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"LA COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO SPOSTA MILIONI DI EURO, È ATTRAVERSATA DA INCARICHI SPORCHI E LE MELE MARCE SONO AUMENTATE” - NELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA MILANESE VIENE SPIEGATO COME LA COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO (GUIDATA IN QUEL TEMPO DA GIUSEPPE MARINONI) DA SEMPLICE BRACCIO CONSULTIVO DEL COMUNE, ERA DIVENTATA LA SUPREMA CORTE DEL MATTONE - LA DENUNCIA AI PM IN UNA LETTERA ANONIMA: “SE I MEMBRI DELLA COMMISSIONE DICEVANO NO, L'IMPRENDITORE OFFRIVA LORO UN INCARICO E IL PARERE CAMBIAVA” - IL CASO DELL'ARCHITETTO ALESSANDRO SCANDURRA (PER CUI OGGI LA PROCURA CHIEDE IL CARCERE)… - IL DAGOREPORT
Rosario Di Raimondo per la Repubblica - Estratti
Solo un «fraintendimento». Si giustificò così l'architetto della Commissione per il paesaggio, quando gli fecero notare una stranezza: per due volte l'organo pubblico di cui faceva parte, incaricato di promuovere o bocciare i progetti dei costruttori, aveva detto «no» a una torre. Poi l'impresa arruolò proprio lui, uno dei saggi, fra i suoi consulenti. E il parere diventò «favorevole».
Il mondo dell'urbanistica a Milano era diventato così: se avevi gli agganci giusti, se eri inserito in «circuiti di privilegio» – espressione usata dalla Guardia di finanza – le idee per nuovi cantieri imboccavano corsie preferenziali. Perché la commissione, da semplice braccio consultivo del Comune, era diventata la suprema corte del mattone. Una terra di conquista. I suoi componenti, professionisti da agganciare.
Ecco cosa racconta lo scorso ottobre ai pm l'odierno dirigente del settore "Rigenerazione urbana" Paolo Riganti. Un'impresa propone il piano per costruire una torre in un'area a sud di Milano: l'intervento riguarda quasi 80 mila metri quadri. «Aveva chiesto un parere alla Commissione del paesaggio (…). Era stato negativo per due volte consecutive».
A quel punto l'imprenditore chiede un incontro al dirigente: «Mi comunicò che era stato cambiato il progettista con un architetto membro della commissione». Il dirigente sobbalza: ma si può fare? «Decidemmo di scrivere una mail al presidente dell'Ordine degli architetti. Non mi ha mai risposto. Avevo lamentato la condotta inopportuna del componente che aveva accettato un incarico dalla società operatrice».
Riganti incontra pure il diretto interessato, l'architetto Alessandro Trivelli, indagato: «Si presentò per dirmi due cose. Che lui non era il progettista ma solo un consulente per la parte ambientale e per rappresentarmi il suo rammarico: c'era stato un fraintendimento».
Non è l'unica coincidenza. C'è il caso dell'architetto Alessandro Scandurra (per lui oggi la procura chiede il carcere), uno dei commissari che boccia il processo per la Torre Calvino salvo poi essere lui stesso incaricato dal committente per disegnarla.
I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA
(...)
In un decreto di perquisizione dello scorso novembre, il nucleo Pef della Guardia di finanza scrive: «Sono emerse situazioni di disparità di trattamento tra progetti al vaglio della commissione. In diversi casi, progetti similari hanno ricevuto diverse e contrastanti valutazioni, a seconda se il progettista sia o meno inserito in quelli che appaiono "circuiti di privilegio" caratterizzati da traffico di influenze». Si parla, in quell'atto, dei «facilitatori». Qualche mese dopo piovono le accuse di corruzione e di componenti a libro paga delle imprese. Per la procura sono mazzette, per i professionisti regolari parcelle.
Alla vigilia del 2024 una mano anonima firma una lettera destinata ai pm che si occupano delle indagini. Chi scrive è molto informato. Dice che «la commissione per il paesaggio sposta milioni di euro», che è attraversata da «incarichi sporchi» e «le mele marce sono aumentate».
GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA
Poi: «Il sistema è semplicissimo, la commissione boccia molti progetti con pareri generici (…). Gli operatori del settore, che investono milioni e non possono permettersi lungaggini, corrono al riparo chiedendo consulenze domiciliari, associative oppure conferiscono incarichi direttamente ai membri della commissione ed è fatta». La stessa mano anonima fa i nomi di professionisti oggi indagati, oppure che hanno già scontato i domiciliari, o che in questi giorni rischiano il carcere.
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