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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della sera”
Nell' estate del 2015 Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l' attentatore di Nizza, è stato in Italia. In queste ore la polizia francese ha segnalato il suo passaggio a Ventimiglia e adesso l' intelligence cerca di scoprire se abbia contattato qualcuno, se nel nostro Paese potesse avere appoggi. Soprattutto se ci sia qualche «legame» ancora attivo.
Perché il timore più forte è che possa scattare l' emulazione, l' atto eclatante che soddisfi la richiesta del Califfato: agire ovunque, con qualsiasi mezzo e in qualunque modo. È l' incubo dei responsabili degli apparati di sicurezza che ieri si sono riuniti prima al Viminale con il ministro Angelino Alfano e poi a palazzo Chigi con il sottosegretario Marco Minniti per mettere a punto il piano di intervento che si muove su fronti diversi ma ha un unico obiettivo: bloccare l' azione estemporanea, l' attacco improvviso che ottiene il massimo risultato.
E dunque si intensifica il monitoraggio di tutti gli ambienti vicini al fondamentalismo islamico, ma soprattutto si mettono in atto quelle possibili misure di prevenzione per tentare di ridurre al minimo i rischi. E naturalmente ci si concentra sui luoghi di grande assembramento come le manifestazioni pubbliche, gli aeroporti, le stazioni. Inserendo nella lista dei possibili obiettivi anche le navi da crociera.
La frontiera
Si deve verificare ogni minimo dettaglio e quindi anche una mossa apparentemente insignificante non può essere sottovalutata. Per questo si sta lavorando sulla segnalazione trasmessa da Parigi secondo cui un anno fa l' attentatore di Nizza aveva varcato il confine per entrare in Italia. Chi ha incontrato? Che cosa ha fatto? Qual era la sua destinazione? E soprattutto, ha contatti ancora attivi in Italia?
La decisione presa poco dopo l' attacco dal ministro Alfano di controllare tutti i passaggi ai valichi con la Francia fa ben comprendere quanto alto sia il livello di allerta. Il fatto che Bouhlel fosse noto alla polizia, ma mai «schedato» come estremista non rassicura.
Bisogna esplorare le sue comunicazioni, i possibili legami con altri stranieri decisi a celebrare la jihad. Per poter escludere che l' attacco in Costa azzurra sia soltanto il primo in una strategia ben più articolata.
Aeroporti e strade
Per l' attività di prevenzione il modello è quello utilizzato dall' allora prefetto di Roma, oggi capo della polizia Franco Gabrielli, in occasione del Giubileo: isolare i luoghi possibile bersaglio, chiudere le strade proprio come accaduto con via della Conciliazione. I responsabili della sicurezza sanno bene che proteggere tutti i cosiddetti soft target (centri commerciali, locali pubblici, luoghi di ritrovo) è impossibile, ma si deve limitare al massimo la possibilità di infiltrazione.
Per questo il "filtro" negli aeroporti è stato arretrato agli ingressi, dove ci saranno soldati e agenti in borghese. Dovranno controllare i bagagli e le persone, potranno fermare i passeggeri al minimo sospetto. Una procedura simile a quella attivata sulle navi da crociera con verifiche sulle liste e limitazioni agli spostamenti durante le escursioni.
L' allerta massimo
Quanto alto sia il livello di pericolo lo dimostra il fatto che due giorni fa, quindi prima della strage di Nizza, il comitato nazionale convocato al Viminale aveva già deciso di «rafforzare ulteriormente i dispositivi di sicurezza sull' intero territorio nazionale, soprattutto nei confronti degli obiettivi sensibili» e lo aveva fatto «sulla base di una approfondita analisi della situazione interna».
È l' effetto causato dalla strage di Dacca, il massacro dei nove italiani che ha posto il nostro Paese al centro dell' attenzione internazionale e dunque - come sottolineato dagli analisti dell' Antiterrorismo della polizia e dei carabinieri del Ros - potrebbe rappresentare un ulteriore detonatore per i seguaci dell' Isis. Fondamentalisti inseriti in gruppi organizzati o "lupi" solitari. Persone disposte comunque a morire pur di soddisfare le richieste dei leader del Califfato.
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