DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Antonio E. Piedimonte per “la Stampa”
Venga dottò venga, che gliela sistemiamo noi»: la frase, ben nota a napoletani e visitatori motorizzati, solitamente riecheggia nelle strade ma nei mesi estivi la si può ascoltare, con qualche variante, pure sulle acque costiere. Il mare che «non bagna Napoli» di Anna Maria Ortese, infatti, oggi appare come una distesa di imbarcazioni a perdita d' occhio, tutte "parcheggiate" proprio come si usa fare con le auto nelle vie della città.
È il fenomeno noto come "ormeggio-selvaggio", un altro scandalo al sole che ogni estate si ripropone, peggiorando sempre di più, in diverse zone del litorale, dal Borgo Marinari (Santa Lucia) a Mergellina, passando per il lungomare Caracciolo e sino ad arrivare a Nisida-Coroglio.
Oltre ai disagi, i pericoli alla navigazione e alla balneazione, l' ulteriore inquinamento e molto altro, il caos barche ha pure una rilevante ricaduta economica: quasi 9 milioni gli euro sottratti ogni anno alle casse pubbliche, soldi che conducono alle tasche della camorra, come è emerso più volte grazie all' efficace lavoro di magistrati e forze dell' ordine.
«Il caos ormeggi nel golfo di Napoli è una realtà e resterà tale», dice con una nota di giustificato pessimismo Gennaro Amato, presidente dell' Anrc, l' Associazione nautica regionale campana, che poi spiega: «Esistono oltre 5.000 imbarcazioni immatricolate e gli ormeggi a disposizione sono 3.800, è ovvio che oltre 1.200 trovano posto in qualche maniera non regolare». Di fatto è anche peggio, perché si aggiungono i natanti (sotto i 10 metri) e così si arriva a quasi 3.000 barche in seconda e terza fila.
Responsabilità? L' associazione punta l' indice: «La Soprintendenza ha letteralmente ingessato lo sviluppo nautico e pensa che vietare la realizzazione, anche solo stagionale, di marine organizzate sia la soluzione migliore. D' altronde è stato persino negato il consenso a un salone nautico in programma a ottobre, ennesima dimostrazione che da noi il mare è un confine e non una risorsa».
Querelle burocratiche, irregolarità ma più spesso illegalità. In prima linea, come ogni estate, la Capitaneria di Porto Guardia Costiera, l' ultimo blitz, pochi giorni fa, ha permesso la scoperta di un' occupazione «totalmente abusiva» di uno specchio d' acqua di oltre 400 metri quadri, insomma un ben organizzato ormeggio con tutto il necessario alla bisogna. Alla fine, come sempre in questi casi, sono state contestate diverse violazioni al Codice della navigazione e relative multe.
Poca roba per chi si fa pagare anche 400 euro al giorno dai diportisti di passaggio e cinquemila al mese dai "capitani" autoctoni che nel weekend amano esibire le loro prue tra le isole del golfo, ovvero l' area che dopo quella di Hong Kong ha una delle più alte densità di traffico marino del mondo.
Impressionante la distesa di imbarcazioni nella baia di Bagnoli, a ridosso della collina di Posillipo, tra «l' isola che non c' è» di Edoardo Bennato (Nisida) e il vasto arenile dove un tempo si affacciava l' Ilva-Italsider, lo stesso luogo dove qualche anno fa la Procura sequestrò 8.000 metri di litorale per occupazione abusiva. Un angolo di rara bellezza che attende ancora di essere bonificato dai veleni dell' acciaieria (chiusa da quasi trent' anni).
Ma abusivi e "pirati" non sono solo sul versante flegreo, e non da ieri: nel 2012, ad esempio, un' inchiesta dei pm Giovanni Corona e Henry John Woodcock portò al sequestro di boe e pontili che avevano invaso persino l' area d' approdo degli aliscafi, servizi gentilmente offerti dal clan Piccirillo.
In precedenza, spiegano pentiti e collaboratori di giustizia, gli ormeggi di Mergellina erano stati di competenza di diverse cosche, tra cui gli Alfano e i Frizziero (già negli anni Novanta), e in seguito i Lepre (del Cavone), i Pesce (Quartieri Spagnoli) e gli Elia (Pallonetto di Santa Lucia).
«In effetti il mare continua a non bagnare Napoli e, come ai tempi della Ortese, gli unici che possono davvero goderne sono i ricchi», dice alla Stampa Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania. «Oltre gli ormeggi abusivi, fenomeno diffuso anche nel resto della regione, ci sono - aggiunge - le tante emergenze che ogni anno sono evidenziate dai nostri dossier, come il "Mare Monstrum" appena reso noto (il 3 agosto arriverà la Goletta Verde, ndr).
Un paradosso tra i tanti? L' aria più irrespirabile è quella vicina al mare, nel porto, per via dei traghetti e delle grandi navi, come quelle dove ora alloggiano gli atleti delle Universiadi». La presidente confessa poi il suo imbarazzo: «Quando ci chiamano le scuole per fare pulizia degli arenili dobbiamo dire di no perché le spiagge, come quelle di Bagnoli, sono interdette. Troppo grave l' inquinamento della sabbia, compresa quella dei fondali».
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