DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
IL “CHEMSEX” È IL VERO PROBLEMA CAUSA CONSEGUENZE DISASTROSE»
Alessia Marani per “Il Messaggero” - Estratti
Chemsex è il termine anglosassone a cui si fa riferimento per indicare la dipendenza dalle droghe nel tentativo di aumentare il piacere e le prestazioni sessuali. Crasi per chemical and sex, negli States l'espressione adottata è quella di "party and play".
A Roma sono sempre di più i manager e i professionisti che fanno uso soprattutto di cocaina per facilitare gli incontri sessuali. Spesso, purtroppo, con conseguenze per se e per il partner rischiose e non gestibili. Ma il fenomeno è diffuso anche tra i più giovani. Parola della dottoressa Marta Giuliani, psicoterapeuta, sessuologa e consigliera dell'Ordine degli psicologi del Lazio per cui è coordinatrice del gruppo di lavoro "Psicologia e sessualità".
Dottoressa che cosa spinge, innanzitutto, una persona adulta ricorrere alle droghe nel tentativo di migliorare la propria sessualità?
«Anche se Chemsex è stato coniato per la prima volta nel 2001, in Italia è apparso una decina d'anni più tardi, ma è nell'ultimo periodo che ha registrato numeri allarmanti. Nella mia esperienza sempre più persone con incarichi di lavoro o ritmi di vita stressanti e serrati decidono di dedicare tempo alla sessualità con un approccio più prestazionale che relazionale.
Oltretutto non è detto che l'uso della droga faciliti l'incontro. La cocaina per esempio di base è considerata un eccitante, ma può avere ricadute in termini di desiderio. Senza contare che una maggiore disinibizione può generare rischi, fisici e psicologici, anche drammatici».
Che cosa si nasconde dietro al fenomeno?
«Spesso c'è una doppia dipendenza: quella dalla droga e quella dal sesso. Alcuni pazienti sostengono di agire in questo modo per il timore di non riuscire a gestire l'ansia dell'incontro, specie se occasionale. Tenuto conto della sempre più facile accessibilità agli stupefacenti, purtroppo è facile intuire poiché il fenomeno sia così in crescita».
(…)
«LO SENTIVO, ERA IN PERICOLO» LA CORSA VERSO LA VILLETTA DELLA MAMMA DI FRANCESCA
Karen Leonardi e Federica Pozzi per “il Messaggero – Cronaca di Roma” - Estratti
A due giorni dalla scoperta della morte della giovane Francesca, nessuno dei suoi parenti ha la forza di parlare. Le serrande dell'abitazione in cui viveva con la sua famiglia, all'ultimo piano di un grande palazzo in zona Roma est, sono chiuse.
(…) Sono increduli che la causa possa essere l'assunzione di droga o qualche circostanza sospetta. Lo stesso 39enne ha detto agli inquirenti di non aver consumato droga né davanti a lei e né tanto meno con lei una volta tornati a casa. Versione confermata dai rilievi della scientifica nell'abitazione, anche se per avere la certezza bisognerà aspettare l'esito degli esami tossicologici.
Poi ci sono gli amici e colleghi di Francesca che descrivono la ragazza non solo come persona che non faceva uso di sostanze, ma che addirittura le odiava. Non sono però tutti così netti sulla possibilità di assunzione di droga. Uno dei vicini, dopo aver sentito il nome della ragazza, ha subito detto: «Ormai le droghe sono tutte sintetiche, basta pochissimo per sentirsi male».
Al momento la Procura di Velletri, titolare del caso, ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato. L'imprenditore non è indagato. Si attende l'esito dell'autopsia, svolta ieri al policlinico Tor Vergata, per capire la causa o le cause che hanno portato Francesca Russo a morire nel cuore di una notte. La donna è stata trovata sul divano del soggiorno della villetta del compagno.
Sul corpo nessun segno visibile di violenza ma del sangue nell'area inguinale.
Per quanto riguarda invece l'intervento a cui si era sottoposta due settimane fa - al setto nasale -, è vero che stava ancora assumendo farmaci ma la morte, secondo le prime indagini, sarebbe da ricondurre a un'emorragia interna. Altra questione che verrà chiarita con l'arrivo dei risultati dell'autopsia.
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