isole come montagne sopra le tartarughe - leggenda cinese

IL MARE PER I CINESI? IL MALE – IL RAPPORTO DEL DRAGONE CON L'ACQUA È SEMPRE STATO COMPLICATO. IL MARE È STATO A LUNGO CONSIDERATO UN "REGNO MISTERIOSO DOVE NON ERA CONSIGLIABILE INOLTRARSI" - NEL X SECOLO, SI DICEVA CHE I MARI FOSSERO QUATTRO, UNO PER OGNI PUNTO CARDINALE: RAPPRESENTAVANO I CONFINI DEL MONDO CONOSCIUTO, I LIMITI INVALICABILI TRA CIVILTÀ E BARBARIE. IL LUOGO AL DI LÀ DEL QUALE ABITAVANO GENTI MOSTRUOSE ED ESSERI SOPRANNATURALI (CHIACCHIERE: IL MARE, CON QUESTO CALDO, E' L'UNICO POSTO IN CUI DOVREMMO ESSERE IN QUESTO MOMENTO)

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DALLE MISTERIOSE ISOLE DEGLI IMMORTALI ALLE MAPPE: COME LA CINA GUARDAVA IL MARE

Estratto da “Storia del mare”, di Alessandro Vanoli (ed. Laterza)

 

ALESSANDRO VANOLI - STORIA DEL MARE

Forse all'inizio era stata soprattutto una barriera. Per quei popoli cresciuti tra immense valli fluviali, le coste della Cina dovevano sembrare per davvero il limite del mondo.

 

Il nome che diedero a quelle coste era hai: così già lo ritroviamo in un'iscrizione in bronzo del X secolo a.C.

 

E a sfogliare le storie più antiche si capisce abbastanza bene che in quella parola c'era il senso di un confine invalicabile. E, come spesso accadeva ai confini apparentemente invalicabili, c'era pure l'idea che oltre l'orizzonte si aprisse uno spazio misterioso e magico.

 

Il mare, con le sue vaste e sconosciute superfici, con la sua vita segreta che si agitava sotto le onde, era un regno misterioso dove non era consigliabile inoltrarsi. Quattro si diceva fossero i mari, uno per punto cardinale: il mare di Bohai, il mare di Huanghai o Mar Giallo, il mare di Nanhai o Mar Cinese Meridionale e il mare di Donghai o Mar Cinese Orientale.

 

XI JINPING - TAIWAN E CINA

Erano questi quattro mari a rappresentare i confini del mondo conosciuto, i limiti invalicabili tra civiltà e barbarie. Il luogo al di là del quale abitavano genti mostruose ed esseri soprannaturali. A cominciare dalle isole dell'immortalità, naturalmente.

 

Il Liezi, un'opera taoista del IV secolo a.C., raccontava delle montagne che si trovavano nel mezzo di un abisso posto in oriente oltre il mare orientale: Penglai, Fangzhang e Yingzhou. Esse, diceva, erano la sede degli xian, esseri perfetti che erano al di là di qualsiasi influenza esteriore, al di là della morte stessa.

 

I CINESI E IL MARE

E le isole erano montagne estremamente alte che poggiavano su immense tartarughe; montagne completamente bianche, con i palazzi fatti di oro e platino e gli alberi colmi di gioielli. Isole senza dolori né inverni; con palle di riso e bicchieri di vino che mai si esaurivano e frutti in grado di guarire ogni cosa, donare l'eterna giovinezza e vincere la morte.

 

Il Liezi diceva inoltre che all'inizio le isole non erano tre ma cinque, ed è una storia talmente bella che val la pena di ascoltarla:

 

ISOLE COME MONTAGNE SOPRA LE TARTARUGHE - LEGGENDA CINESE

A est del Golfo di Zhili, nessuno sa a quante migliaia o decine di migliaia di li di distanza, c'è un profondo baratro, una valle senza fondo. Tal voragine senza fondo è conosciuta con il nome di «Vuoto in cui tutto ritorna». Tutte le acque provenienti dalle otto estremità della terra e dalle nove regioni, e anche la Via Lattea, confluiscono in questa voragine; essa tuttavia non si riempie e non trabocca mai.

 

Al suo interno ci sono cinque montagne. La prima è chiamata Daiyu, la seconda Yuanjiao, la terza Fanghu, la quarta Yingzhou, la quinta Penglai. Ciascuna di queste montagne è alta trentamila li e si estende per un raggio pari alla sua altezza. I pianor sulla sua cima coprono una superficie di novemila li [...] Sulle loro cime, torri e belvedere sono tutti d'oro e di giada, gli animali e gli uccelli sono di un bianco immacolato, alberi di perle e altre gemme vi crescono rigogliosi, con fiori che danno frutti sempre saporiti e che permettono a chi se ne ciba di non invecchiare e di non morire.

 

MAR CINESE, MAR DELLE FILIPPINE, MAR DEL GIAPPONE

Gli uomini che le abitano appartengono alla stirpe dei saggi immortali; sono talmente numerosi che non possono essere contati e volano giorno e notte da una montagna all'altra. Un tempo le basi delle cinque montagne non poggiavano su nulla ed esse, come se seguissero il flusso della marea, non cessavano di alzarsi e abbassarsi, di andare e venire. I saggi immortali erano scontenti della cosa e se ne lamentarono con l'Imperatore Celeste.

 

 Questi [...] ordinò dunque a Yugiang di inviare quindici tartarughe giganti a sorreggere le cinque montagne con le loro teste alzate, alternandosi in tre turni di sessantamila anni ciascuno. Da quel momento le montagne rimasero ben salde e smisero di muoversi. Tuttavia, un gigante che viveva nel regno di Longbo facendo pochi passi raggiunse il luogo dove sorgevano le cinque montagne.

ISOLE COME MONTAGNE SOPRA LE TARTARUGHE - LEGGENDA CINESE

 

Gettando il suo amo catturò in un sol colpo sei tartarughe e se le carico sulle spalle [...]. In conseguenza di ciò due delle montagne, Daiyu e Yuanjiao, andarono alla deriva verso l'estremità settentrionale del mondo e finirono per sprofondare nel grande oceano.

 

Le cronache raccontano che il primo imperatore, Vin Shi Huang Di, avrebbe inviato a più riprese, a partire dal 219 a.C., spedizioni marittime alla ricerca delle tre isole degli immortali, dove reperire la droga dell'immortalità.

DISPUTE MARITTIME INTORNO ALLA CINA

 

E chissà se sono tavole o davvero ci provò. In fondo Qin Shi Huang Di era lo stesso imperatore che decise di vincere la morte facendo seppellire con sé lo smisurato e impressionante esercito di soldati in terracotta.

 

Forse uno così le cercò davvero le isole dell'immortalità. Per giunta, la convinzione diffusa era che non fossero neanche troppo lontane dalla costa: le tre isole dovevano trovarsi nel Golfo di Bohai, non distanti, ma inaccessibili per altri motivi soprannaturali. Nel I secolo a.C. il grande storico Sima Qian raccontò così questa impresa:

 

Si dice che queste tre montagne divine si trovino nel Mare Bohai: non sono

Jontane dagli uomini, ma sfortunatamente quando si è sul punto di arrivarvi, allora il vascello è spinto indietro dal vento e se ne allontana.

marina militare cinese 5

 

E là che si trovano gli uomini spirituali e la droga che non fa morire. Al tempo del Primo Imperatore Qin, quando questi ebbe riunito l'impero nelle sue mani, egli venne sulle rive del mare. Allora, degli esperti in tecniche esoteriche, in numero inesprimibile, parlarono di ciò Il Primo Imperatore ordinò a un gruppo di giovani uomini e donne di imbarcarsi per andare alla loro ricerca. Il loro battello affondò in alto mare.

 

Qin Shi Huang, primo imperatore cinese

Un mistero che sarebbe rimasto a lungo tale, almeno sino a quando i cinesi avrebbero smesso di vivere il mare quasi solo di cabotaggio. E questa, come si diceva, non fu una cosa rapida.

 

Ancora durante la dinastia Han, nei primi secoli della nostra era, il Giappone era conosciuto soltanto come il misterioso «regno dei nani» e Taiwan veniva citata in modo vago come Yizhou, la «terra dei barbari».

 

Poi ai tempi della dinastia Tang, verso l'VIII secolo, le rotte commerciali si ntensificheranno e molto cominciò a cambiare. Lo vediamo attraverso i diari di viaggio di monaci buddhisti e i resoconti sempre più numerosi dei navigatori. Lo vediamo attraverso le mappe, che cominciavano a farsi sempre più dettagliate.

MARINA CINESE

 

E non era neppure una cosa dell'ultimo momento: un sistema di coordinate celesti e terrestri, i cinesi lo conoscevano sin dai primi secoli della nostra era. E con i sistemi delle carte reticolate cominciarono pure a calcolare sempre meglio le distanze.

 

Nell'801 vedeva la luce la prima carta completa di tutto l'impero e degli itinerari dalla Cina alla Corea, all'India, fino a Baghdad. Un secolo dopo, nel periodo dei Song settentrionali, faceva la sua comparsa la Descrizione generale del mondo nell'era Taiping (Taiping buanyu ji), una sorta di enciclopedia geografica universale.

 

bussola cinese

Sul mare tutto questo si appoggiò a una serie di trasformazioni tecnologiche di enorme importanza.

 

La bussola innanzi tutto. Anche se, come abbiamo visto, il suo sviluppo fu abbastanza lento e bisogna arrivare al XII secolo per vedere la prima citazione cinese del suo uso in mare. Ma altrettanto importante fu anche l'introduzione di una serie di sistemi di localizzazione per rendere più sicura la navigazione.

 

Li vediamo già dall'epoca Tang, attorno all'VIII secolo: fari, mede e dromi (cioè punti di riferimento artificiali); e poi segnalazioni con bandierine di giorno e con lanterne di notte, per evitare rilievi atipici e scogli.

 

Tutti elementi che si cominciarono a riportare sulle enciclopedie e sulle mappe. E c'è da dire che, di secolo in secolo, le mappe si fecero enormemente dettagliate: veri portolani che fornivano una descrizione esaustiva delle coste, comprendente isole, scogliere e secche.

marina militare cinese

 

Si procedeva a scandagliare, si annotavano rotte e itinerari navali, si determinavano con esattezza l'esistenza e la natura delle correnti marine, si osservavano le maree ei venti, l'atmosfera e le acque, gli indizi dell'approssimarsi della terraferma o della presenza di scogli, e si calcolarono distanze e profondità mediante sonde e gatte graduate. Si rilevarono inoltre l'altezza degli astri e le altitudini polari.

 

A guardare una di quelle mappe prodotte nei secoli attorno al 1000, fa impressione la qualità del dettaglio: i fittissimi punti che segnano le città, i disegni dei rilievi, l'andatura delle coste. E vien da pensare che non vi fosse già allora più spazio per mostri e misteri insondabili.

 

antica bussola cinese

E invece non era affatto così. In fondo, come sempre, bastava allontanarsi un po’ dai limiti della mappa per capire che l'ignoto con le sue paure, i suoi misteri e i suoi sogni era ancora li, in attesa.

 

Ancora nel XIII secolo, il mercante Zhao Rugua era pronto a scommetterci, e lo scriveva chiaramente nel suo Notizie sui popoli stranieri (Zhufanzhi). A est di Giava si giunge a un punto dove le acque scorrono verso il basso: lì c'è il Paese delle Donne.

 

marina militare cinese 4

«Ancora più a est si trova il Weilu, il limite del mondo abitabile. La sabbia e le rocce segnalano il Weilu, dove le acque precipitano verso i Nove mondi. Anticamente una giunca che navigava sull'oceano fu sospinta da un forte vento occidentale, così tanto da udire il fragore delle acque che vi cadevano dentro. Intorno nessuna terra. Improvvisamente da oriente si alzò un forte vento, e la nave scampò al suo destino».

 

xi jinping - marina militare cinese

E talvolta poteva trattarsi anche di esseri incredibili, di quelli che i marinai conoscono e temono da sempre. Come il bonzo marino che ancora nel 1536 Huang Zhong avrebbe descritto tra le curiosità del suo Parole sui mari (Haiyu): «Il bonzo marino ha la testa umana e il corpo di testuggine, ma le zampe sono più corte ed è provvisto di carapace. Le navi che si imbattono in esso non devono aspettarsi nulla di buono».

 

Inutile chiedersi che animale fosse per davvero questo misterioso bonzo marino: forse un innocuo dugongo, forse un qualche tipo di tartaruga; non è con questo tipo di sguardo che bisogna guardare alle antiche storie sui misteri del mare. Perché a quel tempo il bonzo marino era evidentemente vero, come erano vere le isole degli immortali. E sino a quando le mappe non avrebbero misurato ogni lato del mondo, per loro ci sarebbe stato posto.

 

tensioni tra cina e filippine mar cinese meridionale 3isolotto costruito dalla cina nel mar cinese meridionale scontro tra una nave cinese e una filippina nel mar cinese meridionale