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Marco Giusti per Dagospia
Se ne va a 101 anni Walter Bernstein, leggendario sceneggiatore americano, attivissimo con registi del calibro di Sidney Lumet, Martin Ritt, John Frankenheimer per film come “Il treno”, “Paris Blues”, “A prova di errore”, “ I magnifici sette”, ma soprattutto uno degli ultimi rimasti degli autori blacklisted massacrati dal Maccartismo.
Raccontò parte della sua storia parte quella dei suoi amici e colleghi Abraham Polonsky e Arnold Manoff nel film diretto da Martin Ritt nel 1976 “Il prestanome” con Woody Allen e Zero Mostel, che venne candidato all’Oscar. Nato a New York City nel 1921, nel 1941, da militare diventa corrispondente di guerra per il giornale militare “Yanks” seguendo l’esercito alleato in Palestina, Egitto, Nord Africa, Sicilia e Yugoslavia. Quando tornò iniziò a scrivere per il “New Yorker” e presto venne chiamato da Robert Rossen a Hollywood per diventare sceneggiatore.
Con Ben Maddow scrisse nel 1948 il noir diretto da Norman Foster “Per te ho ucciso” con Burt Lancaster e Robert Newton, per poi tornare a New York e lavorare in tv. Colpito dal maccartismo, lavorò anonimamente per serie tv celebri degli anni ’50 senza scappare, come altri registi, in Europa. E’ da questa esperienza di lavoro firmato da altri che nacque appunto “Il prestanome”.
Torna al cinema, tra sceneggiatore non firmate e firmate con uno dei primi film americani di Sophie Loren, “Quel tipo di donna”, diretto da Sidney Lumet, al quale seguirono altri due film con Sophia, “Il diavolo in calzoncini rosa” diretto da George Cukor e “Olimpia” diretto da Michael Curtiz.
Ma collabora anche al bel western di Robert Parris con Robert Mitchum “Il meraviglioso paese” e al fondamenale film di John Sturges “I magnifici sette”, remake del capolavoro di Akira Kurosawa “I magnifici sette”.
Si lega a Martin Ritt scrivendo per lui “Paris Blues”, presto seguito da “A prova di errore” sui pericolo dell’atomica, “Il treno” di John Frankhneimer. E’ l’autore del film mai completato diretto da George Cukor con Marilyn Monroe, “Somethings Got To Give”. Scrive per Burt Kennedy il thriller “La trappola mortale”. Assieme a Martin Ritt , ormai completamente riconosciuto da Hollywood, lo troviamo nel durissimo “I cospiratori” con Sean Connery e Richard Harris, presto seguito da “Il prestanome” con Woody Allen, che lo vorrà come attore in un particina in “Io e Annie”.
Collabora ai migliori film di Michael Ritchie, “Un gioco da duri” con Burt Reynolds e Kris Kristofferson, legato al mondo del rugby, e soprattutto “Un amore perfetto o quasi”, che riunisce Keith Carradine, Monica Vitti, Raf Vallone e Christian De Sica, un film sul cinema ambientato a Cannes, dove ritroviamo come se stessi anche Sergio Leone e Marco Ferreri. Non è il successo sperato “Betsy” di Daniel Petrie, mentre è molto riuscito “Yanks” diretto da John Schlesinger con Richard Gere.
Dirige anche un film, molto divertente, tratto da un racconto di Damon Runyon, “E io mi gioco la bambina”, con Walter Matthau, Julie Andrews e Tony Curtis. Per Walter Matthau scrive anche “Lo strizzacervelli”, diretto da Michael Ritchie. Lavora a qualche tvmovie e a una serie tv, ma soprattutto insegna sceneggiatura e supervisione corsi di scrittura nella sua New York. Più o meno fino alla morte, per polmonite, a Manhattan.
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