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Giuseppe Scarpa per “la Repubblica”
Decine di perquisizioni in tutta Italia. Nel mirino i fiancheggiatori e simpatizzanti dell'Isis. È la maxi inchiesta della procura di Roma contro la propaganda jihadista, via dark web, dello Stato Islamico. Le teorie dell'estremismo veicolate dal nostro Paese a beneficio di una platea mondiale da fanatici pronti a compiere attacchi terroristici.
La cabina di regia è stata colpita da inquirenti e investigatori che da tempo monitoravano il gruppo. In tutto sono trentanove le persone indagate, soprattutto nordafricane, accusate di associazione con finalità di terrorismo internazionale, eversione dell'ordine democratico e istigazione a delinquere.
I carabinieri della terza sezione del reparto antiterrorismo del Ros e i colleghi dell'antiterrorismo della polizia da tempo controllavano il gruppo variegato di radicalizzati che si appoggiavano al dark web per diffondere i loro messaggi. I fanatici impiegavano un indirizzo web gestito direttamente dall'Isis. Un indizio, questo, della vicinanza di diversi indagati al nucleo centrale dello Stato Islamico. I messaggi che venivano divulgati incitavano i lettori al compimento di attacchi terroristici da realizzare non soltanto in Italia, ma anche in altri Paesi e contro sedi di istituzioni e organismi internazionali.
Adesso gli investigatori hanno acquisito computer, cellulari e memorie esterne di 39 persone che, con diversi livelli di responsabilità, hanno promosso il compimento di attentati. Tutto il materiale sequestrato verrà passato al setaccio per trovare nuovi contatti e fotografare la realtà italiana di fiancheggiatori e simpatizzanti dello jihadismo marchiato Isis.
Nell'era di internet, i terroristi stanno sempre più spesso sfruttando la tecnologia. La rete globale è diventata un potente strumento per le organizzazioni terroristiche, consentendo loro di far propaganda, reclutare nuovi membri e finanziare e programmare le proprie attività. Negli ultimi anni, gli estremisti islamici si sono trasferiti nel web sommerso e nelle reti oscure, occultando ulteriormente la propria presenza alle forze impegnate a contrastare il terrorismo.
Lo stesso Isis spinge in questa direzione, così come è emerso in un manoscritto di autoformazione jihadsita: "La propaganda è il più importante aspetto della guerriglia perché il supporto popolare significa che il pubblico sosterrà la tua causa, ti darà uomini e soldi e non ti lascerà nei momenti di pericolo".
Per tutta risposta le forze dell'ordine hanno promosso, negli ultimi anni, un impegno massiccio per controllare i radicalizzati che si annidano nel dark web. La maxi inchiesta coordinata dalla procura ha perciò fatto emergere una rete complessa composta da 39 persone che pensavano, grazie all'anonimato che garantisce l'internet oscuro, di non essere scoperti. Adesso si punta a trovare altri complici.
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