
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Giuseppe Caporale per la Repubblica
Un messaggio che sembra un addio, ma che forse invece è solo una trappola. Una trappola per nascondere il brutale omicidio di un ragazzo di 17 anni. «Vado via, non cercatemi. Andrò a Milano».
La morte del giovane Ismaele Lulli trovato con la gola tagliata in un dirupo vicino a una chiesa di campagna nella zona di Sant’Angelo in Vado, nel Pesarese, ruota intorno a questo sms partito dal suo telefonino e inviato domenica pomeriggio alla mamma e alla sua fidanzata. I carabinieri e la procura di Urbino però non sono convinti che sia stato il ragazzo a scriverlo, ma il suo assassino. Ed è per questo che da ieri notte sono in corso decine di interrogatori. Procura e investigatori vogliono ascoltare subito parenti e amici. I convocati al momento sono oltre quindici.
Il cadavere, pieno di sangue, anche in volto, era in una zona impervia, vicino alla chiesa di San Martino, un quadrato vicino a una parete rocciosa dove c’è una croce in ferro circondata da cipressi. Per recuperarlo sono dovuti intervenire anche i vigili del fuoco. E gli investigatori hanno anche trovato tracce di sangue nel percorso che ha portato al ritrovamento del corpo. Non solo, alla gola del ragazzo è stato riscontrato un profondo taglio. Troppo per un suicidio.
«L’assassino avrà sicuramente addosso i segni della colluttazione con il ragazzo» si lascia sfuggire un inquirente durante la perlustrazione della zona «ed è per questo che è importante rintracciare tutte le persone che sono entrate in contatto con il ragazzo nelle ultime ore». Il suicidio per gli inquirenti dunque è «altamente improbabile» soprattutto per la dinamica. «Abbiamo trovato troppi dettagli che ci inducono a ritenere che siamo di fronte ad altro. Ma al momento occorre tenere aperte tutte le ipotesi, per non sottovalutare nessun indizio. Certo, un taglio come quello è inusuale per un suicidio».
Ma chi può aver scritto quel messaggio al posto di Ismaele? Non è escluso che dalle impronte digitali recuperate sul telefonino possa arrivare la risposta. E forse la chiave di tutto può trovarsi anche nella memoria del telefonino del ragazzo. Nei suoi incontri, nei suoi «recenti litigi con alcune persone », aggiungono gli inquirenti.
La famiglia poi - sebbene travolta dal dolore della scomparsa - è categorica nell’escludere l’ipotesi del suicidio. «Mio figlio non avrebbe mai fatto un gesto del genere» ha spiegato la madre agli inquirenti «amava la vita. Gli deve essere successo qualcosa. Qualcuno deve avergli fatto del male. Ma non riesco a capire perché...». Il ragazzo secondo quanto sostiene la famiglia era tranquillo, seppure anche sul suo profilo facebook non mancava di esternare sentimenti contrastanti e tanta voglia di ribellione.
«Non si smette mai di stare in guardia dagli altri» scrive in un post di alcuni mesi fa. Gli inquirenti insieme alla agenti della scientifica sono alla ricerca anche dell’arma del delitto ed è per questo che per tutta la notte è stata setacciata la zona, al momento però senza alcun esito. Le ricerche continueranno comunque anche nella giornata di oggi, mentre altri riscontri si attendono dall’autopsia. Il colonnello dei carabinieri Antonio Sommese del comando provinciale di Pesaro - che guida le indagini - e il sostituto procuratore di Urbino Irene Lilliu, non escludono di poter arrivare a breve a chiarire quanto è successo. «Le prossime ore saranno decisive».
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