigente del commissariato Lorena Cicciotti ha fatto eseguire ai suoi agenti una serie di accertamenti dai quali, però, non è emersa alcuna ombra sulla dinamica della tragedia.
L'ex calciatore era da tempo depresso, come hanno confermato anche i familiari, e in alcuni messaggi ritrovati sul suo smartphone aveva espresso chiaramente l'intenzione di togliersi la vita.
Alla luce di questi accertamenti, il magistrato ha ritenuto di non dover fare eseguire l'autopsia e ha disposto che la salma venisse immediatamente restituita alla famiglia per lo svolgimento dei funerali.
Originario di Battipaglia, Filippo Viscido avrebbe compiuto trentadue anni il prossimo 5 giugno. Nella sua carriera di calciatore era arrivato a militare in serie D e anche in C2 con l'Avellino, e aveva poi giocato in varie squadre impegnate in campionati minori, come la Palmese, il Chieti, la Cavese, il Sorrento, il Pomigliano, il Savoia. Il suo orgoglio era aver giocato nella squadra della sua città, quella Battipagliese di cui era sempre stato tifoso.
La gioia più recente, invece, gliel'aveva regalata l'Afragolese, che nella stagione 2019-2020 aveva contribuito a trascinare alla vittoria della Coppa Italia Dilettanti. L'ultima formazione in cui aveva militato era stata la Salernum Baronissi, campionato d'Eccellenza.
Ma quest'anno, in seguito alla pandemia, la società aveva deciso di non iscriversi al campionato, e Viscido si era svincolato e aveva di fatto smesso di giocare al calcio, dedicandosi invece all'attività di elettricista con la quale, nonostante il periodo di crisi generale, riusciva a non far mancare nulla alla moglie Mina e ai figli Noemi e Domenico.
In campo era un centrocampista che si era guadagnato il soprannome di Pittbull per la grinta con la quale interpretava il ruolo di mediano incontrista. Tra quanti oggi lo ricordano c'è però anche chi preferisce soffermarsi sulle sue doti umane, prima ancora che sportive. Come Cecilia Francese, sindaco di Battipaglia, che lo definisce «una persona educata, buona e profondamente legata alla propria città».
Ma è soprattutto il mondo del calcio minore a rendergli omaggio. «Hai dato l'anima per la nostra squadra che ora piange silenziosa un ragazzo di grande talento che non ha avuto più la forza di rialzarsi per correre dietro ai suoi sogni», scrive in un post su Facebook la Salernum Baronissi.
Ricorrono ai messaggi social anche altre squadre: «Non sappiamo cosa ti abbia spinto a compiere un tale gesto. Sappiamo solo che il tuo sorriso, la tua energia, la tua voglia di vivere resteranno per sempre nei nostri cuori», si legge sul profilo dell'Afragolese.
«Restiamo attoniti e senza parole», scrive invece il Chieti. E la Palmese: «Oltre che per le doti calcistiche, lo ricorderemo sempre per il suo sorriso, il carattere solare e la sua serietà».
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