figli digitali virtuali

NON BASTAVA LA CRISI DEMOGRAFICA, ORA CI SI METTONO ANCHE I “FIGLI VIRTUALI” – PRESTO NEL METAVERSO SARÀ POSSIBILE ADOTTARE “BIMBI DIGITALI” PER POPOLARE IL METAVERSO – NE È CERTA L’ESPERTA DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE CATRIONA CAMPBELL, CHE RACCONTA COME I “FIGLI-TAMAGOTCHI” POTRANNO ESSERE ADOTTATI CON UN SERVIZIO A SOTTOSCRIZIONE MENSILE, PROPRIO COME NETFLIX – MA PRIMA DI POTER ADOTTARE BAMBINI NEL METAVERSO, BISOGNA RISOLVERE MOLTI DEI PROBLEMI CRUCIALI DELLA PIATTAFORMA, COME I CONTENUTI PEDOPORNOGRAFICI E GLI EPISODI DI ABUSI E DI RAZZISMO…

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Raffaele D'Ettorre per “il Messaggero”

 

figli virtuali 2

Nel metaverso tutto sarà possibile, anche crescere bambini virtuali. Ne è convinta Catriona Campbell, ricercatrice esperta nel campo dell'intelligenza artificiale che nel suo ultimo libro, AI by design (CRC Press), prospetta un futuro prossimo in cui la società sarà pronta ad abbracciare la cosiddetta Generazione Tamagotchi fatta di bimbi digitali fotorealistici creati per popolare il metaverso. Questa prole virtuale, secondo Campbell, sarà in grado di riconoscerci e interagire con noi grazie a sofisticati algoritmi di analisi vocale e tracciamento facciale. 

 

Dal canto nostro potremo avvertire il tutto a livello fisico usando uno dei tanti device per la realtà virtuale che stanno per invadere il mercato, come quei guanti sensoriali su cui la stessa Meta di Zuckerberg, principale sostenitore della teoria del metaverso come futuro di Internet, è al lavoro già da maggio 2021.

figli virtuali generazione tamagotchi

 

INCOMBENZE

Quello dei bimbi digitali sarà un servizio a sottoscrizione mensile, proprio come Netflix, dice Campbell. E se le incombenze della genitorialità virtuale dovessero farsi troppo pressanti, basterà semplicemente annullare l'abbonamento per sottrarsi ad ogni forma di responsabilità. 

 

I bambini Tamagotchi (dal nome del gadget giapponese famoso negli anni Novanta) possono essere una prospettiva interessante per chi non può (più) avere figli o per chi volesse cimentarsi nel ruolo di genitore prima di compiere il passo, ma il rischio alla base di questa tecnologia è quello di creare dei veri e propri bimbi usa e getta, traghettando così il concetto di gratificazione istantanea tipico dei social tradizionali verso i nuovi lidi del metaverso. Lidi che peraltro, almeno nella loro declinazione attuale, non sembrano proprio pensati intorno ai bambini.

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Una ricerca del Center for Countering Digital Hate ha scoperto ad esempio che già oggi VRChat, una popolare app di messaggistica in vr che si può scaricare dallo store del visore Oculus Quest di Meta, è colma di abusi, molestie, razzismo e contenuti pornografici. La app è certificata dai tredici anni in su ma al suo interno un adolescente può tranquillamente entrare in uno strip club o ricevere insulti e minacce di stupro.

 

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 Stesso Far West anche su Roblox, uno dei primissimi metaversi creato nel 2006 dove oggi giocano e interagiscono i due terzi di tutti i bambini statunitensi di età compresa tra i 9 e i 12 anni. Nell'universo di Roblox non solo è possibile che gli avatar si spoglino e simulino rapporti sessuali ma è capitato anche che una reporter della Bbc, fintasi tredicenne, venisse abbordata da adulti in cerca di una preda. Nel gergo di Roblox si chiamano condo games, sotto-spazi del metaverso dove gli avatar si radunano per praticare sesso virtuale.

 

Durano poco, il tempo che l'azienda li scopra e li smantelli. Ma ormai il danno è fatto, specie per chi, come i giovanissimi, si trova alle prese con un mondo tutto nuovo dove spesso basta girare l'angolo sbagliato per trovarsi di fronte ai peggiori orrori virtuali.

 

INTERAZIONE

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In attesa di una guida per genitori sul metaverso, Meta è al lavoro per consentire ai partecipanti di bloccare gli altri utenti e, nel tentativo di «apportare migliorie ai sistemi di sicurezza», sta anche studiando il modo in cui giovani e adulti interagiscono in questi spazi. Secondo il Wall Street Journal, le nuove tecnologie alla base del metaverso consentiranno infatti di raccogliere i dati degli utenti in modo ancor più dettagliato, studiandone ad esempio l'andatura, i movimenti oculari e persino le emozioni, portando così la profilazione verso un nuovo livello di invasività.

Metaverso 3

 

Insomma, nuova piattaforma vecchi problemi, e sembra che le aziende hi-tech abbiano imparato poco dagli errori commessi con la prima generazione di social media. La verifica anagrafica rimane imprecisa, inaffidabile e facilmente aggirabile e in più il metaverso, essendo per sua natura decentralizzato, offrirà ai big della Silicon Valley ancor meno potere di controllo e moderazione sui contenuti. Il solo Facebook gestisce tre milioni di richieste di moderazione ogni giorno. 

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Oltre ad aumentare la mole di lavoro per l'azienda, il metaverso, complice la realtà virtuale, renderà ancora più fisici e pervasivi i problemi legati all'hate speech, al cyberbullismo e alla pornografia, con effetti a lungo termine sulla psiche dei minori che richiederanno anni di studi prima di poter essere valutati appieno. Un'esperienza lontana dal paradiso per famiglie dipinto oggi da Big Tech dove far convivere i bambini, virtuali o reali che siano, potrebbe essere più complicato del previsto.