beau solomon

LA GIUSTIZIA SOTT'ACQUA - ''NON È STATO IL SENZATETTO MASSIMO GALIOTO A UCCIDERE LO STUDENTE AMERICANO BEAU SOLOMON'': LA SENTENZA RIBALTA TUTTO A TRE ANNI DALL'OMICIDIO DEL VENTENNE, SPINTO NEL FIUME A POCHI METRI DALL'ISOLA TIBERINA - LE ACCUSE DELLA FIDANZATA E LE TELECAMERE AVEVANO FATTO PENSARE CHE FOSSE STATO LUI. MA POI… - ''FESTEGGERÒ CON IL MIO CANE. SONO UN PUNKABBESTIA E RESTERÒ TALE'' - GLI ALTRI CLOCHARD CHE ERANO SULLA BANCHINA? IRRINTRACCIABILI

Michela Allegri e Adelaide Pierucci per ''Il Messaggero''

 

beau solomon

 

LA SENTENZA

 

Quelle quattro ore di camera di consiglio sono state le più lunghe della sua vita. Sulle spalle del clochard romano Massimo Galioto pesava una richiesta di condanna all'ergastolo, con l'accusa più pesante di tutte: omicidio. Per i pm, avrebbe ucciso lo studente americano Beau Solomon, spingendolo nel Tevere da una banchina vicina all'Isola Tiberina. Era il luglio di tre anni fa.

massimo galioto

 

Una ricostruzione, quella dei pm Nadia Plastina e Gennaro Varone, che non è stata accolta dai giudici della III Corte d'assise di Roma: Galioto è stato assolto per non avere commesso il fatto. Non è stato lui a uccidere Solomon, diciannovenne, che studiava alla John Cabot University e che era appena arrivato nella Capitale.

 

LA REAZIONE

massimo galioto come giocoliere

«Sono emozionato. Festeggerò insieme al mio cane. Il mio avvocato ha fatto un gran lavoro», ha detto Galioto, 44 anni, metà vita trascorsa da punkabbestia dormendo sotto ai ponti. Dopo avere passato cinque mesi in carcere, racconta che delle sue giornate non cambierebbe nulla. «Sono un punkabbestia e resterò tale. Farò la mia solita vita», ha detto ieri in aula, a pochi minuti di distanza dall'assoluzione. Dopo la sentenza non ha esultato e non ha sparso veleni: «Rancori? Nessuno. Nemmeno contro il colpevole, contro chi ha dato davvero la spinta a Salomon, a quel ragazzo americano. Non so chi sia stato. Non ho visto la scena. Prima o poi avrà rimorso, se ha un po' di coscienza».

 

Figlio di commercianti, Galioto, capelli rasta e anfibi ai piedi, ha un motto: «Sotto padrone mai e neanche sotto un tetto». Per un periodo si era improvvisato designer di papillon ricavati dalle camere d'aria delle biciclette. «Non volevo finire impiegato, o sottopagato, o sfruttato», ricorda. Una vita trascorsa in solitudine: «La mia famiglia? Non ce l'ho. Ho il mio cane». Nemmeno una parola sulla ex compagna, Alessia Pennacchioli, la sua principale accusatrice. Era stata lei a raccontare agli inquirenti di avere visto Galioto spingere il ragazzo nel Tevere.

BEAU SOLOMON TEVERE

 

LA RICOSTRUZIONE

Quella notte di tre anni fa il clochard stava dormendo insieme alla fidanzata e ad altri punkabbestia nella banchina sotto ponte Garibaldi. Per l'accusa, avrebbe avuto un violento litigio con Solomon, che era ubriaco. Gli avrebbe dato due calci e poi lo avrebbe spinto nel fiume. Poco prima avrebbe anche gridato: «Ti ammazzo». Una frase sentita da un testimone. Il clochard era stato arrestato il 7 luglio del 2016.

beau solomon

 

 

A incastrarlo, per l'accusa, i filmati delle telecamere di sorveglianza puntate sul lungotevere e le dichiarazioni della Pennacchioli, che aveva raccontato ai pm di avere visto il compagno discutere con il giovane, colpirlo con un calcio, lanciargli un sampietrino e farlo cadere in acqua. Contestazioni che il senzatetto ha sempre respinto con forza. Dopo cinque mesi, il gip aveva disposto la scarcerazione: le dichiarazioni della donna erano state giudicate «non sempre coerenti» e a tratti «lacunose».

 

beau solomon e gli accampamenti sul tevere

La Pennacchioli, affetta da forte miopia, «è solita indossare a correzione degli occhiali rotti», aveva anche sottolineato il gip. Una situazione che poteva averla portata a non avere percepito, «in condizioni di scarsa illuminazione e a diversi metri di distanza», e per giunta interrompendo «un breve sonno indotto dall'assunzione di psicofarmaci», la presenza di «più attori» sulla scena. Anche i fotogrammi del filmato agli atti dell'inchiesta non sono bastati per condannare Galioto: le immagini sono molto sfocate ed è impossibile riconoscere il viso della persona che ha spinto nel fiume ragazzo.

 

Soddisfatto per la sentenza, il difensore del senzatetto, l'avvocato Michele Vincelli: «Erano tutti colpevolisti. Volevano un capro espiatorio - ha commentato - Quel video era solo la prova che Salomon era stato spintonato, non che l'avesse spinto Galioto».

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