DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Elisabetta Rosaspina per il "Corriere della Sera"
L'ultima «sistemazione» di Marco Zennaro, l'imprenditore italiano detenuto in attesa di giudizio a Khartoum, in Sudan, assomiglia a una gabbia: un quadrato di cemento con una grata al posto del soffitto e il sole che batte quasi tutto il giorno sulle teste degli occupanti.
«Sta bollendo là dentro con una ventina di altri prigionieri», informa da Venezia il fratello Alvise. La temperatura esterna sfiora nelle ore più calde i 50 gradi, «e di notte penso che la minima non scenda sotto i 40» aggiunge, angosciato.
L'unico sollievo della famiglia è la possibilità di comunicare con lui via telefonino. La vicenda giudiziaria dell'amministratore delegato dell'azienda di materiale elettrico fondata dal nonno si è complicata con il passare delle settimane; e la detenzione preventiva, tra rinvii di udienze e nuove istruttorie, si allunga come la coda dei presunti danneggiati.
A marzo il distributore locale della ditta veneta aveva contestato una partita di trasformatori elettrici da un milione e 200 mila euro circa che Zennaro, 46 anni, aveva inviato in Sudan dopo essersi aggiudicato, tramite la Gallabi & Figli, un bando di concorso nel 2020.
Zennaro è partito per Khartoum con l'idea di poter risolvere il contenzioso, ma si è ritrovato agli arresti domiciliari in albergo la sera stessa del suo arrivo. Il primo aprile la questione sembrava risolta tramite un rimborso (un po' coatto) di 400 mila euro e Zennaro si apprestava a decollare per l'Italia, quando sono arrivate altre denunce per truffa ed è scattato il nuovo arresto.
Non più dentro una stanza d'hotel, ma nelle affollate camere di sicurezza di un paio di commissariati (senza neppure una branda a disposizione) e, per qualche giorno, in prigione.
A pretendere, complessivamente, quasi un altro milione e mezzo di euro sono società elettriche locali, clienti in qualche caso della famiglia Gallabi, uno dei cui componenti, Ayman, è stato ritrovato annegato nel Nilo il 22 maggio.
Capofila dei querelanti è la Società elettrica sudanese, presieduta da un parente stretto del numero 2 del Consiglio nazionale di transizione, il generale Mohamed Dagalo, alla guida del Paese dopo il colpo di Stato del 2019.
Quando un paio di settimane fa il direttore generale per gli italiani all'estero, Luigi Vignali, è stato inviato dalla Farnesina a parlamentare a Khartoum, le autorità sudanesi gli hanno opposto altre denunce, relative ad altri contratti che, indipendentemente dalla posizione della Società elettrica sudanese, impedirebbero il rilascio di Zennaro.
La Farnesina protesta e insiste, attraverso l'ambasciatore Gianluigi Vassallo, perché gli siano concessi gli arresti domiciliari o almeno un trattamento più rispettoso dei diritti umani, in attesa dei dovuti chiarimenti giudiziari.
Il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha chiesto l'intervento del nunzio apostolico in Sudan ed Eritrea, Luis Miguel Munoz Cardaba; e il sindaco, Luigi Brugnaro, quello di Mario Draghi.
Tra mezzogiorno di sabato e ieri, sulle acque del Canal Grande, le società remiere hanno organizzato una nuova manifestazione: 24 vogatori si sono alternati per 24 ore in una staffetta di solidarietà.
Perché Marco, stipato in una cella torrida dove si parla solo arabo, si senta meno solo. Nei vari trasferimenti ha perso infatti l'unico compagno, un professore iracheno, con cui poteva intendersi in inglese.
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