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1 – MACRON PROVA A GIOCARSI LA CARTA COHN-BENDIT: C' È UN POSTO NEL GOVERNO
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
A 73 anni, dopo una vita passata a contestare i potenti e poi a consigliarli ma senza mai diventare uno di loro, Daniel Cohn-Bendit potrebbe entrare nel governo francese come ministro dell' Ecologia al posto del dimissionario Nicolas Hulot. Oggi incontrerà all' Eliseo il suo amico Emmanuel Macron e insieme prenderanno una decisione.
«Diventare ministro non è la mia tazza di tè, ma allo stesso tempo...», ha detto Cohn-Bendit strizzando l' occhio alla consueta espressione di Macron, quell'«en même temps» che serve al presidente per dirsi di destra e allo stesso tempo di sinistra e per tentare ogni genere di sintesi.
«So di comparire su una lista di personalità che potrebbero succedere a Nicolas Hulot. Questo weekend mi vedrò con Macron e ne parleremo. Bisogna aiutare il governo a riprendere l' iniziativa sulla transizione ecologica», ha aggiunto l' ex leader del Sessantotto alla radio Europe 1, con la quale collabora come commentatore sui temi politici ma soprattutto come esperto di calcio.
Negli ultimi tempi Cohn-Bendit ha fatto un passo indietro rispetto all' impegno politico in prima persona. Dopo avere occupato un seggio al Parlamento europeo nel gruppo ecologista per 19 anni, nel 2014 Cohn-Bendit ha preferito lasciare Strasburgo ma è rimasto molto attivo come intellettuale impegnato a favore della causa europeista ed è diventato il più stretto consigliere ufficioso di Macron sull' Europa, sin dall' inizio della campagna per l' Eliseo.
«Macron è un fuoriclasse come Zidane», diceva Cohn-Bendit ancora prima che il suo protetto conquistasse l' Eliseo. Di lui Cohn-Bendit ammira il coraggio di avere fatto del rilancio della Ue il terreno di scontro e di vittoria contro Marine Le Pen, e condivide anche quel superamento della divisione tra destra e sinistra «che ormai rappresenta un manicheismo senza capo né coda».
Cohn-Bendit era a fianco del futuro presidente alla famosa cena alla Rotonde di Montparnasse la sera del 23 aprile 2017, quando Macron vinse il primo turno e si fece criticare per avere festeggiato con troppo anticipo e sicurezza di sé. In quell' occasione Cohn-Bendit difese Macron - «voleva solo ringraziare i giovani volontari» -, come gli accade spesso ma non sempre.
Fedele prima di tutto alla sua eterna esigenza di libertà, Cohn-Bendit non nega critiche a Macron, per esempio quando il presidente rimbrottò in pubblico un ragazzino che lo aveva chiamato «Manu» invece che «Monsieur le Président», nel giugno scorso. «Lì Macron ha sbagliato - disse -, non si mortifica così un ragazzino, semmai lo si invita a discutere assieme ai suoi amici».
nicolas hulot su una paola eolica a gennaio
Macron appare poi come attore, nella parte di sé stesso, nel documentario La Traversée che Cohn-Bendit ha portato all' ultimo Festival di Cannes assieme all' ex compagno di lotte Romain Goupil, nel cinquantesimo anniversario del Sessantotto.
Il rapporto tra i due è di tale franchezza e fiducia che Macron potrebbe davvero convincere l' ex scapigliato Cohn-Bendit ad assumere responsabilità di governo. Quando Hulot si è dimesso a sorpresa, martedì scorso, Cohn-Bendit ha commentato così: «Si è scoraggiato un po' troppo presto, è vero che ci sono le lobby ma si può sempre tentare qualcosa».
Sognatore ai tempi della rivolta studentesca, negli anni Cohn-Bendit è diventato pragmatico, cocciuto e ottimista. Macron potrebbe affidargli l' ecologia e soprattutto chiedergli una mano sull' Europa e le elezioni della primavera 2019, ovvero secondo il presidente la battaglia decisiva tra «progressisti» e «nazionalisti» di tutti i Paesi Ue.
2 – MACRON PREMIA I LECCHINI: POLTRONE A CORTIGIANI E AMICI
Mauro Zanon per “Libero Quotidiano”
«Emmanuel Macron è come gli altri, sistema gli amici, i cortigiani, distribuisce le poltrone».
La sentenza arriva da Libération, il quotidiano della gauche parigina, che durante la campagna presidenziale del 2017 era stato tra i principali sostenitori dell' ex ministro dell' Economia di François Hollande.
Ma ora si è accorto che l' inquilino dell' Eliseo utilizza gli stessi metodi di chi lo ha preceduto, che la sua «rupture» è stata soltanto di immagine, perché poi, nei fatti, i vizi e i capricci sono i medesimi dei capi di Stato della Quinta Repubblica, e il nuovo mondo macroniano è in realtà un vecchio mondo nascosto dietro una patina di giovanilismo.
L' ultima decisione che ha fatto rizzare i capelli anche agli aficionados della prima ora è la nomina dello scrittore Philippe Besson a console di Francia a Los Angeles: uno dei posti più concupiti della République, che alla fine degli anni '50 era stato ricoperto da Romain Gary.
Ma perché proprio Besson e non una figura di alto profilo diplomatico? Semplice: perché è un amico di famiglia, è molto vicino alla première dame Brigitte e lo scorso anno ha pubblicato un libro in lode di Macron, "Un personnage de roman", edito da Julliard.
IL CAPOLAVORO
Eccone un estratto: «Ammiro la sua intelligenza, sono affezionato a lui, provo una grande tenerezza per sua moglie e la coppia egualitaria che formano mi incuriosisce». Tanto è bastato per scartare gli altri candidati e far urlare la stampa parigina.
«Lo scrittore vicino a Emmanuel Macron, di cui fu consigliere e a cui consacrò un' agiografia, è appena stato promosso console di Francia a Los Angeles per grazia di Jupiter (soprannome di Macron, ndr). Competenze diplomatiche? Nulle», scrive il settimanale Marianne.
«TRADIZIONE»
philippe besson brigitte macron
Macron, giovedì, ha rispedito al mittente le accuse di nepotismo, parlando di «tradizione francese» nella scelta di scrittori rinomati per ricoprire ruoli diplomatici. Peccato, però, che il presidente francese si sia adoperato altre volte dall' inizio del mandato per trovare un posto ai suoi amici.
È il caso di Bruno Roger-Petit, editorialista del magazine Challenges, che durante la campagna elettorale si era distinto per aver scritto il più alto numero di articoli ditirambici nei confronti di Macron, e per questo, il 29 agosto 2017, è stato nominato portavoce dell' Eliseo.
Leïla Slimani, scrittrice franco-marocchina molto apprezzata da Brigitte e amore letterario di lunga data del presidente, è stata scelta lo scorso anno come «rappresentante personale di Emmanuel Macron per la francofonia», dopo essersi espressa più volte con toni ampollosi a favore del candidato di En Marche! Agnès Saal, ex presidente dell' Ina (Istituto nazionale dell' audiovisivo) vicina alla sinistra, era stata condannata a tre mesi di prigione con la condizionale per le sue spese pazze (47mila euro di taxi in dieci mesi), ma nonostante questo Macron ha appena deciso di promuoverla alto funzionario per l' uguaglianza e la diversità all' interno del ministero della Cultura.
E Alexandre Benalla? Discretamente, anche l' ex guardia del corpo di Macron è stato sistemato, dopo lo scandalo che lo ha travolto. Ora, secondo il magazine Public, garantisce la protezione di Ayem Nour, protagonista del reality "Secret Story". Altro che «repubblica esemplare».
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