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Andrea Gualtieri per il Venerdì-la Repubblica
Nel piccolissimo borgo di Paravati, tutto diventa improvvisamente smisurato quando si lascia la strada statale e si imbocca un' anonima traversa tra le piccole case a due o tre piani. Un largo spiazzo, un enorme viale pedonale con due imponenti edifici sul versante sinistro e, sullo sfondo, la maestosa facciata di una nuova chiesa, ancora da consacrare ma pronta a ospitare tremila fedeli, il doppio di quelli che trovano posto nel popolarissimo santuario romano del Divino Amore.
Eppure i progettisti non hanno esagerato. Da queste parti, a metà tra le Serre vibonesi e la splendida costiera di Tropea, il numero dei pellegrini è almeno cinque volte la capienza della chiesa, quando arrivano i giorni dei grandi raduni convocati nel nome di Natuzza Evolo.
Paravati non è la nuova San Giovanni Rotondo, ma le storie di Padre Pio e della mistica calabrese, morta nel giorno di Ognissanti del 2009 a 85 anni, hanno molti punti di contatto. Come il frate di Pietrelcina, anche lei ha visto apparire sul suo corpo le stimmate, è stata perseguitata dalla gerarchia ecclesiastica e ha subito persino la scure del giudizio di padre Agostino Gemelli, il religioso psicologo che definì il suo confratello un "isterico" e per quella giovane donna che aveva le apparizioni fece scattare addirittura l' internamento in manicomio.
Ma come Padre Pio, anche Natuzza Evolo è sempre stata circondata dall' affetto della gente e alla fine è arrivato pure per lei il riconoscimento della Chiesa, tanto che al suo funerale, celebrato proprio davanti al cantiere del grande complesso di Paravati, c' erano sei vescovi e oltre cento sacerdoti a guidare le migliaia di fedeli presenti. «È già santa» dissero quel giorno dall' altare. E anche se la causa di canonizzazione partita nel 2014 non si è ancora sbloccata, i visitatori continuano ad arrivare in quella sperduta contrada vibonese.
Quest' estate, persino il portale ospitalitareligiosa.it, che censisce le case per ferie e le strutture di accoglienza di ispirazione cattolica, ha rilevato una crescita di richieste per visitare i luoghi di Natuzza. Vengono sulla sua tomba per pregare o per raccontare ciò che li angoscia, come facevano quando lei era viva.
Nella casa in cui la donna con le stimmate abitava insieme al marito e ai cinque figli, si fissavano almeno quattrocento appuntamenti la settimana, a esclusione del periodo di quaresima quando apparivano i casi di emografia. Lei che era di origini umili e in dialetto si definiva "nu vermu di terra" - un verme di terra - ascoltava tutti: le chiedevano conforto, consigli.
Oppure notizie dei defunti che affermava di vedere nell' oltretomba. File interminabili, che diventavano ondate di folla quando a Paravati arrivavano per i raduni di spiritualità con i giovani o per le messe oceaniche. Anche personaggi dello spettacolo si affacciavano a Paravati per incontrarla e sul palco degli eventi che organizzavano in suo onore, trasmessi anche da Rai International, apparivano Gigi D' Alessio e Alessandra Amoroso, Al Bano e Katia Ricciarelli, Lorena Bianchetti e Pippo Franco.
Il suo carisma si è diffuso, grazie anche all' opera dei calabresi emigrati nel mondo che hanno riportato l' esperienza dei gruppi di preghiera voluti da Natuzza in oltre 450 "cenacoli" sparsi, oltre che in Italia, anche in Australia e in Messico, in diverse località dell' Africa, in Belgio, in Canada e negli Stati Uniti.
Persino nel continente virtuale dei social network i profili ispirati alla Evolo hanno cominciato a proliferare e continuano ancora a raccogliere consensi. Su Facebook la pagina dei "devoti di Natuzza" conta oltre 230 mila seguaci, quella dei giovani di "mamma Natuzza" ne ha altri 60 mila. Per Padre Pio sono poco più di un milione, ma anche in rete il frate è su un livello irraggiungibile per chiunque. Basti pensare che don Tonino Bello, il vescovo pugliese morto nel 1993 e considerato un' icona pacifista, in termini di popolarità su Facebook raccoglie poco più di centomila consensi, anche se poi è molto citato nelle catene che girano su WhatsApp.
Ancora più indietro, sia pure in crescita, sono due figure di ragazze, proposte con frequenza crescente proprio nelle chat e nei gruppi giovanili cattolici. Una, Chiara "Luce" Badano, ligure e vicina alla sensibilità dei focolarini, morta a 29 anni nel 1990 e già beatificata da Benedetto XVI, è considerata un modello per come ha affrontato la malattia col sorriso.
L' altra, ancora più recente, si chiama Chiara Corbella: a 28 anni, dopo aver visto morire in pochi giorni i primi due figli che le erano nati, ha rifiutato i trattamenti oncologici più aggressivi per proteggere il terzogenito che portava in grembo. I suoi funerali, undici mesi dopo la nascita del bimbo, sono stati celebrati dal vicario del Papa, Agostino Vallini. La diocesi di Roma ha già aperto l' iter per la canonizzazione, mentre parrocchie e movimenti giovanili di tutta la Penisola continuano a invitare il marito di Chiara e i frati che l' hanno seguita, per farsi raccontare dal vivo quella ragazza e la storia della sua scelta difficile.
Nessuno più di Natuzza, però, nell' Italia di santi, poeti e navigatori, sembra seguire - sia pure a grande distanza - la scia di popolarità di Padre Pio tra gli aspiranti alla gloria degli altari. Nemmeno Madre Speranza, religiosa spagnola attorno alla quale è nata a Collevalenza una piccola Lourdes umbra. Morta nel 1983, papa Francesco, che condivide con lei il culto della divina misericordia, l' ha proclamata beata. E ogni anno migliaia di pellegrini si bagnano nelle vasche del santuario, ritenute miracolose.
In cerca di guarigioni, molti - seicentomila all' anno, secondo le persone del posto - raggiungono Placanica, in provincia di Reggio Calabria, per gli incontri di preghiera organizzati da Fratel Cosimo, ex contadino che nel 1968 raccontò di apparizioni mariane in seguito alle quali si sarebbero registrati eventi prodigiosi. Nel 1986, addirittura, una donna affermò di essere guarita al suo cospetto da un tumore osseo. Negli ultimi anni, con prudenza, anche le istituzioni religiose hanno cominciato a considerare con benevolenza i raduni di Placanica. Tanto che Bergoglio ha benedetto la prima pietra del santuario della Madonna dello Scoglio, progettato sulle direttive di Cosimo.
Nulla a che vedere, però, con quel complesso colossale di Paravati che, negli edifici accanto alla chiesa, comprende anche un centro per i giovani, uno per gli anziani, uno per la riabilitazione dei disabili e una struttura per malati terminali, in analogia con la "Casa sollievo della sofferenza" voluta da Padre Pio.
PADRE PIO SAN GIOVANNI ROTONDO jpeg
Natuzza affermava di aver ricevuto indicazioni precise dalla Madonna durante una visione. E i soldi per realizzare l' opera sono poi arrivati grazie alle donazioni dei fedeli. Ma ora che i lavori sono terminati, l' inaugurazione è slittata per una disputa tra la fondazione che ha raccolto l' eredità della mistica e la diocesi. Al centro c' è la gestione delle attività religiose nell' intero complesso e la situazione è tanto delicata che il vescovo ha proibito ogni rito fin quando non sarà chiarita la vicenda. E così Paravati resta in sospeso. Ad aspettare quella "Villa della Gioia" che la avvicinerebbe ancora un po' a San Giovanni Rotondo.
villa della gioiaNATUZZA EVOLONATUZZA EVOLO
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